L’evangelista Marco, anche questa volta, introduce il racconto con una locuzione che indica il cambio di orizzonte geografico, non presente nel testo liturgico: “Partito di là, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano” (Mc 10,1). Ogni cambiamento geografico sembra essere anche un cambio tematico. Dalle periferie della “Galilea delle genti” al “cuore pulsante” della fede dei figli di Abramo.
Gesù va verso Gerusalemme
Gesù ora procede decisamente verso Gerusalemme, nella regione della Giudea, la terra dove si rende visibile l’identità del popolo d’Israele. Il Tempio con le solenni liturgie del sacrificio, il rito annuale dell’accesso del Sommo Sacerdote nel luogo più inaccessibile, il Santo dei Santi. E ancora, la presenza delle scuole rabbiniche, dei farisei, dei sacerdoti e di tutto l’apparato liturgico cultuale, che rendeva “tempio” l’intera città di Gerusalemme.
Gesù si trova a dover rispondere ai farisei
Gesù, nei testi evangelici delle domeniche precedenti, aveva abbandonato la folla e aveva dedicato il suo insegnamento ai discepoli. Ora si trova davanti ancora una volta molta gente: “La folla accorse di nuovo” (10,1). Si ritrova costretto a rispondere ancora ai farisei, che con insistenza continuano a cercare un motivo per la sua condanna. Il tentativo è quello di farlo “scivolare” su una eventuale contraddizione nei confronti della legge di Mosè. I farisei, ma anche altre categorie legate al tempio, avevano inviato emisdiani sari ad ascoltare i suoi insegnamenti quando era in Galilea: “Si riunirono intorno a lui i farisei e alcuni scribi venuti da Gerusalemme” (Mc 7,1). Si sa che ciò che si racconta di “seconda mano” non sempre è preciso. Ma, soprattutto quando si è prevenuti, ogni parola può essere usata per accusare: “Alcuni farisei si avvicinarono per metterlo alla prova” (cfr. Mc 10,2). Dopo la polemica con costoro, Gesù dedicherà del tempo ad approfondire il tema con i suoi discepoli: “A casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento” (Mc 10,10).
E’ lecito a un marito ripudiare la propria moglie?
A Gesù viene chiesto dai farisei se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie (v. 2). La questione è normata nel libro del Deuteronomio (dal greco: “seconda Legge”), un testo che riprende ed esplicita il Decalogo, già presentato in Esodo 20,117. I farisei non chiedono un approfondimento, ma vogliono metterlo alla prova (Mc 10,2). Approccio diverso da quello dei discepoli che, una volta entrati in casa, intendono approfondire l’insegnamento: “A casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento” (v. 10).
Al posto della Legge Gesù mette al centro l’uomo
Non è la prima volta che i farisei “usano” Mosè per evidenziare l’“ereticità” di Gesù, altre volte lo accuseranno di essere contro la legge donata da Dio: le guarigioni di sabato, le spighe strappate di sabato, le discussioni sul digiuno (Mc 2- 3). Con le risposte alle obiezioni, Gesù mette al centro l’uomo, non la legge (Mc 2,27). Tutto ciò porterà al pretesto per la condanna di Gesù, espressa già all’inizio della sua missione: “E i farisei uscirono subito con gli ero- e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” (Mc 3,6). Il testo di riferimento usato dai farisei è Dt 24,1-4: norme relative al divorzio. La norma sembra non dare opzioni interpretative. Alla domanda diretta dei farisei, Gesù chiede quale era stato il pronunciamento di Mosè, e i medesimi rispondono: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla” (Mc 10,35). I farisei immaginano di aver “incastrato” Gesù: o perde la faccia di fronte alla gente, rinnegando la sua misericordia verso chi sbaglia, oppure rinnega la Legge e quindi è reo di morte.
Per Gesù al centro di tutto c’è la creatura, immagine e somiglianza di Dio
Gli stretti orizzonti nel quale si muovono i nemici di Gesù sono ulteriormente ristretti dalla “malafede”… Nell’orizzonte di Gesù, invece, al centro di tutto c’è la creatura, immagine e somiglianza di Dio, nella sua dualità di uomo e donna (Gen 1,27), vertice di tutta la creazione. Nello stesso tempo Gesù conosce bene la funzione pedagogica della Legge, nei confronti della quale si mostra libero, ma indicando sempre una norma più radicale: “Per la durezza del vostro cuore, Mosè scrisse per voi questa norma” (Mc 10,5).
I due diventeranno una carne sola
Dopo l’obiezione, Gesù rimanda al principio fondante l’unione dell’uomo e della donna: “I due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne” (v. 8). Questa non è una norma, ma è il codice genetico dell’amore, lo stesso Dna che struttura l’uomo, che è fatto di infinito e cammina con la logica del per sempre , vero anelito di felicità. Il mondo è governato dal precario e dall’indefinito, costringendo alla regola del “tutto e subito”. La norma liberante dell’amore fa camminare la persona sui binari che conducono all’eternità, secondo la logica “un po’ alla volta, ma per sempre”.