Liberata dagli equivoci dei quali l’aveva caricata la religione ebraica, recuperata al suo autentico valore, di sostegno ai poveri e di allenamento della volontà, solo a qualche decennio di distanza dagli inizi riprese vigore nell’esperienza di Chiesa la pratica del digiuno. Che ben presto divenne talmente importante da identificare il credente, distinguendolo dal non credente. Nel Medioevo, oltre che in particolari circostanze (giornate di preghiera e penitenza indette in occasioni di carestie, ecc.), si digiunava per tutto l’Avvento e la Quaresima, e nelle altre settimane dell’anno il mercoledì e il giovedì ‘Digiuno’: un solo pasto al giorno, dopo le 15, niente carne, pesce, latte, latticini, uova, olio, vino, e scusate se è poco. Così Dag Tessore in ‘Il digiuno’, ed. Città Nuova. Poi il rigore si attenuò, a partire dal Rinascimento, ma ancora cent’anni fa, per tutta la Quaresima, il venerdì e in altri particolari giorni la disciplina ecclesiastica prevedeva l’astensione da carne, uova e latticini. Ed eccoci a noi, le generazioni del colesterolo, sempre incerte tra anoressia e bulimia. Tessore, constatato che ‘Non digiuniamo più’, si chiede: ma è saggio farlo? Decidessimo di farlo, attiveremmo la molteplicità dei significati che il digiuno ha assunto nei secoli: accanto ai due iniziali (aiuto dei poveri e allenamento della volontà), il digiuno è stato segno di compartecipazione alla passione di Cristo, epicentro di tutta la disciplina mentale, antidoto contro le troppe dipendenze che appesantiscono la vita, purificazione dell’organismo. È saggio recuperare questa prassi, nella totalità delle sue motivazioni? Sicuramente sì. Quando era ancora cardinale, Ratzinger scriveva: ‘Digiunare significa accettare un elemento essenziale della vita cristiana. Occorre recuperare l’aspetto corporale della fede: l’astensione dal cibo è uno di questi aspetti. Dobbiamo guardare come ad un esempio ai fratelli delle Chiese ortodosse d’Oriente, grandi maestre – anche oggi – di ascetismo cristiano.’ È possibile? Chi comincia? I neocatecumenali, il RnS o l’Azione cattolica? O certi frati epuloni? Io penso a quanto ne guadagnerebbe, dal recupero di una prassi seria di digiuno, la vita mia. Come uomo, la rigorosa scansione del tempo, su base annua e settimanale, mi aiuterebbe ad evitare l’esperienza debilitante di una vita come meccanico accumulo di giorni. Come credente il languor di stomaco potrebbe ricordarmi il vero senso della vita feriale, quando latita il titolare dell’operazione (lo ‘spirito vigile’). Come prete potrei farcela ad uscire dalla logica minimale, tipo Mc Donalds, della ‘messetta quotidiana + breviario quando ci scappa, ’10’. Come diabetico alimentare” beh!, i medici dicono che il diabetico è un gran bugiardo: con se stesso, innanzitutto. Meglio sorvolare.
‘ e il digiuno nostro
AUTORE:
Angelo M. Fanucci