I due documenti vaticani sulle migrazioni

Come annunciato, dedichiamo alcuni articoli ad approfondire i due documenti vaticani sulle migrazioni (Rispondere alle sfide dei migranti e rifugiati: venti punti di azione , e altrettanti di azione pastorale), come richiesto dalla Santa Sede. “La sezione Migranti e rifugiati, guidata da Papa Francesco – vi si legge – , incoraggia le Conferenze episcopali a prodigarsi affinché la natura dei Global Compacts e i Punti vengano spiegati a tutte le parrocchie e le organizzazioni ecclesiali, con l’intenzione di promuovere una solidarietà più efficace verso i migranti e i rifugiati”.

La prima questione da chiarire è quella relativa allo sguardo e all’orizzonte che caratterizzano i due documenti.

Circa l’orizzonte, si precisa che “l’obiettivo finale” è quello di “costruire una casa comune, inclusiva e sostenibile per tutti”. Non potrebbe essere diversamente, ma è importante ridirselo: l’impegno della Chiesa nel sociale – in questo e in altri aspetti – è mosso da un ideale impegnativo, quello di un mondo in cui nessun essere umano sia scartato e dove sia possibile una vita dignitosa per tutti. La cosa non è, ovviamente, a portata di mano, per cui si riconosce che bisogna partire da “ciò che è attualmente possibile”. Ma l’orizzonte non è affatto secondario, nemmeno per determinare la misura di tale possibilità. Si ha infatti l’impressione che dietro certe posizioni di chiusura o di allarmismo non ci sia la preoccupazione per un mondo migliore, ma solo la difesa dei propri interessi.

“Aiutiamoli a casa loro”, si dice, ma – forse – senza la reale determinazione di agire per rimuovere le cause dell’emigrazione forzata, cosa che richiederebbe ben altro impegno oltre gli spiccioli con cui si vorrebbe arginare il fenomeno. Rendere effettivo il “diritto a non emigrare” enunciato da Benedetto XVI implica un’azione imponente contro la povertà, la guerra e lo sfruttamento della terra, tale da mettere radicalmente in discussione i nostri stili di vita.

Da questo punto di vista nasce un particolare sguardo sul fenomeno migratorio: “La migrazione è una risposta umana naturale alle crisi e una testimonianza del desiderio innato di ogni essere umano di essere felice e di godere di una vita migliore”. I milioni di persone che ogni anno si spostano, dentro e fuori dai confini delle proprie nazioni sono il sintomo dell’esistenza di situazioni critiche, in cui è difficile vivere ed essere felici.

Si tratta di situazioni di conflitto, di fenomeni ambientali, di impoverimento o della mancanza di libertà e di tutela dei propri diritti. Realtà che interessano vaste zone del globo, anche se non sempre ne abbiamo contezza, perché certe guerre e certe povertà non fanno notizia.

Anche in questo caso, la considerazione del fenomeno non è ininfluente. Certamente un’accoglienza illimitata non è praticabile, né è accettabile una modalità incontrollata di accesso. Altro è però considerare il fenomeno come l’invasione di ‘barbari ostili’, altro è riconoscere che la stragrande maggioranza dei migranti è mossa dalla ricerca di pace e sicurezza per sé e per la propria famiglia. Come farebbe ciascuno di noi. Come hanno fatto, non molti anni or sono, migliaia di umbri partiti per il Belgio, la Francia, la Gemania… a cercare quella sicurezza economica che in patria, pur non morendo di fame, era loro impossibile ottenere.

Da questo sguardo e da quell’orizzonte nascono i venti punti di azione, politica e pastorale, che costituiscono il corpo dei due documenti vaticani come contributo ai Global Compacts che le Nazioni Unite hanno deciso di redigere. Al di fuori di tali premesse – e delle esperienze concrete cui si ispirano – le proposte della Santa Sede non risultano facilmente comprensibili o condivisibili.

AUTORE: Paolo Giulietti