È nata una campagna internazionale che si chiama #JusticeForElaha e che chiede di dare voce e giustizia alle donne afgane. L’iniziativa prende il nome da Elaha Dilawarzai, una studentessa di medicina afgana che ha denunciato in un video clandestino il suo matrimonio forzato, gli abusi e le violenze subite. “Dopo aver pubblicato questo video, è possibile che nessuno mi veda più, potrei morire”, ha detto Elaha nel video apparso sui social il 30 agosto. “È meglio morire una volta che mille volte”. All’inizio di quest’anno, dice, un uomo di nome Qari Saeed Khosty, già portavoce del ministero degli Interni talebano, l’ha costretta a sposarsi. “Mi violentava ogni notte”, dice, piangendo.
“Ogni notte mi picchiava e mi torturava”. L’ha anche filmata durante atti sessuali, e ha minacciato di pubblicare i video. D’altra parte anche Tamana Paryani, ha filmato alcuni talebani che irrompevano nella sua casa per rapirla. La Payani è tra le organizzatrici delle manifestazioni delle donne. A loro andrebbe riconosciuto il Nobel della pace per lo straordinario coraggio con cui stanno difendendo i propri diritti. Alle sedi diplomatiche presenti a Kabul chiediamo di pretendere notizie precise circa Elaha Dilawarzai: dove si trova, come sta? E poi, è vero che in Afghanistan succede tutto quello che lei ha raccontato?