Con una puntualità scandita dal ritmo dei secoli ritorna la “Festa dei ceri”, suggestiva manifestazione folkloristico-tradizionale che il 15 maggio di ogni anno, con un cerimoniale e riti singolari e coinvolgenti, vede un popolo intero mobilitarsi per rinnovare un atto di omaggio e di devozione al proprio patrono sant’Ubaldo.
Studiosi e storici sono ormai d’accordo: da Anita Seppilli e Piero Luigi Menichetti, da Fernando Costantini a Pio Cenci e quanti hanno dedicato fatiche ed analisi ad uno degli appuntamenti più celebri del folklore internazionale è arrivata quella conferma che per ogni eugubino è una certezza.
La “Festa dei ceri” ripropone nei secoli, aggiornata nei tempi e nelle forme, quel pellegrinaggio che il 15 maggio 1160 vide i cittadini eugubini salire, con i “ceri” in mano alla Cattedrale quasi a voler percepire gli ultimi respiri del Vescovo morente.
È da allora che a metà di maggio il popolo di Gubbio attinge al suo più nobile patrimonio per rinnovare un gesto di amore, di devozione, di gratitudine.
I “ceri” hanno assunto “forme” monumentali (prezioso in merito lo studio dell’ing. Mario e dell’arch. Paolo Belardi), non molto dissimili da quelle apparse fin dal 1380, secondo un documento divulgato a suo tempo da mons. Pio Cenci, sulla scia di un “aggiornamento” che non ha snaturato più di tanto la sostanza. Quella sostanza che don Giuliano Salciarini, cappellano dell’Università dei muratori scalpellini ed arti congeneri, depositaria della “Festa”, ha vigorosamente richiamato come testimonianza da consegnare alla prima edizione del terzo millennio.
Per la travolgente manifestazione tutto è ormai pronto: Luigi Belardi ed Alessandro Piermattei hanno preso confidenza con il ruolo di Primo e Secondo capitano, Luigi Moretti, Piero Angelo Radicchi e Raffaele Pellegrini capodieci rispettivamente dei ceri di S. Ubaldo, S. Giorgio e S.Antonio, sono figure popolari e rispettate.
Il 15 maggio, atteso e desiderato, comincia prestissimo: i “Tamburini” svegliano, si fa per dire, alle ore 5.00 un città già desta. E’ l’inizio di cerimonie consolidate dai secoli. La Messa alle ore 8.00 presso la chiesina dei muratori, la nomina dei capitani del 2003, le sfilate dei ceraioli con le loro policrome divise (giallo per S. Ubaldo, azzurro per S. Giorgio e nero per S. Antonio), l’ “alzata” in piazza Grande (ore 11.00), la “mostra” per le vie della città, la processione con la Statua di S. Ubaldo guidata dal Vescovo (uscita dalla Cattedrale alle ore 17.00), la benedizione in cima alla “calata dei Neri”.
È il momento culminante, l’avvio di quella corsa ansiosa e mozzafiato che si placherà soltanto ai piedi dell’urna di S. Ubaldo sul Monte Ingino tra “via ch’eccoli”, applausi, urla di ammirazione e, qualche volta, di paura.