C’è stato un vero punto di rottura dieci anni fa.
Quando sono crollate le Borse mondiali e il mondo della finanza ha mostrato il volto della sua debolezza, dietro il paravento spavaldo della crescita dei numeri, senza radicamento reale. Gran parte delle persone nelle società occidentali si sono svegliate bruscamente da un’illusione.
Sono trascorsi due lustri, ma le ferite sanguinano ancora e gli effetti non sono solo economici. C’è un diffuso pessimismo tra i cittadini in molti Paesi. È dovuto al deterioramento delle condizioni di vita e dalla scarsa fiducia nelle risorse del sistema sociale in cui si è vissuti. Un’indagine del Pew Research Center confronta i dati di alcuni dei maggiori Paesi europei.
Sebbene in tanti Paesi il sistema economico si sia ripreso e ormai abbia raggiunto livelli superiori di quelli della crisi, la sensazione della maggioranza della popolazione è di difficoltà nel presente: questo avviene soprattutto in Grecia, in Spagna, in Italia, dove oltre il 70% dei cittadini sostiene di vivere in un contesto peggiore rispetto al passato, ma avviene anche in Francia o Giappone, dove il giudizio negativo supera il 50%. Ancora più drammatica è la percezione verso il futuro: qui sono coinvolti tutti i Paesi.
Infatti quando si chiede se gli attuali bambini godranno di una situazione economica migliore, i dati dicono che solamente il 19% degli italiani è d’accordo, come il 37% dei tedeschi, il 33% degli statunitensi o il 15% dei francesi. I risultati mostrano una scarsa e ampia sfiducia.
Questo è dovuto a una serie di reazioni che durante la crisi hanno voluto sostenere gli agenti finanziari, mentre il ceto medio ha pagato i costi più alti. Questo ha prodotto una maggiore distanza tra ricchi e poveri. Inoltre l’indagine evidenzia che una negativa visione delle future opportunità di sviluppo economico appare indicatore del radicamento populista.
Nella ricerca, infatti, l’opinione che l’attuale situazione sia disastrosa è ad esempio radicata tra gli elettori del Front national in Francia, di “Alleanza per la Germania”, di “Svezia democratica” (di estrema destra). I Paesi dove il pessimismo verso il futuro è maggiore sono quelli in cui le forze populiste raccolgono maggiori consensi, come avviene in Italia, Ungheria, Polonia. La loro proposta per l’economia è l’isolazionismo.
Secondo una formula molto semplice: i cattivi vengono da fuori. Però individuare un capro espiatorio non sempre risolve i problemi reali, anche se è un forte catalizzatore che attrae le simpatie di quelli che sono usciti sconfitti dalla crisi economica.
Andrea Casavecchia