Nel 1962 Rachel Carson, biologa marina americana scrisse il saggio Primavera silenziosa: trattava degli effetti sull’uomo e sull’ambiente dell’impiego degli antiparassitari in agricoltura. Il suo libro suscitò sin da subito aspre polemiche ma ebbe il merito, secondo l’attuale giudizio di molti, di dare inizio alla sensibilità pubblica sui problemi dell’ambiente. Il lavoro della Carson, insieme a quello di altri che si occuparono di ambiente ed ecologia, viene ricordato in un recente saggio di Carlo Bozza, Breve viaggio alle origini dell’ecologia contemporanea (Edizioni scientifiche italiane 2013), nel quale l’autore riassume il cammino percorso “in circa quarant’anni sulla via della soluzione dei tanti problemi, vecchi e nuovi, che in questo campo affliggono l’umanità”. Non si prefigge di essere esaustivo, ma sicuramente riesce a fare un quadro più che sintetico di cosa si intende per ecologia e quanto è stato fatto nel campo, ma ci costringe anche a porci tanti interrogativi. Bozza, ingegnere elettrotecnico (si è laureato nel 1963), tra l’autunno del 1974 e l’estate del 1976 trasmise alla Radio terzo programma Rai una serie di conversazioni sul tema dell’ecologia che non furono mai pubblicate. Senza pretendere di scrivere una storia dell’ecologia contemporanea, Bozza riprende in mano i suoi vecchi scritti aggiungendo degli ampi commenti ed approfondimenti. Il volume contiene anche delle foto significative realizzate dall’autore sulle varie forme di inquinamento. In un’appendice in fondo al testo è posta una breve biografia di alcuni personaggi citati nel corso del saggio e la cronologia di alcuni dei principali eventi. Segue bibliografia.
Ma torniamo alla Carson: l’autore nella prima parte del volume ricorda come grazie alla sua pubblicazione da quel momento, per la prima volta, l’opinione pubblica si rese conto dell’importanza del problema ecologia. Il suo libro ispirò negli anni ricerche che indussero a importanti mutamenti nelle politiche del Paese americano e nel mondo. Il 1970 venne proclamato dalle Organizzazioni internazionali facenti capo alle Nazioni Unite l’Anno della natura. Si cominciò a capire che una vasta gamma di fenomeni provocati dall’uomo stava conducendo a conseguenze pericolose. Si cercò così di passare ai rimedi. Dal 1974 il numero di pubblicazioni sul tema ecologia si moltiplicarono. Ma – secondo Bozza – un altro evento, accaduto ben dieci anni prima, nel 1952, cominciò a sensibilizzare le autorità sul problema smog – ambiente, che non era comunque sconosciuto. Il 5 dicembre del 1952 Londra si ritrovò completamente sommersa dallo smog: la visibilità, a causa del fumo del carbone che si levava dai comignoli, mischiandosi alla nebbia, era ridotta a zero, il traffico era in tilt, per le strade non girava nessuno, numerosissimi i ricoveri e i decessi.
Nel 1956 il Parlamento approvò il Clean air act (Atto per l’aria pulita), già promulgato nel 1951, che nel giro di qualche anno permise di eliminare lo smog. Via via altri Paesi si interessarono ai diversi tipi di inquinamento aprendo la strada al problema globale dell’ambiente. Si passò “dall’ignoranza pressoché completa – scrive Bozza – ad una presa di coscienza del fenomeno dell’inquinamento e ad una precisa nozione del problema dell’ambiente”. Nel 1967 alle Nazioni Unite si svolse, su proposta della Svezia, una Conferenza mondiale sull’ambiente umano. Nel 1968 si fondò il Club di Roma “un circolo di studiosi concepito dall’italiano Aurelio Pecci per produrre una sintesi del problema”. I problemi nel mondo erano numerosi: Bozza nei vari capitoli, corrispondenti ad altrettante conversazioni in Radio, approfondisce quelli relativi agli incidenti petroliferi (per esempio in Alaska), parlando poi delle alternative al petrolio, dell’inquinamento dell’aria, delle acque, soprattutto da mercurio, l’inquinamento dei Grandi Laghi in America, i rifiuti, la fame nel mondo, la pericolosità dell’amianto, lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Si occupa anche dei problemi della nostra penisola, in particolare della distruzione della natura negli angoli ancora immuni dall’impronta dell’uomo (i parchi) per denunciare l’urbanizzazione speculativa. Secondo Antonio Cederna, scrittore, giornalista, ambientalista, (1921 – 1996) – scrive Bozza – l’Italia è uno dei paesi più arretrati per quanto concerne la salvaguardia del suolo in riguardo al benessere collettivo. L’esempio più calzante sono le alluvioni, di cui sembriamo detenere il primato”. L’elenco sarebbe ancora lungo. Le cose da dire sarebbero tante. Come va a finire? Conviene leggere il libro.
Carlo Bozza, Breve viaggio alle origini dell’ecologia contemporanea, Edizioni scientifiche italiane, euro 22