È partito da Perugia, con la sua vecchia 500 rossa, che occupava per intero con la sua nobile mole. Ha viaggiato per le diocesi dell’Umbria ad organizzare e a coordinare la pastorale giovanile con il suo inesauribile entusiasmo ed il suo intaccabile ottimismo.
Lo abbiamo ritrovato sulla barca del Papa che solcava il Reno alla Gmg di Colonia. Ed ora è anche monsignore.
Don Paolo Giulietti è personaggio conosciutissimo in tutta la regione, ha il carisma particolare di non lasciare indifferenti con quel suo sorriso che emerge dal barbone nero e i suoi occhi che scintillano quando ti guarda.
Con lui parliamo dell’ultimo mastodontico evento della Gmg di Colonia che lui ha preparato e gestito, prendendosi cura dei gruppi e dei singoli che nella disorganizzazione della città tedesca si trovavano in difficoltà.
Parla con la voce familiare ma autorevole di chi l’ha organizzato: ‘Dal punto di vista dell’esperienza dei ragazzi è estremamente positivo, anche perché il cammino di preparazione è stato fatto seriamente da parecchie realtà, in molti sono arrivati motivati e capaci di cogliere il senso dell’esperienza, al di là dei tanti problemi organizzativi che ci sono stati’.
Le difficoltà e i momenti più belli?
‘Sta diventando un evento molto complesso e costoso, soprattutto se viene organizzato in Europa; altra difficoltà è la partecipazione da tutti i Paesi del mondo, a causa delle politiche immigratorie di molte nazioni; così la connotazione mondiale delle Gmg è sempre in calo: vengono gli occidentali e i ricchi dei Paesi poveri, questo è un limite su cui lavorare. Per i momenti più belli, in assoluto i gemellaggi sono state le esperienze più apprezzate, tutti sono rimasti contenti, e si sono promossi degli interessanti seguiti; anche le catechesi sono andate molto bene, sia giovani che vescovi sono rimasti piacevolmente stupiti dal clima di attenzione e di comunicazione instauratosi. Molto bello infine anche l’incontro con il Papa, denso di elementi significativi’.
A proposito, che Papa è Benedetto XVI?
‘Ha vissuto a Colonia il primo grande incontro con i giovani, credo abbia superato bene l’esame con il suo stile, ha parlato ai ragazzi senza slogan, ma con discorsi ricchi e articolati, che meritano di essere approfonditi. È molto semplice, affabile, cordiale, accoglie tutti con il sorriso sulle labbra, ha piacere a stare con le persone, abbiamo saputo che ha voluto ospitare dei ragazzi a pranzo ed è stato un momento molto bello ed intenso di confronto’.
Va detto che don Paolo, qualche ora prima di salire a bordo della barca del Papa, distribuiva l’Avvenire sulle strade di Colonia con i ragazzi umbri, un servizio cui non si è negato, che andava ad aggiungersi a tutto il resto.
Un fatto che fa ben capire chi sia don Paolo, una sorta di leggenda, un personaggio senza eguali.
Da Perugia fino a Colonia la sostanza non cambia: carisma al servizio dei giovani. Passando in rassegna gli innumerevoli racconti che lo riguardano, ormai storici, tramandati dai ragazzi di cui è stato responsabile, dobbiamo partire da San Sisto, prima parrocchia della periferia perugina del novello diacono che, già barbuto, gira in tuta e scarpe da tennis per i luoghi di ritrovo dei giovani e per tutti diventa il ‘Baty’, diminutivo di Battista, perché i ragazzi stessi, anche lontani dalla fede, si sentono ribattezzati dal rapporto con lui.
Poi c’è l’avventura sul monte Vettore con lo stesso gruppo di San Sisto, quando un ‘campo’ invernale in un rifugio si trasforma nell’allarme diffuso dal Tg regionale per un gruppo di ragazzi dispersi fra le nevi dei Sibillini, ma don Paolo ricorda ancora tutto con il suo intaccabile aplomb: ‘Non ci siamo persi né smarriti, non si comunicava via radio, ma noi eravamo tranquillissimi a fare le nostre attività in rifugio’.
La memoria dei ragazzi di Azione cattolica va all’incredibile avventura della discesa in grotta con 5 sole torce; anche lì don Paolo, pur rischiando il linciaggio degli animatori, di sua iniziativa fece vivere un’esperienza indimenticabile ai suoi ragazzi, come dice lui: ‘una cosa che andava fatta’.
Ma la leggenda ‘don Paolo’ passa per gli scherzi, per i suoi pellegrinaggi-avventura, per gli innumerevoli episodi da campo su cui ancora sorride: ‘Come quando intozzai la faccia del Melo (un fedelissimo ndr) sulla frittata’.
Il segreto di questo carisma riconosciuto dai ragazzi? ‘Li prendo sul serio, mi metto sullo stesso piano e li riconosco come persone con cui avere una relazione libera, reciproca, fraterna’. E allora, domanda finale d’obbligo, anche egoistica: ritornerai? ‘Certo, il mio mandato scade il 1’ottobre 2006’. Ti aspettiamo Paolone!