Dopo il “pensionamento” di qualche anno fa, l’ormai ottuagenario mons. Giancarlo Anderlini è considerato il decano dei sacerdoti gualdesi. Lo incontriamo nel suo ufficio, quello di sempre, a fianco della basilica di San Benedetto, di cui è stato parroco per diversi decenni. Lei che è il decano dei sacerdoti gualdesi, come vede la situazione pastorale? “Be’, il decano è don Bruno, a Rigali. Io, però, è una vita che vivo qui: in questo senso accetto l’epiteto. Che dire? Io non sono pessimista, ma realista: è una situazione difficile”. In che senso? Quali sono le “emergenze”, a suo parere? “La prima è il clero. I sacerdoti scarseggiano e sono sempre più vecchi. I giovani rifuggono dalla vocazione. I frati danno una mano, ma non si può costringere chi ha scelto la vocazione monastica a fare la stessa vita di noi sacerdoti secolari: sono vocazioni diverse che vanno rispettate. L’esito sarà l’unificazione delle parrocchie gualdesi”. Cosa che, per certi aspetti, è già stata fatta…“Qualche cosa sì, è vero, per unire le forze: si fanno iniziative insieme, si cerca di organizzare eventi in comune ma, appena è possibile, ognuno torna a coltivare il suo orticello…”L’altra emergenza è la crisi economica? “A mio parere, almeno in questa parrocchia, non trovo che siano aumentate di molto, di recente, le famiglie che ci chiedono aiuto. La vera emergenza sono i giovani, i cristiani del futuro. Qui nella parrocchia di Gualdo centro, abbiamo come collaboratori per la pastorale giovanile i Salesiani, che si occupano anche dell’aspetto liturgico, con la messa dei giovani la domenica mattina. È fondamentale la loro presenza, ma i Salesiani sono ormai pochi, i giovani tanti. Molti di loro non li ho mai visti non solo a messa, ma neppure in parrocchia: vivono per se stessi, fuggono dalle attività organizzate, tanto più da quelle che ‘odorano’ di chiesa e religione”. E l’oratorio? “L’oratorio salesiano era fondamentale un tempo, quando era un luogo in cui si poteva vivere insieme giocando, ricevere il panino con la mortadella, avvicinarsi ad un tavolo da ping pong o da biliardo. Oggi, con gran dispiacere, vedo tutto questo scomparire, non solo perché i giovani hanno tutto (e troppo) ma anche perché all’oratorio dei salesiani si affiancano altri ‘oratori laici’, i migliori dei quali sono almeno esperienze di gruppo, mentre gli altri sono le tristi sale gioco, e l’annoiato girovagare senza prospettive”
Due emergenze: il clero, i giovani
Gualdo Tadino. Intervista al decano dei sacerdoti del territorio, mons. Giancarlo Anderlini
AUTORE:
Pierluigi Gioia