Una importante istituzione culturale italiana ha scelto “rispetto” come “parola dell’anno” per il 2024. Non so bene come nasca questa idea. Ma mi piace, se, come credo, si riferisce a quel rispetto reciproco che è doveroso fra tutti, vicini e lontani, conosciuti e sconosciuti, uguali e diversi. Evitare, spontaneamente e di buon grado, di far danni agli altri, e anche semplicemente di recare offesa o disturbo senza una seria ragione. Inteso così, il rispetto è il surrogato laico – più facile da praticare dell’evangelico amore del prossimo, che a volte può chiedere un certo eroismo. Ma in fondo coincide con un altro precetto evangelico: non fare ad altri quello che non vorresti fosse fatto a te, tratta gli altri come vorresti che trattassero te.
Non è solo un modo di renderci la vita più gradevole vicendevolmente; è l’indispensabile preliminare di una società pacifica e bene ordinata. In genere si crede che quello che serve alla società è la legge che tutti sono costretti ad osservare perché a costringerli ci sono la forza pubblica, i tribunali e le prigioni. Ma chi studia questi problemi sa che nessuna legge è veramente efficace, se non è accettata e obbedita spontaneamente dalla stragrande maggioranza della popolazione; se il numero dei trasgressori supera una certa soglia la forza pubblica anche volendo non ce la fa più (pensiamo alle nostre città invase da macchine parcheggiate in divieto di sosta, e a tutti i lavoratori autonomi che si fanno pagare in nero). Ma non basta.
Il comando della legge attecchisce nell’animo del cittadino, se trova (come nella parabola del seminatore) il terreno fertile di una coscienza già educata al rispetto (eccolo!) dei bisogni degli altri, dei loro desideri, dei loro diritti. Chi, invece, è educato a privilegiare sempre il proprio interesse egoistico, e tanto peggio per gli altri, anzi se ne compiace e se ne vanta perché si sente più furbo e più forte, quello non cambierà atteggiamento solo perché c’è una legge dello Stato che glielo richiede; anzi sarà ancora più contento perché gli altri (quelli che non sono furbi come lui) obbediranno e lui potrà sfruttare ancora meglio la situazione. Ecco perché mi pare giusta l’idea di celebrare, sia pure simbolicamente, il valore del rispetto reciproco fra gli esseri umani.