La raccolta delle venti Lettere pastorali che Mons. Cesare Pagani scrisse tra il 1973 ed il 1988, prima da vescovo di Città di Castello (1972-1981), poi da arcivescovo di Perugia-Città della Pieve (1981-1988), si presenta come il tentativo riuscito di rendere onore alla sua memoria.
Segno e traccia di viva testimonianza della fecondità dell’itinerario pastorale di Mons. Pagani, il libro, a cura di Isabella Farinelli, direttore dell’Archivio storico diocesano, raccoglie nella sezione “Saggi e Testimonianze” gli interventi di mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno, del prof. Giancarlo Pellegrini, docente di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Perugia, e di Mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve che rispettivamente hanno voluto dare contezza della sua azione pastorale, del suo impegno sociale e del suo ruolo nella nascita del Centro Regionale Umbro di Pastorale.
La pubblicazione, voluta dal comitato per le celebrazioni del 25° anniversario della morte di mons. Pagani presieduto da Mons. Paolo Giulietti, vicario generale dell’Archidiocesi, presenta una breve introduzione di quest’ultimo tesa a evidenziare il fertile contributo lasciato da Mons. Pagani e dal suo ministero caratterizzato dallo stretto rapporto “tra teoria testimonianza e azione, in un periodo storico segnato dalla faticosa recezione dell’ecclesiologia del Vaticano II”.
Autore: Isabella Farinelli (a cura di)
Anno di pubblicazione: 2013
Pagine: 427 pp.
Editore: Chiesa San Severo a Porta Sole – La Voce
Formato: 21 x 14 cm – Libro rilegato
ISBN: 978888913824
Così Mons. Giulietti scrive di Pagani: “egli ha mostrato nel suo modo di «fare il vescovo» – che molti ha conquistato e altri ha messo in crisi – la significatività delle parole scritte e pronunciate sulla nuova visione di Chiesa delineata dal Concilio. Il senso forte della Diocesi, la dignità e il ruolo del laicato, il primato della Parola, l’ansia per l’evangelizzazione nel confronto aperto con la civiltà contemporanea, sono contenuti fondamentali attingibili da ciò che Mons. Pagani ha dato alle stampe, ma altrettanto da ciò che egli ha fatto e ha incoraggiato altri a fare”.
Noto per il suo impegno sociale, Mons. Pagani, come si sa, fu molto vicino al mondo del lavoro ma anche a quello dei giovani, costituendo a Perugia la Consulta diocesana giovanile. Fin da giovane seminarista, coltivò la passione di evangelizzare il mondo del lavoro; non a caso troviamo nel suo stemma episcopale la “ruota dentata”, simbolo dell’attività lavorativa (uno dei tre elementi caratterizzanti l’emblema della Repubblica Italiana).
La raccolta dei suoi scritti, doveroso tributo alla memoria del suo pensiero e della sua azione, costituisce una preziosa opportunità per rileggerne l’impegno, come padre della fede, sul via del rinnovamento conciliare.
Come ebbe a dire nel 2013 Mons. Gualtiero Sigismondi: “rileggere con la memoria della gratitudine l’insegnamento magisteriale di mons. Cesare Pagani, lasciato in eredità a quanti hanno avuto la grazia di incontrarlo, significa impegnarsi a imitarne la fede, che lo ha portato a compiere una «sintesi progressiva tra configurazione a Cristo e dedizione alla Chiesa». A lui si addice l’antifona che la Liturgia ambrosiana ha coniato per la festa di san Carlo Borromeo: «Questi è il vero amico dei fratelli: il Signore gli ha dato la latitudine del cuore, come la sabbia sulla spiaggia del mare»”.
Mons. Cesare Pagani nacque a Dergano, periferia nord di Milano, il 10 maggio 1921, figlio di operai, Carlo Pagani e Adele Novati. Fin da seminarista coltivò la passione di evangelizzare il mondo del lavoro. Ordinato sacerdote dal beato card. Alfredo Ildefonso Schuster il 3 giugno 1944, “sotto le bombe” come diceva, l’anno dopo perdeva la madre, per uno spavento causato da uno scoppio.
Il suo primo incarico fu quello di vicerettore del Collegio Rotondi di Gorla, fino al bombardamento dell’ottobre 1944; poi ricevette la nomina di coadiutore a Milano nella chiesa parrocchiale di Santa Maria di Caravaggio. Già qui si dedicò con particolare impegno alla pastorale giovanile e sociale e al laicato cattolico.
L’11 giugno 1949 diventava coadiutore nella parrocchia di Saronno e assistente delle acli per tutta la plaga; l’8 ottobre 1952 veniva nominato assistente provinciale per le acli di Varese – dove si trasferì nel 1956. Nel 1958 è assistente diocesano della Gioventù femminile di Azione Cattolica.
Il 10 agosto 1961 l’arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, affida a don Cesare la creazione dell’Ufficio di Pastorale Sociale della diocesi; l’anno seguente nasceva il Cedim, Centro diocesano immigrati, che egli fu chiamato a dirigere. Il 21 giugno 1963 il cardinal Montini, legato a Pagani da una forte amicizia e consonanza di interessi, diventava Paolo VI. Nominato delegato vescovile ad interim per l’Azione Cattolica, l’anno successivo Pagani venne chiamato a Roma dal nuovo Papa come assistente centrale delle acli.
È il tempo del Concilio Vaticano II. Con la costituzione in sede CEI del nuovo ufficio centrale per la pastorale del lavoro, Cesare Pagani riceve da Paolo VI la nomina a vescovo di Città di Castello e Gubbio; è lo stesso pontefice a consacrarlo, in San Pietro, il 13 febbraio 1972. Tra le due diocesi egli si dividerà anche fisicamente alternandovi la residenza, finché, il 21 novembre 1981, il Papa Giovanni Paolo II lo invia alla sede perugina, vacante per la morte di Ferdinando Lambruschini.
Presidente della Conferenza Episcopale Umbra sin dal 26 maggio 1976, mons. Pagani diventa così arcivescovo di Perugia e vescovo di Città della Pieve, riunite nella sua persona finché non lo saranno anche per decreto nel 1986. In quello stesso anno, il 26 ottobre, Perugia ricevette la visita di Giovanni Paolo II, alla vigilia dello storico incontro interreligioso di Assisi. Una gioia e un ulteriore impegno che il presule avrebbe avuto tempo di vivere ancora per poco, prodigandosi senza risparmio fino alla morte, a soli 66 anni, il 12 marzo 1988. Il suo Testamento spirituale è una luminosa sintesi di tutta la sua vita.