La Rai, si sa è da sempre la cartina di tornasole della politica italiana. Avevano come oggetto proprio una trasmissione televisiva due pensosi editoriali comparsi nelle scorse settimane sui due maggiori quotidiani italiani, a firma rispettivamente di Ezio Mauro ed Ernesto Galli della Loggia. Temi ripresi da Ferrara sul Foglio e sull’Espresso da Berselli. Oggetto del discutere (oltre alla trasmissione di Socci) la presenza e il voto dei cattolici: a destra o a sinistra. Tutti i protagonisti di questa discussione, peraltro civile e dotta, non si qualificano come “cattolici”, ma ne interpretano le posizioni e sembrano indicarne l’agenda. I cattolici insomma, come diceva qualcuno negli anni novanta, devono stare (come tutti gli altri) “o di qua o di là”. Non ci siamo. Sia per l’intrinseca debolezza del “di qua” o del “di là”, come la cronaca si incarica di dimostrare, rispetto ad una offerta politica che certo potrebbe solo migliorare. Sia perché siamo ormai fuori dal XX secolo. Bisogna insomma rendere la vecchia politica del XX secolo, binaria e ad una sola dimensione, quantomeno tridimensionale. Ci vuole qualcuno che stia altrove. Si dirà: il Papa ha dato un buon esempio nel suo discorso in Parlamento, la Cei, quando parla di politica (non è affatto vero, infatti, che i Vescovi siano silenziosi), lo fa proprio su questo registro. Va bene, ma non basta.In questi anni della interminata transizione non è ancora emerso un registro che moduli l’interlocuzione dei cattolici con una storia ed una politica accelerata e contraddittoria. Certo ci vuole tempo, per uscire dal paradigma dei decenni passati. Oggi ci si muove in un campo assai diverso. Ma le misure erano state prese molto bene al convegno ecclesiale di Palermo. Occorre sgombrare il campo dalle troppe incrostazioni e macerie accumulate nella lunga transizione. E non è facile, perché tutto passa attraverso la biografia delle persone, gli incontri, le rotture, le polemiche.Eppure se il sistema del discorso pubblico, e non soltanto la politica in senso tecnico e limitato, non ritrova un “altrove” rispetto agli schieramenti, tutto rischia di essere sempre più povero. Forse questa oggi è una responsabilità dei cattolici: è anche un campo di lavoro comune, di larghe convergenze. Lo Sturzo o il De Gasperi di questa nuova fase (che magari è già all’opera e non ce ne accorgiamo) quale strumento utilizzerebbe? Forse non necessariamente quello partito. Largo è dunque lo spazio per l’inventiva, ma chiarissimo il problema, che non è solo dei cattolici, ma del paese, nel suo complesso. Cui i cattolici come hanno fatto sempre sono chiamati a dare delle risposte nuove. Queste non sembrano imminenti. Cominciamo però quanto meno a porci le domande giuste e a discuterne seriamente.
Dove stanno i cattolici? Di qua o di là. O altrove?
AUTORE:
Francesco Bonini