Domenica 5 ottobre mons. Gualtiero Sigismondi, nuovo vescovo di Foligno, ha assunto il possesso canonico della sua diocesi.
Un piccolo corteo lo ha accompagnato, partendo alle ore 15 da Perugia: l’arcivescovo metropolita mons. Giuseppe Chiaretti, il presidente del Capitolo della cattedrale mons. Fausto Sciurpa e alcuni collaboratori di curia; altri sacerdoti, religiosi e laici seguivano a bordo di un pullman. In pochi minuti, le due vetture di rappresentanza hanno raggiunto Ospedalicchio, la cittadina dove don Gualtiero è vissuto fino a pochi giorni fa e dove lo attendevano, insieme al parroco don Claudio Schioppa, i familiari e molti parrocchiani. Una breve, silenziosa sosta davanti al tabernacolo; poi di nuovo in cammino, fino alla prima comunità della diocesi di Foligno, Santa Lucia in Capitan Loreto. Qui a centinaia erano già in attesa del loro nuovo vescovo; a fare gli onori di casa, il vicario generale mons. Giuseppe Bertini, il sindaco di Spello Sandro Vitali, il parroco e altri sacerdoti. Mons. Sigismondi ha voluto salutare i presenti, ringraziandoli per la calorosa accoglienza e chiedendo loro di accompagnarlo con la preghiera.
Nel viaggio verso la cattedrale, la tappa successiva era l’Opera pia “Bartolomei Castori”, ormai alla periferia di Foligno. Il giovane Vescovo si è intrattenuto a lungo con le anziane, passando di stanza in stanza, accarezzando volti e mani, senza dimenticare medici, infermieri e assistenti. L’ingresso in città è avvenuto nella chiesa santuario della Madonna del Pianto, cara a tutti i folignati; nell’edificio, già gremito, il Vescovo si è raccolto in preghiera, affidando alla Madre di Dio, in particolare, la causa delle vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata.
Sulla piazza antistante, i giovani della diocesi, con moltissimi scout, hanno accolto il pastore secondo il loro stile pittoresco; mons. Sigismondi, gesto simbolico, è stato fatto transitare attraverso alcune porte di cartone, recanti citazioni dal Vangelo di Giovanni: “Chi entra per la porta, è il pastore delle pecore”. Stando al gioco, il presule ha definito loro stessi “porta della speranza”. Poi, finalmente, il cuore di Foligno, piazza della Repubblica. Dopo lo scambio di saluti con il sindaco Manlio Marini, la presidente della Regione Maria Rita Lorenzetti e autorità civili e militari, gli alfieri e i tamburini della Quintana hanno aperto la processione d’ingresso in cattedrale.
Varcando gli stipiti dell’antico tempio, il vescovo Gualtiero ha baciato il Crocifisso, poi si è avviato aspergendo i fedeli con l’acqua lustrale. Nel duomo affollatissimo, commovente abbraccio con i vescovi emeriti Arduino e Giovanni; lunghi applausi hanno accompagnato il nuovo Vescovo all’altare. All’inizio della santa messa, sotto il baldacchino edificato sulla tomba del patrono san Feliciano, copia in scala di quello esistente in Vaticano, mons. Sigismondi ha presentato la lettera apostolica di Benedetto XVI che, il 3 luglio, lo ha nominato vescovo. Con quel gesto ha assunto il possesso canonico della diocesi; subito mons. Bertoldo gli ha consegnato il pastorale, con parole di vero padre: “Ti affido la Chiesa di Foligno; so che sei capace di ben guidarla”.
Hanno concelebrato la messa pontificale gli arcivescovi Chiaretti di Perugia, Betori di Firenze, Buoncristiani di Siena e i vescovi Sorrentino di Assisi e Ceccobelli di Gubbio, oltre a un centinaio di sacerdoti. Il rito, solenne e sobrio allo stesso tempo, prevedeva il gesto dell’obbedienza da parte di trenta persone: sacerdoti, religiosi e laici, che si sono portati alla cattedra per abbracciare il nuovo pastore.
Nel presiedere il sacro rito, mons. Sigismondi si è mosso con grande dignità, pur lasciando trasparire la comprensibile emozione. Coro e orchestra hanno sottolineato i vari momenti della liturgia, eseguendo anche l’inno del Sinodo di Perugia, le cui parole mons. Sigismondi scrisse ispirandosi al magistero ecclesiale di mons. Cesare Pagani. Dopo il saluto di mons. Bertini, che ha presentato al nuovo Vescovo la diocesi in accenti cordiali quanto concreti, mons. Gualtiero ha concluso la solenne celebrazione ringraziando lo stesso vicario generale, i vescovi, le autorità e tutti i presenti, in specie mons. Chiaretti, “che mi ha condotto qui ‘ ha detto ‘ tenendomi quasi per mano”. Poi, mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno, ha impartito la prima solenne benedizione alla sua Chiesa.
Ingresso dalla “porta della speranza”: i giovani del Sinodo
Domenica 5 ottobre un caloroso e colorato saluto per mons. Gualtiero Sigismondi è stato realizzato dai circa 300 ragazzi, rappresentanti delle diverse realtà ecclesiali, in piazza Garibaldi, con il supporto del servizio diocesano per la Pastorale giovanile. “A Foligno, come ben sapete, ci sono varie porte – ha detto il Vescovo -: porta Firenze, porta Todi, porta Romana, porta Ancona e porta San Felicianetto. Ce n’è però un’altra: porta di speranza, ed è questa, cioè voi giovani!”. Ha poi parlato del Sinodo dei giovani che è un “traguardo raggiunto” e, “di fatto, una linea di partenza, che ci impegna a camminare insieme seguendo il Signore. Faccio mio il saluto rivoltovi da Papa Benedetto XVI a conclusione del Sinodo diocesano: ‘Cari giovani, come ai primi discepoli, Gesù rivolge anche a voi l’invito ad essere suoi amici. Se rispondete con gioia a questo appello, sarete seminatori di speranza nel cuore dei vostri coetanei'”.
Del Sinodo dei giovani ha parlato Irene Palazzi, già presidente della Commissione sinodale cultura, scuola, università, ricordando come sia stata ‘un’esperienza di ascolto e condivisione unica”vissuta in un ‘alternasi di sensazioni, di strade buie e luminose, scoscese e piane”‘. In esso, ha aggiunto, “noi giovani siamo diventati consapevoli delle nostre potenzialità, dei nostri bisogni e del fatto che non siamo soli ma possiamo contare sulla Chiesa, che non è perfetta ma ha voglia di guidarci e di camminare con noi. Oggi noi giovani della diocesi di Foligno vogliamo continuare a camminare nella Chiesa e con la Chiesa. Cerchiamo in essa una guida che ci aiuti ad accogliere l’invito di Gesù ad essere suoi amici e seminatori di speranza tra i nostri coetanei. Per questo le chiediamo di camminare insieme, al nostro fianco, e di guidarci in un atteggiamento di ascolto ed attenzione, per aiutarci ad essere protagonisti della nostra vita e della vita della comunità”.
Il saluto del neo Vescovo alle autorità e la presa di possesso canonica della diocesi
“Senza paura, senza calcoli, e senza misura. Mi dispongo a vivere la stagione della vendemmia col cuore colmo di gratitudine nei riguardi di mons. Arduino Bertoldo e di mons. Giovanni Benedetti che hanno sempre agito ‘con intelligenza d’amore'”, ha detto mons. Sigismondi nel prendere ufficialmente possesso della diocesi di Foligno il 5 ottobre. “Senza paura, senza calcoli e senza misura – ha aggiunto -: questo è l’atteggiamento di fondo, anzi, l’intenzione profonda con cui faccio ingresso in questa antichissima diocesi, richiamando da subito l’attenzione di tutti su due importanti e imprescindibili orientamenti pastorali: la preghiera è la condizione della concordia; la cura della vita interiore è la prima attività missionaria”.
Mons. Sigismondi ha poi tracciato l’identikit del suo nuovo ministero: “Oltre a tessere la trama della comunione nell’ordito della comunità ecclesiale, il vescovo è impegnato a promuovere l’universale chiamata alla santità, di cui deve essere l’infaticabile sostenitore. La vita pastorale si ridurrebbe ad una serie di iniziative prive d’iniziativa, se venisse a mancare la tensione verso la ‘misura alta’ della santità”. Riallacciandosi quindi al contemporaneo Sinodo dei vescovi (vedi pag. 9 di questo giornale), mons. Sigismondi ha ribadito “la necessità e l’importanza di mantenere un contatto continuo con le Scritture è impegno che riguarda in primis il vescovo, chiamato ad essere condiscepolo della stessa scuola… Annunciare la Parola ‘con grandezza d’animo e dottrina’ (cfr. 2Tm 4,2), cioè con l’autorità e l’autorevolezza che nascono dalla testimonianza: questa è la missione a cui sono chiamato e per la quale sono inviato in mezzo a voi”.
Infine, con un’immagine destinata a restare impressa nell’uditorio, ha definito la Chiesa come “un edificio antisismico”. Perché? La Chiesa ‘è antisismica perché Dio stesso ne è l’architetto e il costruttore, che la edifica come tempio dello Spirito attorno alla mensa eucaristica. È antisismica perché la dimensione umana e quella divina della Chiesa sono saldamente unite, alla stessa stregua del piano orizzontale e di quello verticale di ogni struttura. È antisismica perché la connessione tra Cristo, pietra angolare, e noi, pietre vive, è assicurata dal fondamento apostolico: tra Cristo ed i fedeli battezzati la saldatura è garantita dalla successione apostolica. È antisismica perché la Vergine Maria è la fortezza incrollabile della Chiesa.
In precedenza, il neo vescovo di Foligno aveva riflettuto su un’altra struttura, quella sociale. Rivolgendosi alle autorità all’esterno della cattedrale, nel suo discorso di saluto, aveva affermato: “La partecipazione alla vita politica è un servizio primario e importante, ed è una forma eminente di carità verso il prossimo. La Chiesa, memore dell’insegnamento dell’apostolo Pietro – ‘Siate sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore’ (1Pt 2,13)-, nutre e trasmette un grande apprezzamento per la funzione pubblica e prega per i suoi rappresentanti chiedendo a Dio di ‘illuminare la loro mente e il loro cuore, affinché cerchino il bene comune nella vera libertà e nella vera pace’. Questa piazza, in cui si affacciano la cattedrale e il municipio, è simbolo reale di questo necessario e prezioso incontro. Quanto questo incontro sia fecondo lo si è sperimentato in occasione del sisma che ha colpito duramente questa città e l’intero territorio’. E ‘in questa piazza presento le mie credenziali di ‘seminatore di speranza’, cioè testimone del Dio di Gesù Cristo”.