L’ immigrazione è in diminuzione, per il primo anno, in tutta Italia e anche in Umbria. Questo il dato principale di controtendenza emerso dalla presentazione della trentunesima edizione del Dossier statistico immigrazione che per l’Umbria si è tenuta il 28 ottobre scorso. Il dossier, curato dal Centro studi e ricerche Idos e l’unico sostenuto dall’Otto per mille della Tavola Valdese e per la prima volta dall’Istituto di studi politici “S. Pio V”, riflette i primi effetti, anche se non definitivi, della pandemia a livello socio-statistico. I principali fattori del decremento sembrano infatti essere due: accanto agli effetti delle misure anti-covid, anche le sempre maggiori acquisizioni della cittadinanza italiana.
Attenzione però: calo dell’immigrazione non corrisponde a un calo degli sbarchi sulle nostre coste. Vediamo nel dettaglio la situazione italiana.
>> Vedi anche la situazione immigrazione del 2019
Situazione in Italia: a calare sono gli immigrati regolari
Il numero di residenti stranieri in Italia (5.013.200 a fine 2020) registra il calo annuo più consistente degli ultimi venti anni (-26.400 e -0,5% rispetto al 2019).
Hanno concorso a questa diminuzione diversi fattori: in primo luogo, anche tra la popolazione straniera si registra sia una diminuzione dei nuovi nati che un incremento dei morti.
In secondo luogo si aggiungono le 132.700 acquisizioni di cittadinanza italiana avvenute nel 2020 (+ 5.700 rispetto al 2019), segnale di una sempre maggiore stabilità nel nostro territorio da parte della popolazione straniera.
A tutto ciò si aggiunge un notevole calo degli ingressi di stranieri in Italia dovuto ai blocchi della mobilità internazionale causa pandemia.
Non si fermano i “migranti forzati”
Il calo degli ingressi si riferisce però a quelli regolari. Nel 2020 infatti gli arrivi lungo la rotta del Mediterraneo centrale, principale via d’ingresso per i migranti forzati, sono addirittura triplicati rispetto al 2019 (da 11.471 a 34.154).
Questo fa pensare ad un aumento dell’irregolarità, dovuto, oltre che alle maggiori difficoltà di presentare domanda di asilo presso le questure per la ridotta attività degli uffici durante l’emergenza Covid, anche all’aumentata quota di quanti, tra quelli già presenti in Italia, sono divenuti irregolari.
La persistente vigenza lungo tutto il 2020 delle rigide norme del primo “Decreto Salvini” (tra cui l’abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, sostituito con permessi “speciali” più restrittivi e temporanei, e la lievitazione dei costi per le pratiche burocratiche) ha contribuito a rendere ancora più difficile la regolarizzazione.
Situazione in Umbria
A fine 2020 risiedevano in Umbria 91.875 stranieri rispetto ai 92.339 di inizio anno. In 12 mesi il loro numero è diminuito dello 0,6%, al pari di quello della popolazione complessiva (scesa a sua volta da 870.165 a 865.013 unità).
Per effetto di questa dinamica, il peso degli stranieri sul totale dei residenti si è mantenuto stabile al 10,6%. Sul versante dei permessi di soggiorno, la situazione è analoga a quella nazionale sopra descritta.
Stranieri “irregolari” per le norme del “decreto Salvini”
A fine 2020 i cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in regione ammontavano a 55.323 unità, circa 5.000 in meno rispetto all’anno precedente. Il calo ha interessato sia i titolari di un permesso di lungo periodo sia, in maniera più ampia, i titolari di un permesso a termine. Tuttavia se per i primi il calo è attribuibile in molti casi alle acquisizioni di cittadinanza italiana, per i secondi è plausibile che il calo sia dovuto all’impossibilità di rinnovo del permesso e alla conseguente caduta nell’irregolarità per effetto, come si diceva, delle norme del “Decreto sicurezza” e delle aumentate difficoltà burocratiche a causa della pandemia.
Per quanto riguarda i Paesi di provenienza degli immigrati, Romania, Albania e Marocco continuano a rappresentare le tre nazionalità più numerose in regione, seguite da Ucraina e Nord Macedonia.
>>> (Ascolta il podcast dell’approfondimento trasmesso da UmbriaRadio)
Il dato in crescita: l’imprenditoria a conduzione straniera
L’unico dato con trend positivo tra quelli riportati dal dossier è quello che riguarda l’imprenditoria a conduzione straniera. Le imprese immigrate nel 2020 in Umbria sono 9.059 secondo i dati Infocamere, in crescita del 2,5% rispetto all’anno precedente.
Questo da un lato sottolinea l’intraprendenza e la voglia di mettersi in gioco delle persone che lasciano il proprio Paese, dall’altro potrebbe far pensare che non ci sia abbastanza spazio nelle aziende italiane per lavoratori stranieri.
“È così”, ha confermato ai nostri microfoni Guy Yves Arnaud Amian, project manager e socio Assidu (Associazione degli ivoriani dell’Umbria), il quale ha anche ribadito un altro dato emerso dal dossier, ovvero che più del 50% degli immigrati si ritiene sovraistruito rispetto al lavoro che svolge in Italia. “Io ho due lauree in linguistica e un master in Progettazione europea e nonostante questo ho fatto anche il ‘badante’. Ma noi ci adattiamo a tutto e arriviamo anche a creare lavoro”.