di Daris Giancarlini
Nell’attuale fase della politica italiana, a due mesi esatti dal voto, la parola-chiave di ogni confronto su eventuali maggioranze da formare per governare il Paese dovrebbe essere “responsabilità”.
Perché incombono importanti appuntamenti internazionali, perché il debito pubblico continua a essere una sorta di nodo scorsoio, e perché la rassicurante e decisiva presenza di Mario Draghi al vertice della Banca centrale europea non sarà eterna. Già queste tre problematiche dovrebbero bastare a piegare e condizionare qualsiasi ragionamento delle tre principali forze in campo a quella responsabilità nei confronti dei cittadini che fa scalare in secondo piano l’interesse di parte, per far primeggiare il bene comune, anche a costo di perdere consenso. È chiedere troppo, a una generazione politica che sembra mettere la maggior parte dell’impegno a far accrescere quel rancore sociale che il Censis ha ufficializzato come registro principale dell’Italia odierna? Intanto questi due mesi sono trascorsi a dire “no, tu no”: Di Maio lo dice a Berlusconi, Salvini lo oppone al Pd, che – a sua volta – loribadisce agli altri due (con qualche cedimento, dopo l’esplorazione del presidente della Camera, Roberto Fico). Si dice: chi si è insultato per anni, in maniera viscerale e persino violenta nel linguaggio, come può pensare di costruire un accordo per governare? Osservazione sacrosanta, ma che con la politica, la vera politica, ha poco a che fare. Perché comunisti e democristiani, nel dopoguerra, si insultavano senza ritegno, per non parlare delle aggressioni fisiche; ma i loro leader, quando si trattò di fare il bene degli italiani, trovarono più di un punto di convergenza. E così successe, almeno nella teoria, tra Moro e Berlinguer negli anni Settanta. I quali non si sognarono mai di denigrare a “inciucio” la parola “compromesso”, che è il sale, l’essenza della politica. Ed ebbero il coraggio di rischiare di perdere il consenso della propria base, pur di realizzare ciò che ritenevano giusto per garantire democrazia e libertà.
Riscoprire questo coraggio potrebbe essere decisivo, per sbloccare la situazione. Basta essere responsabili.