I dati in Umbria preoccupano: chi fa uso di droga è spesso affetto anche da disturbi psichiatriciIl fenomeno delle dipendenze in Umbria cambia in base alle sostanze reperibili sul mercato. È quanto emerge dalla relazione annuale presentata dalla Direzione sanitaria regionale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Umbria nell’anno 2003. Il documento evidenzia che la maggior parte dei soggetti che transitano nei Sert e nelle comunità di accoglienza fa uso di eroina ma, nello stesso tempo, per strada si trovano droghe sintetiche e cocaina. Nella regione i servizi per le tossicodipendenze continuano ad attivare esperienze di lavoro in rete con territorio, famiglie, parrocchie, scuole, enti locali e privato sociale. Complessivamente sono aumentati i posti offerti dalle strutture riabilitative dove, rispetto al 2002, è aumentato del 30 per cento il numero degli operatori e del 240 per cento l’utenza extraregionale. Tra le problematiche nuove segnalate dagli operatori c’è quella determinata da una situazione psicopatologica, per cui si ha una ‘doppia diagnosi’ secondo cui i soggetti che fanno uso costante di stupefacenti spesso sono anche affetti da disturbi psichiatrici. Il fenomeno si diffonde sempre di più anche in Umbria e comporta grandi difficoltà per gli operatori. ‘La mancanza di comunicazione è il problema principale che affligge i giovani. Non comunicare con gli altri significa anche non conoscere la propria personalità e isolarsi. Quando la solitudine pesa, si trasforma, come spesso accade, in depressione’. A parlare è don Franco Valeriani della comunità ‘La Tenda’ di Foligno che da anni opera nella nostra regione per la cura e il reinserimento delle persone che fanno uso di sostanze stupefacenti. ‘Il problema della ‘doppia diagnosi’ ‘ ha spiegato don Franco ‘ è tra i più spinosi da risolvere perché per gli operatori diventa difficile rapportarsi con ragazzi che, oltre a lottare contro la droga, devono vincere anche le loro fobie e le loro nevrosi’. La comunità ‘La Tenda’ attualmente segue 23 tossicodipendenti in forma stabile più altri 7 in fase d’inserimento e di questi, circa l’80 per cento, è affetto da disturbi psichiatrici. ‘Sono prevalentemente giovani ‘ ha detto il sacerdote ‘ che cerchiamo di recuperare con proposte alternative alla vita che conducono. Ma è difficile perché a noi si rivolge solo una minoranza. Fuori i ragazzi hanno molte distrazioni. Sono tanti, anche troppi, i palliativi alle droghe e difficilmente decidono di rivolgersi alle comunità per disintossicarsi. Con loro lavoriamo prevalentemente sull’interazione con gli altri perché la dipendenza dalle nuove droghe è determinata prevalentemente dalle inibizioni che i ragazzi hanno nei confronti della società e dei coetanei’. Tra i problemi segnalati da don Franco Valeriani c’è anche quello della mancanza di idealità degli operatori delle comunità ‘che, sempre più spesso, scelgono la comunità come scelta lavorativa e non per un ideale. C’è anche bisogno di personale qualificato – ha aggiunto ‘ ma, con la caduta verticale delle risorse destinate al sociale, è difficilmente proponibile’. Per gli operatori delle Unità di strada invece la difficoltà più grande sta nella mancanza di interventi finalizzati a recuperare le persone che fanno uso ‘cronico’ di sostanze. ‘Ci troviamo di fronte a soggetti che le hanno provate tutte, che vivono di espedienti per strada, che entrano ed escono dal carcere ‘ ha raccontato un operatore ‘ Negli ultimi tempi il lavoro in strada si è complicato per il consumo contemporaneo e smodato di psicofarmaci e cocaina con un alto rischio di collasso per gli assuntori’. Le ultime morti avvenute a Perugia ‘ ha detto l’operatore ‘ sono da imputare proprio a queste miscele. Ma vengono segnalati anche problemi legati alla presenza di molti extracomunitari ‘che non possiedono documenti e per i quali i servizi possono fare veramente poco’. Molti di questi sono magrebini che passano dallo spaccio al consumo di droga con grande facilità. ‘Gli interventi in strada sono fragili anche dal punto di vista dei finanziamenti ‘ è stato detto – o perché non sono a regime e, di conseguenza, non hanno nessun carattere di continuità. I servizi sociali sono ‘giovani’ e scontano ancora la preclusione ideologica che la società civile ha sulla ‘riduzione del danno’ scambiata da molti per collusione’.
‘Droga è solitudine: giovani troppo isolati’
Per don Franco Valeriani c'è difficoltà di rapporti e inibizione nei confronti della società
AUTORE:
Irene Galanti