M’importa di te!

M’importa di te, ovvero: consuma il mondo, ma lasciane un po’ per gli altri

Vivere in armonia col mondo. Per vivere meglio noi, ma anche e soprattutto per far sì che le generazioni future, i nostri figli e i figli dei nostri figli possano godere della bellezza del creato e di tutte le risorse naturali. In un mondo che va di corsa, saper prendersi cura dell’ambiente circostante diventa di fondamentale importanza. Per farlo però occorre una assunzione di responsabilità da parte di tutti quanti noi. Non è solo una questione di rispetto dell’ambiente: vivere in armonia col mondo significa anche fare un uso consapevole dell’acqua, dell’energia elettrica, dei mezzi di trasporto e dei rifiuti. Saperli utilizzare al meglio, dove possibile riutilizzandoli, vuol dire costruire uno stile di vita che senza farci mancare niente di ciò che ci è necessario per la vita attuale, operi per la salvaguardia della “casa comune” chiamata Terra. Vivere in armonia col mondo, vuol dire avere la giusta impronta ecologica.

 

L’impronta ecologica

Di cosa si tratta?

L’impronta ecologica è un valore che calcola di quante risorse naturali l’uomo ha bisogno e le confronta con la capacità della Terra di rigenerare quelle risorse. Possiamo immaginarla come l’orma di un grande “piede” sulla sabbia bagnata: il segno più o meno ingombrante del nostro passaggio sul mondo. Per calcolarla si prendono in esame le abitudini di ciascuno in fatto di scelte alimentari, quantità di rifiuti prodotti, superficie di suolo occupato, abiti o altri beni acquistati, energia consumata, anidride carbonica emessa in atmosfera. Più l’impronta ecologica è alta, più la salute del Pianeta è a rischio: significa che mentre l’uomo non accenna a diminuire le sue richieste, la Terra fatica a “stargli dietro”, e non riesce a sostituire ciò che egli ha consumato.

Secondo i dati dell’ultimo “Living Planet Report 2012” rapporto pubblicato ogni due anni da WWF, Global Footprint Network, Zoological Society di Londra e Water Footprint Network, la biocapacità totale della Terra ammonta a 12 miliardi di Gha (ettaro globale)[1] cioè di 1,8 procapite, mentre l’impronta ecologica dell’umanità supera i 18 miliardi (2,7 procapite). In pratica l’impronta ecologica dell’umanità ha superato la biocapacità della Terra di oltre il 50%. In pratica, stiamo vivendo come se avessimo una terra e mezza a disposizione e prima del 2050 arriveremo a consumare come se ne avessimo due. Il nostro stile di vita medio dunque è al di sopra delle nostre possibilità.

La componente principale dell’impronta ecologica è l’impronta di carbonio (55%)

[1] Un ettaro globale (Gha) è un ettaro che indica la capacità media mondiale di produrre risorse e assorbire materiali di scarto, cioè il biossido di carbonio.

 

Come misurarla?

Esistono dei test che misurano la nostra impronta ecologica. Eccone alcuni :

Tes della fondazione EMI Enrico Mattei

Test WWF (in inglese)

Test per bambini di Focus Junior

 

 

L’impronta di Carbonio

 La Carbon Footprint (o impronta di carbonio) rappresenta la quantità di emissioni di gas ad effetto serra generate lungo il ciclo di vita di un prodotto/servizio. Espressa nell’unità di misura CO2eq, l’impronta di carbonio considera le emissioni complessive di tutte le fasi della vita del prodotto/servizio “dalla culla alla tomba”, rapportate al Global Warming Potential della CO2: la contabilità parte dalle fasi di approvvigionamento e trattamento delle sue materie prime costitutive, alla loro lavorazione e produzione del prodotto, ai trasporti fino al cliente, al suo utilizzo, allo smaltimento del prodotto a fine vita. Ecco alcuni link utili per conoscerla meglio e combatterla:

Alcuni modi per ridurre l’impronta di carbonio

Misura l’impronta di carbonio della tua casa

Consigli per un picnic ecologico

 

 

Lo zaino ecologico

Lo zaino ecologico è un indicatore per il clima, l’energia e l’ambiente per misurare il peso dei nostri consumi sull’ambiente. Se buttiamo via 1 kg di carta normalmente siamo portati a pensare che abbiamo buttato via solo quel kg di carta. In realtà buttiamo via molto di più perché dietro quella carta c’è un’industria cartiera, e ancora prima c’è un taglio di legno, l’utilizzo del carburante per il trasporto, dell’energia per il trattamento e la trasformazione, l’usura delle macchine, l’acqua e molto altro. Così come su chi indossa una T-shirt nera di cotone, gravano oltre 4.500 kg sulle spalle, come un elefante adulto. Poi ci sono altri costi, che si vanno a sommare, i cosiddetti flussi nascosti, cioè i materiali che non formano direttamente il bene o il servizio, ma che sono utilizzati indirettamente per poterli costruire o erogare. Ad esempio nella produzione di elettricità vi è un uso massiccio di acqua.

Tutto contribuisce al peso dello zaino: la pre-produzione, ossia la progettazione, la ricerca, lo sviluppo, la selezione e l’ acquisto delle materie prime, il trasporto e lo stoccaggio; la produzione, ossia la trasformazione dei materiali, l’assemblaggio e la finitura, la gestione e organizzazione aziendale; la distribuzione, ossia la logistica e vendita del prodotto; il consumo, ossia l’utilizzazione e impiego (anche come prodotto intermedio) e infine lo smaltimento, ossia la gestione del fine vita, riutilizzo, recupero, riciclaggio. Ma il materiale e l’energia utilizzata dall’esercizio commerciale per venderlo (la sua costruzione, manutenzione, riscaldamento e raffreddamento, ecc), l’energia e materiali necessari per utilizzare il prodotto stesso (elettricità o carburante, per esempio) e, infine, tutto ciò che è richiesto per il suo disassemblaggio, riciclo e smaltimento.

Lo zaino è misura in chilogrammi, ovvero il carico di natura che ogni prodotto o servizio si porta sulle “spalle” e si calcola sottraendo al peso dei materiali che abbiamo prelevato dalla natura per realizzare un prodotto o un servizio, il peso del prodotto stesso. Se si acquistano i prodotti che pesano un totale di 7 kg, l’attuale “Zaino ecologico” di questi prodotti può essere di quasi 60 kg. Una macchina di 1,6 tonnellate ha uno zaino di 70 tonnellate, mentre un CD ha uno zaino di circa 1,6 kg. Anche un download dal computer utilizza risorse, a causa dell’enorme quantità di materiale e energia utilizzati rispettivamente dal computer e da internet.

 

Il costo ecologico dei nostri oggetti 

Puntata di “Fratello rifiuto”, TV 2000 – Un educatore e scrittore, un vero luminare dell’ecologia, Michele Dotti fa luce sui segreti degli oggetti di uso comune

 

La CO2 nascosta

Puntata di Prometeo sull’impronta di Carbonio

 

Lo zaino ecologico

Breve estratto dallo spettacolo “Sogno e son desto” di Michele Dotti sullo zaino ecologico

da Laudato si’ nn. 228-232

Per una cultura della responsabilità e della solidarietà orizzontale (tutti gli uomini) e verticale (le generazioni future)

228. La cura per la natura è parte di uno stile di vita che implica capacità di vivere insieme e di comunione. Gesù ci ha ricordato che abbiamo Dio come nostro Padre comune e che questo ci rende fratelli. L’amore fraterno può solo essere gratuito, non può mai essere un compenso per ciò che un altro realizza, né un anticipo per quanto speriamo che faccia. Per questo è possibile amare i nemici. Questa stessa gratuità ci porta ad amare e accettare il vento, il sole o le nubi, benché non si sottomettano al nostro controllo. Per questo possiamo parlare di una fraternità universale.

229. Occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti. Già troppo a lungo siamo stati nel degrado morale, prendendoci gioco dell’etica, della bontà, della fede, dell’onestà, ed è arrivato il momento di riconoscere che questa allegra superficialità ci è servita a poco. Tale distruzione di ogni fondamento della vita sociale finisce col metterci l’uno contro l’altro per difendere i propri interessi, provoca il sorgere di nuove forme di violenza e crudeltà e impedisce lo sviluppo di una vera cultura della cura dell’ambiente.

230. L’esempio di santa Teresa di Lisieux ci invita alla pratica della piccola via dell’amore, a non perdere l’opportunità di una parola gentile, di un sorriso, di qualsiasi piccolo gesto che semini pace e amicizia. Un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo. Viceversa, il mondo del consumo esasperato è al tempo stesso il mondo del maltrattamento della vita in ogni sua forma.

231. L’amore, pieno di piccoli gesti di cura reciproca, è anche civile e politico, e si manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore. L’amore per la società e l’impegno per il bene comune sono una forma eminente di carità, che riguarda non solo le relazioni tra gli individui, ma anche «macro-relazioni, rapporti sociali, economici, politici».

Per questo la Chiesa ha proposto al mondo l’ideale di una «civiltà dell’amore».

L’amore sociale è la chiave di un autentico sviluppo: «Per rendere la società più umana, più degna della persona, occorre rivalutare l’amore nella vita sociale – a livello, politico, economico, culturale – facendone la norma costante e suprema dell’agire». In questo quadro, insieme all’importanza dei piccoli gesti quotidiani, l’amore sociale ci spinge a pensare a grandi strategie che arrestino efficacemente il degrado ambientale e incoraggino una cultura della cura che impregni tutta la società. Quando qualcuno riconosce la vocazione di Dio a intervenire insieme con gli altri in queste dinamiche sociali, deve ricordare che ciò fa parte della sua spiritualità, che è esercizio della carità, e che in tal modo matura e si santifica.

232. Non tutti sono chiamati a lavorare in maniera diretta nella politica, ma in seno alla società fiorisce una innumerevole varietà di associazioni che intervengono a favore del bene comune, difendendo l’ambiente naturale e urbano. Per esempio, si preoccupano di un luogo pubblico (un edificio, una fontana, un monumento abbandonato, un paesaggio, una piazza), per proteggere, risanare, migliorare o abbellire qualcosa che è di tutti. Intorno a loro si sviluppano o si recuperano legami e sorge un nuovo tessuto sociale locale. Così una comunità si libera dall’indifferenza consumistica. Questo vuol dire anche coltivare un’identità comune, una storia che si conserva e si trasmette.

In tal modo ci si prende cura del mondo e della qualità della vita dei più poveri, con un senso di solidarietà che è allo stesso tempo consapevolezza di abitare una casa comune che Dio ci ha affidato. Queste azioni comunitarie, quando esprimono un amore che si dona, possono trasformarsi in intense esperienze spirituali.

 

Teresa, 65 anni, guarda i suoi nipotini e si chiede che mondo avranno, che mondo gli lasceremo noi adulti. Sfogliando una rivista, ha trovato un test per misurare la cosiddetta “impronta ecologica” e ha scoperto …