Don Oscar Battaglia, una vita per le sacre scritture

Con Carlo Maria Martini si davano del “tu”. Aveva studiato con i grandissimi del Biblico: De La Potterie, Alonso-Schoekel, Voyé e tanti altri.

Don Oscar era un biblista, ricercatore, predicatore…

Don Oscar Battaglia era un biblista che non conosceva solo grammatica, sintassi e lessico delle lingue antiche, ma anche teologia, magistero e spiritualità. Ha formato decine di grandi biblisti e alimentato la fede di migliaia di umbri e non solo. Ricercatore, docente, predicatore, pastore, formatore di altissimo livello, di lui però, in quest’ora tristissima mi viene al cuore altro.

Sguardo unico e una eleganza sobria

Don Oscar era un uomo molto bello. Uno degli uomini più belli che io abbia mai incontrato. Alto e snello fino a età avanzata. La sua bellezza si manifestava in uno sguardo unico e in una eleganza sobria. Un misto della signorile severità delle montagne in cui era nato e della dolcezza delle colline tra le quali aveva vissuto. Una bellezza, la sua, non solo dote naturale. Tra le Scritture e la Parola c’è un punto di tangenza e, quando arrivi lì, la coscienza si manifesta nella Parola e tutto in te si trasforma. La bellezza di don Oscar si completava lì. I suoi occhi bellissimi erano capaci di uno sguardo non ordinario. Manifestavano misericordia, quella vera, quella senza “miele”.

La parresia e la libertà del Vangelo

Don Oscar è stato un cristiano capace di parresia. Agli inizi degli anni ‘80 facevamo tante cose insieme, Giovani di Ac e Istituto teologico con lui preside. Stavo introducendo un seminario con relatori importanti e sala piena e stavo dicendo un misto di ingenuità e sciocchezze. Lui si alza dall’ultima fila nella quale era seduto, viene al tavolo, prende il microfono e pieno di santa ira smonta le scemenze che stavo dicendo. Io favoleggiavo di morale cristiana e lui ci ricordò che il Signore non chiese ad Abramo quello che aveva chiesto a Noè, ad Osea quello che aveva chiesto a Davide, a Paolo quello che aveva chiesto a Levi. La gioia di assaporare ancora una volta la libertà del Vangelo (in ogni senso del genitivo) fu addirittura più forte della vergogna che provai in quel momento.

Il punto di tangenza tra Scritture e Parola

Nella sua vita, don Oscar ha pagato tanto per la cristiana parresia, ma il suo volto sereno faceva intuire che avevano pagato molto di più gli stressantissimi e acidi ecclesiastici perennemente in cerca di carriera. Don Oscar non solo frequentava quel punto di tangenza tra Scritture e Parola, ma ti ci portava. In tante e in tanti siamo stati portati lì da lui. Ricordo una domenica di gennaio di metà anni ‘70. C’era un incontro del Movimento studenti di Azione cattolica ed eravamo nel seminario regionale di Assisi. Visto il giorno, gli ambienti erano vuoti e freddi. Messa nella cappellina al primo piano. Celebra e predica don Oscar. Il Vangelo era quello del “figliol prodigo”.

Al punto chiave dell’omelia don Oscar chiede: come fece il padre a vederlo mentre era ancora lontano? Mica gli aveva telefonato per dire che stava tornando. Lo vide perché quel padre che lo aveva lasciato partire e aveva accettato di essere morto per quel figlio, era rimasto lì ad aspettare. L’amore con cui quel padre accoglierà è lo stesso con cui aveva rispettato e aspettato. Sono cinquant’anni che sento dentro di me il suono di queste parole di don Oscar e sono una voce decisiva ogni volta che l’ho ascoltata. Tantissime persone mi hanno raccontato esperienze analoghe. Don Oscar sapeva portarti in quel punto di tangenza tra Scritture e Parola perché ne conosceva la strada e ti insegnava che per arrivarci non basta devozione, ma serve anche intelligenza, e serve quella libertà senza la quale l’obbedienza è solo pigrizia o furbizia, preludio al prossimo tradimento.

…poi dovremmo dire del don Oscar confessore o del don Oscar direttore spirituale, ma qui deve scendere il silenzio del segreto. Un segreto che custodiamo in tantissimi: preti, laiche e laici, religiose e religiosi. Non credenti persino. Non so perché in tanti si affannino a irridere e sfasciare la Chiesa del Vangelo, della tradizione (quella vera, non quella dei tradizionalisti), quella del Vaticano II, la Chiesa che don Oscar Battaglia ha amato, testimoniato e fatto conoscere nel senso più pieno di questo verbo massimamente biblico.

Luca Diotallevi

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