Meno è di più

DOWNSIZING: AVERE MENO È AVERE DI PIÙ

Possedere una grande quantità di cose, non equivale a goderne. Anzi, il più delle volte ci troviamo a fare dei conti con delle cose magari acquistate soltanto per toglierci uno ‘sfizio’ e che in realtà ci servivano: un vestito che non abbiamo mai indossato, un oggetto che abbiamo comperato perché era di moda o perché ci aveva colpito ma poi che realmente non abbiamo mai utilizzato. Oppure ancora oggetti dai quali siamo legati a livello affettivo, ma che spesso e volentieri hanno finito per fare la fine del soprammobile.  Cose che oltre ad ingombrarci casa, a volte possono essere fonte di ansia o di stress e che sicuramente nel corso degli anni hanno inciso sul nostro portafogli.
Soprattutto, la sovrabbondanza toglie il gusto di apprezzare ciò che si possiede o l’attività che si svolge, riduce al minimo la bellezza di assaporarla sino in fondo: le cose, quando sono meno, se ne ha più cura, se ne è più grati, si gustano fino in fondo, apprezzandone anche i particolari.
La sfida è cominciata negli Stati Uniti, il paese consumistico per eccellenza, ma in poco tempo si è fatta breccia anche nel resto del mondo. La parola d’ordine è: “Basta schiavitù degli oggetti, ridimensionare il consumo”.

Lo chiamano “Downsizing” e si sintetizza in pochi semplici concetti.

•    Scegliere ciò che veramente ci è essenziale
•    Non privarci di nulla, ma utilizzare le cose in maniera che se ne possa godere al meglio
•    Utilizzare al meglio le risorse, quelle naturali e quelle che i tempi ci hanno messo a disposizione come gli elettrodomestici, la tecnologia, l’energia
•    Liberarsi dell’affanno, della corsa all’acquisto
•    Tornare ad apprezzare attività dimenticate, che possono occupare gli spazi lasciati liberi da ciò a cui riusciamo a rinunciare
•    Rispettare l’ambiente attraverso piccoli gesti

Perché abituandoci a vivere con meno possiamo essere più felici?

Luca Mercalli, divulgatore e climatologo, direttore della rivista Nimbus e collaboratore di Rai News, lo spiega in una intervista al portale viviconsapevole.it:

“Se guardiamo alla nostra società occidentale ci accorgiamo prima di tutto che è affetta da un’enorme quantità di sprechi, almeno il 30% di tutto ciò che facciamo e utilizziamo è spreco. Ci siamo abituati ad avere una bassa efficienza: quando le cose costavano di meno era più facile sprecare che occuparsi di usare al meglio le risorse. Oggi, in un momento di contrazione economica, tagliare lo spreco non significa ridurre la propria qualità di vita, significa soltanto avere un po’ di attenzioni e non rinunciare a nulla. Anzi, si comincia a guadagnare perché lo spreco si traduce in spreco di denaro. Ne guadagniamo noi e ne guadagna l’ambiente in termini di meno rifiuti, meno emissioni di gas a effetto serra.  Dopo l’abbattimento dello spreco viene una visione del mondo un po’ diversa: si vede chiaro che nei Paesi occidentali oltre un certo limite di crescita economica e di consumi, la felicità non cresce di conseguenza – filosofi e sociologi stanno studiando questo fenomeno da tempo. C’è in tutti noi una sorta di effetto saturazione e al di là della soddisfazione dei nostri bisogni fondamentali – che sono sacrosanti e inviolabili – quando si entra nel campo dei desideri si scopre che gran parte di essi sono indotti dalla pubblicità. I messaggi pubblicitari sono ingannevoli e ci dicono che saremo persone adeguate e che valgono nella società solo se acquisteremo il determinato profumo, vestito, automobile”.

Entro il 2017 saremo 7 miliardi e mezzo sulla terra e continueremo ad aumentare. Giustamente tutti avrebbero diritto di mangiare, di abitare in una casa confortevole e di godere dei diritti civili. Nel video la riflessione sul tema di Luca Mercalli su Rai News 24

 

VIVERE SENZA IL FRIGO PIENO

L’Italia spreca il 60% del cibo per colpa delle cattive abitudini. Lo spreco complessivo equivale a 15,5 miliardi l’anno, secondo quando emerge sulla base dei test “Diari di Famiglia” eseguiti dal Ministero dell’Ambiente con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna e con SWG, nell’ambito del progetto Reduce 2017. Per un maggiore approfondimento, i dati completi dell’indagine Diari di Famiglia sugli sprechi di cibo sono reperibili alla seguente pagina di “Eco delle città” 

Sullo stesso tema, un contributo di Luca Mercalli sul sito di Rai News

 

VIVERE CON MENO OGGETTI

La moda dell’acquisto sfrenato danneggia noi stessi, perché non utilizziamo gli oggetti al massimo delle loro possibilità o non li acquistiamo per niente e danneggia l’ambiente, perché siamo costretti a buttarli, magari senza avere la possibilità di riciclarli. In questo video, Luca Mercalli  spiega perché non acquistare jeans strappati

 

CONNETTERSI MENO, USARE MENO LA TECNOLOGIA

Si può rinunciare ad internet nella società attuale? Si può usare meno la tecnologia, intesa come smartphone e pc? Forse no, abituati come siamo ad utilizzare internet come soluzione di molti problemi e ad usare il nostro telefono per qualunque azione quotidiana. Ma certamente si può fare della rete un uso consapevole: per esempio – se non ci servono per lavoro – utilizzare meno i social network, prendersi più tempo per rispondere alle mail, ritagliarsi del tempo per riscoprire attività alternative che l’uso della rete ha contribuito a mettere da parte. E certamente si può fare in modo che gli strumenti di vita quotidiana, come computer e smartphone, non fagocitino la nostra vita. Sapevate per esempio che si può rinunciare alla rete ed ai social newtork attraverso…una app per smartphone? Questo articolo di Libero sulla Digital Detox spiega come.

Esistono però persone che sperimentano esperienze di offline completo. In questo articolo su il cartello, Tommaso Moreno racconta due settimane di disconnessione forzata a causa di un guasto.

Dalle pagine del Corriere della Sera e di TPI il racconto di due esperimenti condotti da classi delle scuole superiori, che hanno tentato di vivere 7 giorni senza connessione, tra disagi iniziali, sconfitte, ma anche la riscoperta della relazione senza mediazioni.

 

MENO RIFIUTI IN STRADA

Gettare i rifiuti in terra, oltre ad essere un’azione di profonda maleducazione, è uno sfregio all’ambiente, una mancanza di rispetto per il creato e di strade, vie e luoghi della natura dei quali invece potremmo godere appieno diversamente. La lotta contro i sacchi di rifiuti in terra è da sempre al centro delle nostre aziende di servizi così come al giorno d’oggi diventa di fondamentale importanza l’attuazione corretta della raccolta differenziata, così che i rifiuti possano essere accuratamente riciclati, dove possibile.

Il rifiuto più comune in assoluto sono le cicche di sigaretta. In questo video sul sito di Rai News, Luca Mercalli spiega perché non gettarle a terra

 

USARE MENO LE AUTOMOBILI

E’un concetto ben noto, ma vale sempre la pena ribadirlo: ridurre l’uso delle automobili aiuta a vivere meglio. Non solo perché fa bene al portafogli ma anche perché riduce le emissioni di inquinamento. Le alternative? I mezzi pubblici, ma non solo. Linda Maggiori, mamma di tre figlie e fondatrice del gruppo “Famiglie senza auto” racconta ad Huffington Post come la sua famiglia vive senza macchina dal 2011.

E se proprio non è possibile farne a meno, questo video di Anci – Emilia Romagna ci spiega come usarla meglio per ridurre sprechi ed emissioni inquinanti.

 

Fare di più con meno, per tutelare ambiente e salute occorre efficienza

(sezione a cura di Arpa Umbria)

Titolo: Walter Ganapini, Late lessons from early warnings (Terni, 18 Febbraio 2015)

Descrizione: I risultati del Progetto SENTIERI, finanziato dal ministero della Salute e coordinato dall’Istituto superiore di sanità, hanno dimostrato la relazione tra mortalità-morbosità ed esposizione all’inquinamento in alcune aree urbane in cui è pesante l’eredità dell’industrializzazione.
Cosa sappiamo dei rischi sanitari di origine ambientale cui è esposta la popolazione?
Walter Ganapini è un ambientalista, docente, scienziato e Membro Onorario del Comitato Scientifico dell’Agenzia Europea dell’Ambiente. Dal 2014 è Direttore Generale di Arpa Umbria.

 

 

E’ finita tra noi!

“Questa relazione non può più durare. E non dipende da me, ma da te!” Questo simpatico video (in inglese) della sezione Ambiente dell’ONU racconta come Sandra abbia deciso di abbandonare la plastica, per uno stile e una relazione più salutare.

 

 

Un oceano di plastica

La plastica. Un’invenzione eccezionale, ma un flagello per il pianeta. Ogni anno se ne producono 300 milioni di tonnellate, di cui gran parte non viene riciclata. Questo video del canale YouTube dell’ONU mostra i danni che essa causa a tutte le creature che dipendono dall’oceano per alimentarsi, dagli uccelli.. a noi.

 

L’atollo di Midway

L’Atollo di Midway è un’isola di 5,2 km² situato nella parte occidentale dell’arcipelago delle Hawaii, nell’Oceano Pacifico. Scoperto nel 1859, costituisce oggi un comprensorio geografico sotto il controllo degli Stati Uniti, a cui furono annessi nel 1867. La civiltà, quella che produce la “plastica” è lontana 3.200 km, eppure riesce a fare del male

 

Bag it

Come si può vivere senza plastica? Jeb Barrier ce lo dimostra nel suo documentario dal grande clamore mediatico, “Bag it” (USA, 2010).

 

Massimo, 39 anni, è tornato dal pellegrinaggio a Santiago de Compostela con la voglia di vivere in modo più semplice, dopo un mese in cui ha vissuto con le poche cose che si possono infilare nello zaino senza massacrarsi di fatica a portarle. Gli piacerebbe continuare a vivere così …

 

da Laudato si’ nn. 221-224

La cura della casa comune nasce dalla capacità di apprezzare e godere il poco, in sobrietà e umiltà

221. Diverse convinzioni della nostra fede, sviluppate all’inizio di questa Enciclica, aiutano ad arricchire il senso di tale conversione, come la consapevolezza che ogni creatura riflette qualcosa di Dio e ha un messaggio da trasmetterci, o la certezza che Cristo ha assunto in sé questo mondo materiale e ora, risorto, dimora nell’intimo di ogni essere, circondandolo con il suo affetto e penetrandolo con la sua luce. Come pure il riconoscere che Dio ha creato il mondo inscrivendo in esso un ordine e un dinamismo che l’essere umano non ha il diritto di ignorare. Quando leggiamo nel Vangelo che Gesù parla degli uccelli e dice che «nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio» (Lc 12,6), saremo capaci di maltrattarli e far loro del male? Invito tutti i cristiani a esplicitare questa dimensione della propria conversione, permettendo che la forza e la luce della grazia ricevuta si estendano anche alla relazione con le altre creature e con il mondo che li circonda, e susciti quella sublime fratellanza con tutto il creato che san Francesco d’Assisi visse in maniera così luminosa.

IV. GIOIA E PACE

222. La spiritualità cristiana propone un modo alternativo di intendere la qualità della vita, e incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo. È importante accogliere un antico insegnamento, presente in diverse tradizioni religiose, e anche nella Bibbia. Si tratta della convinzione che “meno è di più”. Infatti il costante cumulo di possibilità di consumare distrae il cuore e impedisce di apprezzare ogni cosa e ogni momento. Al contrario, rendersi presenti serenamente davanti ad ogni realtà, per quanto piccola possa essere, ci apre molte più possibilità di comprensione e di realizzazione personale. La spiritualità cristiana propone una crescita nella sobrietà e una capacità di godere con poco. È un ritorno alla semplicità che ci permette di fermarci a gustare le piccole cose, di ringraziare delle possibilità che offre la vita senza attaccarci a ciò che abbiamo né rattristarci per ciò che non possediamo. Questo richiede di evitare la dinamica del dominio e della mera accumulazione di piaceri.

223. La sobrietà, vissuta con libertà e consapevolezza, è liberante. Non è meno vita, non è bassa intensità, ma tutto il contrario. … La felicità richiede di saper limitare alcune necessità che ci stordiscono, restando così disponibili per le molteplici possibilità che offre la vita.

224. La sobrietà e l’umiltà non hanno goduto nell’ultimo secolo di una positiva considerazione. Quando però si indebolisce in modo generalizzato l’esercizio di qualche virtù nella vita personale e sociale, ciò finisce col provocare molteplici squilibri, anche ambientali. Per questo non basta più parlare solo dell’integrità degli ecosistemi. Bisogna avere il coraggio di parlare dell’integrità della vita umana, della necessità di promuovere e di coniugare tutti i grandi valori. La scomparsa dell’umiltà, in un essere umano eccessivamente entusiasmato dalla possibilità di dominare tutto senza alcun limite, può solo finire col nuocere alla società e all’ambiente. Non è facile maturare questa sana umiltà e una felice sobrietà se diventiamo autonomi, se escludiamo dalla nostra vita Dio e il nostro io ne occupa il posto, se crediamo che sia la nostra soggettività a determinare ciò che è bene e ciò che è male.