Il 19 marzo, nel giorno che la Chiesa dedica a san Giuseppe – “sublime modello di paterna vigilanza”, come scriveva Leone XIII – si festeggiano tutti i papà. Spero che la festa sia un momento di riflessione su questa importante figura genitoriale, e non l’ennesima occasione commerciale per l’acquisto di regali. Chi è il padre oggi e quali sono i suoi compiti? Diceva Eduardo De Filippo, in una sua memorabile commedia, che il padre è quello che si sveglia di notte, quando il figlio ha la febbre, per vegliarlo e rimboccargli le coperte.
Il padre è quello – aggiungo che insegna al figlio ad andare in bicicletta, che lo segue con lo sguardo vigile, che c’è sempre quando serve. Essere padre, quindi, non è una semplice funzione biologica, non è trasmet- tere i propri caratteri fisici, perlomeno non è solo quello. Qualche giorno fa leggevo che lo studio di alcuni esperti in materia di relazioni genitori/figli concludeva che oggi i genitori sono più preoccupati di farsi amare dai loro figli che di educarli, più ansiosi di proteggerli che di sopportarne i conflitti.
Nel caso della figura paterna questo, secondo me, è ancora più vero. Oggi, mentre la madre ha mantenuto e a volte moltiplicato il proprio impegno e i propri compiti in famiglia, il padre si è ritirato, è come scomparso. Ecco, penso che molti problemi della gioventù di oggi siano dovuti a questa eclissi della figura paterna, al venir meno dell’autorità che rappresentava. Certo i tempi non sono più quelli di venti, trent’anni fa o addirittura quelli degli anni Sessanta, quelli della mia generazione, quando il padre era una figura davvero autorevole, tanto che bastava solo evocarlo perché noi figli ci comportassimo come voleva la mamma. La frase tipica che usava per farsi ubbidire era: “Stasera lo dico a tuo padre!”. Era sufficiente per incuterci quel timore reverenziale che di per sé aveva una sua funzione educativa.
Non sono più quei tempi, e certo non si può confrontare il modo di vivere di oggi con quello di allora. Basti pensare che oggi quasi tutte le madri lavorano anche loro, e i figli passano più tempo da soli; ma, come a quei tempi, la funzione dei padri dovrebbe essere quella di trasmettere esempi, ideali e passioni. Soprattutto esempi! Non dimenticherò mai gli insegnamenti di mio padre, un uomo semplice, operaio analfabeta che lavorava tutto il giorno e che parlava pochissimo, ma che ogni domenica mi portava a messa, e a san Giuseppe mi accompagnava a gustare il primo gelato della stagione.
Quest’anno, nel giorno della festa del papà lo ricorderò e lo ringrazierò per avermi trasmesso la fede e l’onestà come valore. Mangerò un gelato anche per lui, che mi guarda dal Cielo.
Antonio Russo
padre e insegnante