Un esempio valido ancora oggi e un invito per i cattolici a riscoprire la laicità nell’impegno politico, che altro non è se non la ‘capacità di muoversi sul terreno storico-politico con grande concretezza e autonomia’, pur nella volontà di ‘fare un servizio alla Chiesa e alla società’. I 90 anni del Partito popolare italiano (Ppi), nato il 19 gennaio 1919, sono occasione per ripensare all’intuizione del suo fondatore, don Luigi Sturzo, e trovare quali suoi insegnamenti sono ancora oggi validi per il nostro Paese. A tal proposito, abbiamo incontrato Agostino Giovagnoli, docente di Storia contemporanea all’Università Cattolica di Milano. Il Partito popolare italiano fu un punto di svolta per il Paese e per l’impegno pubblico dei cattolici.’Certamente. Chabod, il più importante storico laico italiano, ha scritto che la nascita del Ppi è stata l’evento più importante della storia italiana del XX secolo. Ha portato i cattolici nello Stato, modificandone radicalmente l’assetto. Ricordiamo che l’Italia unita era nata senza i cattolici, anzi in un certo qual modo contro la Chiesa’. Dopo appena tre anni dalla nascita del Ppi, con l’avvento del fascismo finì la democrazia in Italia. In quel breve lasso di tempo, il partito cattolico quale impronta riuscì a lasciare? ‘La presenza dei cattolici, assieme alla componente operaia confluita nel socialismo, ha dato una base di massa allo Stato. Questa svolta in senso democratico si è interrotta quasi sul nascere a causa dall’avvento del fascismo; tuttavia ciò non diminuisce la portata storica dell’esperienza popolare. I cattolici furono assolutamente emarginati durante il periodo fascista, ma con il crollo del regime si ricominciò proprio da lì, dal Partito popolare, e queste forze vive messe a tacere per un lungo periodo furono tra gli elementi più importanti per la rinascita della democrazia nel secondo dopoguerra. I popolari erano presenti nell’antifascismo e nella Resistenza, e costituirono il nucleo attorno al quale si formò la Democrazia cristiana. Basti pensare che l’ultimo segretario del Ppi, Alcide De Gasperi, è stato anche il fondatore della Dc’. Nel 1919 era ancora presente la frattura risorgimentale Chiesa-Stato. Un dualismo che oggi torna a volte a riemergere in maniera problematica. Quale fu la risposta di don Sturzo? ‘Per la verità, il dissidio tra Chiesa e Stato è stato uno dei principali elementi di debolezza, che poi hanno portato anche alla fine del Partito popolare. Piuttosto, il partito di don Sturzo delineò il ruolo dei cattolici nello Stato, rispondendo a un interrogativo che ancora oggi viene posto: quale dev’essere il ruolo dei cattolici nella vita politica italiana, nella società e nello Stato?’. Per lungo tempo l’impegno dei cattolici italiani in politica è stato declinato in un unico partito: il Ppi e, dopo, la Dc. Oggi sono mutate le forme della rappresentanza politica, e non vi è più un partito unico dei cattolici. Che spazio trovano oggi quelle istanze che furono alla base del Ppi? ‘Oggi, a mio avviso, una presenza incisiva dei cattolici non c’è: né, ovviamente, in forma unitaria, ma neppure in maniera più articolata. Gli appelli che anche recentemente Benedetto XVI ha rivolto al Paese, auspicando uomini politici formati ai valori cristiani, vengono a cadere in un momento di vuoto. Da questo punto di vista il ricordo del partito di don Sturzo è di grande attualità, perché ci indica l’importanza di quella scelta e al tempo stesso il vuoto che c’è oggi in termini di iniziativa politica dei cattolici’. L’insegnamento sturziano a quale concezione di laicità ci rimanda, e come declinarla oggi? ‘È una concezione che parte da un cattolico profondamente immerso nella propria fede e dunque obbediente nei confronti della Chiesa e della sua autorità (non dimentichiamo che Sturzo era sacerdote). Al tempo stesso, però, aveva una grande ‘laicità’ di pensiero, ossia era una persona in grado di ragionare con la propria testa, che voleva capire i problemi del proprio tempo e dei cattolici in Italia, e per darvi risposta lanciò una proposta audace e coraggiosa, che egli definiva aconfessionale, invocando cioè responsabilità e iniziativa autonome, senza costringere la Chiesa ad assumere un ruolo non proprio. Ancora oggi ci sarebbe un grandissimo bisogno di persone come Sturzo, capaci di pensare laicamente, cioè autonomamente, ai problemi del Paese…’. Quindi Sturzo, sebbene sacerdote, era ‘laico’? ‘Il suo pensiero era profondamente laico, come dimostra la fondazione del Partito popolare: era un’organizzazione autonoma rispetto alla gerarchia, fatta da cattolici capaci di muoversi sul terreno storico politico con grande concretezza, convinti di fare un servizio alla Chiesa e alla società italiana. Sturzo è ancora oggi un grandissimo esempio: bisognerebbe riprendere quella strada da lui tracciata e ripensare, come ha fatto lui, qualcosa di assolutamente nuovo e importante’.
Don Sturzo ai liberi e forti
Nasceva 90 anni fa il Partito popolare italiano, primavera cattolica in politica
AUTORE:
Francesco Rossi