Sei uomini vestiti di nero hanno attraversato la stupenda piazza del duomo di Spoleto portando a spalla la bara con i resti mortali di don Agostino Rossi, consegnato alla comunità raccolta in preghiera. Non c’era una grande folla e non si è visto nessuno versare una lacrima. Non c’erano neppure le autorità. Don Agostino da qualche anno era entrato nel cono d’ombra e l’arcivescovo Boccardo al termine dell’omelia, non ha mancato di notare che la riconoscenza non è una virtù di questo mondo. Eppure, ha detto l’arcivescovo, don Agostino, definito un “vero prete di Dio”, ha dato esempio di fede e di amore alla Chiesa spendendo le sue elevate doti naturali e di grazia in una multiforme e indefessa attività pastorale.
Ricordarlo in queste pagine del settimanale La Voce, al quale era molto legato e per il quale molto si è speso, significa esprimere gratitudine e dare testimonianza della ricchezza di doti umane e di virtù cristiane che gli conferivano un’autorevolezza ed una credibilità indiscusse in ogni ambito della sua attività. Ricordiamo in particolare che la svolta operata nel 1984 in questo settimanale ha un particolare legame con Spoleto e il suo vescovo Ottorino Alberti, il suo avvocato Giuliano Salvatori del Prato, che si sono affiancati agli altri vescovi umbri, in primo luogo a Cesare Pagani, vescovo di Perugia, per dare un nuovo inizio, una nuova nascita, a La Voce.
Don Agostino che era presente e attivo fin dall’inizio della fondazione de La Voce, sessanta anni fa si era dato molto da fare per le comunicazioni sociali della sua diocesi con grandi fatiche e dispendio di energie, comprese e volle offrire la sua opera al nuovo cammino che stava iniziando. Si è impegnato nella stesura di articoli, nella diffusione e nel sostengo al giornale fino all’ultimo. Qualche prete di Spoleto nota che era diventato persino ripetitivo nel ricordare in ogni occasione la necessità di diffondere La Voce. Uomo di cultura e di scuola, egli sapeva quanto sia importante la comunicazione e se ne serviva per favorire la crescita di una comunità ecclesiale matura e operosa soprattutto di laici ben formati. Rileggendo alcuni suoi articoli c’è da rallegrarsi per il suo “spirito” , la sua interiorità, la sua serenità e acutezza, la sua semplicità e franchezza, la sua immediatezza di comunicazione, la sua disponibilità ad aiutare gli altri e la sincerità di un’amicizia di cui ci sentiamo veramente gratificati. Chi ha la raccolta de La Voce vada a rileggere alcuni suoi articoli degli anni passati così come quanto scritto su di lui in occasione del suo 90° anniversario nel n. del 19 dicembre del 2008. Ne vale la pena.