“Nell’ambito dei legami familiari – ha detto Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì – la malattia delle persone cui vogliamo bene è patita con un ‘di più’ di sofferenza e di angoscia. È l’amore che ci fa sentire questo ‘di più’.
Tante volte, per un padre e una madre è più difficile sopportare il male di un figlio, di una figlia, che non il proprio. La famiglia, possiamo dire, è stata da sempre l’‘ospedale’ più vicino. Ancora oggi, in tante parti del mondo, l’ospedale è un privilegio per pochi, e spesso è lontano. Sono la mamma, il papà, i fratelli, le sorelle, le nonne che garantiscono le cure e aiutano a guarire”.
Nel ricordare le molte pagine dei Vangeli che descrivono l’incontro di Gesù con i malati, Francesco ha rimarcato che “Gesù non si è mai sottratto alla loro cura. Non è mai passato oltre, non ha mai voltato la faccia da un’altra parte. E quando un padre o una madre, oppure anche semplicemente persone amiche gli portavano davanti un malato perché lo toccasse e lo guarisse, non metteva tempo in mezzo. La guarigione veniva prima della legge, anche di quella così sacra come il riposo del sabato. I Dottori della legge rimproveravano Gesù perché guariva il sabato, faceva il bene il sabato… ma l’amore di Gesù era dare la salute, fare il bene. E questo è al primo posto, sempre!”.
“Ecco – ha proseguito Bergoglio – il compito della Chiesa! Aiutare i malati, non perdersi in chiacchiere. Aiutare sempre, consolare, sollevare, essere vicino ai malati: è questo il compito. La Chiesa invita alla preghiera continua per i propri cari colpiti dal male. La preghiera per i malati non deve mai mancare. Anzi, dobbiamo pregare di più, sia personalmente sia in comunità”.
Di fronte alla malattia, “anche in famiglia sorgono difficoltà, a causa della debolezza umana. Ma, in genere, il tempo della malattia fa crescere la forza dei legami familiari. E penso a quanto è importante educare i figli fin da piccoli alla solidarietà nel tempo della malattia. Un’educazione che tiene al riparo dalla sensibilità per la malattia umana, inaridisce il cuore. E fa sì che i ragazzi siano ‘anestetizzati’ verso la sofferenza altrui, incapaci di confrontarsi con la sofferenza e di vivere l’esperienza del limite”.
Quante volte – ha detto il Papa – vediamo arrivare a lavoro “un uomo, una donna con una faccia stanca” perché ha dovuto accudire durante la notte un figlio, uno dei suoi cari e nonostante la stanchezza, “la giornata continua con il lavoro”. “Queste cose sono eroiche!”. È l’“eroicità delle famiglie. Eroicità nascoste” che si vivono “quando uno è ammalato, quando il papà, la mamma, il figlio, la figlia… E si fanno con tenerezza e con coraggio”.
“La comunità cristiana – ha concluso Francesco – sa bene che la famiglia, nella prova della malattia, non va lasciata sola. E dobbiamo dire grazie al Signore per quelle belle esperienze di fraternità ecclesiale che aiutano le famiglie ad attraversare il difficile momento del dolore e della sofferenza. Questa vicinanza cristiana, da famiglia a famiglia, è un vero tesoro per la parrocchia. Un tesoro di sapienza che aiuta le famiglie nei momenti difficili e fa capire il regno di Dio meglio di tanti discorsi! Sono carezze di Dio”.