La festa dell’8 marzo ha registrato in Umbria numerose iniziative segnate dalla difesa della dignità della donna ed alcune sono raccontate anche in queste pagine. Una giornata positiva, se non fosse che in piazza Italia è rispuntato il femminismo della lotta dura e pura per il “diritto” all’aborto, questa volta chimico con la pilola abortiva Ru486, condito, e non poco, da un altrettanto duro e puro anticlericalismo. Si sono chiamate “Assemblea femminista umbra” le quattro associazioni (Sommosse di Perugia, L’albero di Antonia-Orvieto e le due di Terni, le De’genere e Civiltà laica… sì, quella delle campagne contro la Chiesa) che l’8 marzo hanno protestato davanti a palazzo Cesaroni a Perugia “per ottenere l’uso della pillola abortiva Ru486 in regime di day hospital”. Evidentemente sono certe che questo sia il problema numero uno delle donne umbre, e sono altrettanto sicure che “il libero accesso alla pillola abortiva è di fatto ostacolato per fini politici, attraverso un’opportunistica ( = elettorale) obbedienza ai diktat del Vaticano”. Questo hanno scritto nei loro comunicati stampa. Hanno scritto anche che “la forte presenza dei medici obiettori e dei Movimenti per la vita ostacolano la piena applicazione della legge 194”. Forse non sanno che il Movimento per la vita dell’Umbria vorrebbe che la 194 venisse applicata in ogni sua parte, anche in quell’articolo 2 dove è scritto che i consultori familiari assistono la donna in stato di gravidanza, “contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza”. Le femministe hanno “preteso” un incontro con la presidente della Regione Catiuscia Marini, che nel frattempo era ad un convegno “Con le donne” (questo il tema) con Miriam Mafai e Cristina Montesi, in cui hanno ragionato delle donne, delle loro difficoltà a essere valorizzate nel lavoro, nella società, nelle istituzioni. Questioni concrete ed urgenti anche in una società, la nostra, che per la seconda volta ha eletto una donna al vertice della Regione. Anche qui discorsi piuttosto segnati, però, da una visione parziale della donna, immaginata come una entità astratta rispetto al contesto di vita, la famiglia, che è la condizione più comune. E si sa bene che le difficoltà della famiglia ricadono tutte sulle donne, e viceversa. Dato di non poco conto considerato che siamo in attesa del regolamento di attuazione della Legge regionale sulla Famiglia. Comunque, la Presidente è uscita, ha incontrato le femministe che protestavano assicurandogli che “entro marzo si procederà alla pronuncia sul protocollo” di utilizzo della Ru486 “in base al parere dei medici” ed ha accettato di incontrarle il 15 marzo, “per discutere le proposte avanzate nel corso di questa mattinata”. Intanto a poca distanza, in piazza della Repubblica, altre donne manifestavano, quelle delle piazze del “Se non ora, quando”. Appunto: se non ora, quando sarà possibile vedere insieme donne diverse confrontarsi senza pregiudizi per un progetto comune nel vero interesse delle donne?
Donne contro …chi?
L’8 marzo è stata un’occasione persa di seria riflessione sulla situazione femminile
AUTORE:
Maria Rita Valli