Le Chiese umbre aprono la Settimana santa con la solenne celebrazione della Domenica delle Palme, condizionata – come ormai accade da mesi – da prescrizioni e attenzioni per evitare il rischio di contagio da coronavirus.
Perugia, Bassetti: “Se il dolore sembra insopportabile appoggiamoci alla Croce di Gesù”
«L’ulivo che abbiamo tra le mani sia segno di pace e ci ricordi che il Signore vuole la pace, dona pace e che la pace deve cominciare dal nostro cuore e dalle nostre famiglie, altrimenti non ci sarà mai pace nel mondo».
Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, all’omelia pronunciata la Domenica delle Palme, il 28 marzo, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, che ha terminato dicendo: «Quest’ulivo ci accompagni nelle nostre case per ricordarci quanto Cristo ci ama, è Lui la nostra pace; quest’ulivo ci ricorda che l’amore vince ogni forma di male. Vogliamo anche noi apprendere un amore così? Vogliamo essere uomini e donne di pace come Gesù? La sua passione è la via della vera gioia, percorriamola con Lui per risorgere con Lui. E’ l’augurio che vi faccio».
L’omelia del cardinale Gualtiero Bassetti
I morsi della pandemia
Il cardinale Bassetti si è soffermato sulla difficile situazione della pandemia, commentando: «Stiamo ancora attraversando un periodo di vera povertà materiale e soprattutto spirituale. La pandemia sta facendo sentire i suoi morsi non solo con più di centomila persone decedute, ma anche per la gravissima crisi che a dismisura cresce tanto per le famiglie quanto per tutte le persone più fragili. Accanto al numero dei decessi c’è un calo a picco delle nascite, un inverno demografico davvero impressionante e la nostra Umbria è tra le prime regioni in Italia per mancanza di nascite. Assistiamo poi allo spettacolo di imprenditori, operai, ristoratori, lavoratori dello spettacolo viaggiante e quant’altri che non riescono più ad andare avanti».
Sostegno soprattutto ai giovani
«Dico continuamente, soprattutto ai giovani, di non arrendersi, che la pandemia passerà. Certo, la situazione preoccupa… Ha suscitato in me tanto sgomento l’episodio di un padre che si è tolto la vita perché non aveva la possibilità di assistere la figlia gravemente ammalata. Sono cose che ti toccano dentro, ma dobbiamo sostenere in questo momento oltre gli anziani soprattutto i ragazzi e i giovani. E’ importante che li sosteniamo con grande amore, ma direi anche con altrettanta saggezza, perché in questo periodo non basta l’amore, bisogna essere molto saggi con i nostri figli. E papa Francesco ci ha additato in questo senso la figura di san Giuseppe definito “l’ombra di Dio”».
Non al posto di Dio
Il cardinale Bassetti ha parlato anche di «un rischio ancora più grande, quello di diventare incapaci di ascoltare la voce di Dio e dei fratelli e il pericolo è che si indurisca il nostro cuore. C’è il pericolo che la nostra povertà spirituale diventi così grande da non avvertire più la mancanza di Dio, la cosa più grave che possa capitare nella nostra vita. Se smarriamo il senso delle paternità di Dio noi finiremo per sentirci più soli e legittimati a prendere qualsiasi decisione nel bene e nel male, perché metteremo noi stessi al posto di Dio».
Meditare più spesso sulla Croce
Bassetti, rivolgendosi ai fedeli presenti, ha detto loro: «Carissimi, vi parlo come un vecchio padre e sento il bisogno di dirvi: torniamo a Dio, torniamo a contemplare il suo volto nel volto di Gesù crocifisso, quel volto così sfigurato come abbiamo letto nella Passione di Marco. Una croce che Gesù ha abbracciato senza dire una parola di lamento e di condanna. Dovremo meditare più spesso sulla Croce e non soltanto in questi giorni. Quando nella nostra vita il dolore sembra insopportabile appoggiamoci alla Croce di Gesù. C’è un detto popolare tanto consolante: “Dio fa le croci, ma fa anche le spalle…”, grazie a Dio! Quando per un motivo o per un altro la nostra fede vacilla, guardiamo in alto; quando nella nostra vita pensiamo che non ci sia più nulla da fare, ricordiamoci di questa Settimana Santa: dopo il Venerdì Santo c’è sempre la Pasqua di Risurrezione».
Il Vangelo in mano
Commentando il Vangelo della Passione, il cardinale Bassetti ha detto: «Cerchiamo di imitare Pietro, che piangeva come un bambino, e chiediamo al Signore perdono del nostro peccato. Non induriamo il cuore dinanzi al dramma di tanti poveri cristi che con la loro croce ci ricordano quello che fu la Via Crucis di Gesù. Tante via crucis ora le abbiamo dinanzi agli occhi e durante questa settimana prendiamo in mano il Vangelo e con la preghiera e la meditazione facciamo compagnia a Gesù, alla tremenda solitudine di Gesù nell’Orto degli ulivi e sulla Croce».
Spoleto: la celebrazione dell’arcivescovo Boccardo e i primi pavimenti recuperati in Duomo
«In questa solenne Domenica delle Palme, noi accompagniamo Gesù che entra nella città santa, rinnovando l’atto di fede nella sua persona e nella sua missione, riconoscendolo come re e vincitore, Signore nel quale si incentrano le sorti dell’umanità e attorno al quale si compie il disegno totale della storia». Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo si è espresso nell’omelia per la Messa celebrata domenica 28 marzo 2021 nella Basilica Cattedrale di Spoleto. I fedeli presenti, nel pieno rispetto delle norme sanitarie per evitare il diffondersi del Covid-19, hanno trovato sui banchi i ramoscelli di ulivi benedetti all’inizio della celebrazione dal Presule. «L’ulivo benedetto – ha detto il Vescovo – dice il nostro forte desiderio di diventare uomini e donne dalla mentalità nuova, aperta agli altri. È perciò importante, nei prossimi giorni, che ciascuno di noi ponga dei gesti concreti di conversione e di riconciliazione con Dio e con i fratelli – vicini e lontani -, in modo da arrivare alla gioia della Pasqua con un cuore nuovo, con una bocca che sa parlare con bontà e gentilezza, con delle mani che sappiano fare del bene con prontezza e generosità».
Con la Domenica delle Palme si è avviata la Settimana Santa «che – ha ricordato mons. Boccardo nell’omelia – attualizza il mistero pasquale, rende presente cioè Gesù che dà la sua vita per noi: lo rispecchia nei riti, lo riproduce nella sua forza divina, lo rende accessibile a noi credenti che, degli esempi e della grazia di Gesù, vogliamo vivere. In altre parole, Gesù risorto è in mezzo a noi con gli atteggiamenti da lui vissuti nel tempo della sua passione e noi possiamo farci presenti a lui, stargli vicino, accompagnarlo, vivere con lui la sua sofferenza, la sua morte e la sua risurrezione».
La Messa è stata trasmessa in diretta nei canali social della Diocesi. Con l’Arcivescovo hanno concelebrato: don Sem Fioretti, Vicario generale; don Bruno Molinari parroco della Cattedrale, di S. Gregorio e dei Santi Pietro e Paolo; mons. Vincenzo Alimenti, canonico della Cattedrale; don Andrea Andreozzi, Rettore del Pontificio seminario regionale “Pio XI” di Assisi. Il servizio all’altare è stato effettuato dai seminaristi e dai ministranti, coordinati dal cerimoniere arcivescovile don Pier Luigi Morlino. La liturgia, invece, è stata animata nel canto dal coro della Pievania di Santa Maria diretto da Beatrice Bernardini e all’organo Maurizio Torelli.
Primo stralcio del restauro dei pavimenti del Duomo
Concluso il restauro del primo stralcio del pavimento cosmatesco del Duomo. La Domenica delle Palme i fedeli presenti nella Cattedrale di Spoleto hanno potuto ammirare la parte di pavimento restaurata, quella tra la zona presbiterale e la prima fila di banchi. I lavori, eseguiti dalla Tecnireco srl di Spoleto, erano iniziati il 18 gennaio 2021. Si procederà, poi, a stralci successivi di restauro, fino al recupero completo. I lavori sono finanziati dal Ministero per i Beni Culturali.
Terni: le speranze di mons. Piemontese per un ritorno alla normalità
Con la celebrazione della Domenica delle Palme, presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese nella cattedrale Santa Maria Assunta di Terni, con il rito della benedizione dei rami d’ulivo davanti al portone centrale della chiesa, la lettura del brano dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, cui è seguita la processione dei sacerdoti con i rami d’olivo al canto dell’osanna lungo la navata centrale della chiesa, il rito della lettura della Passione di Gesù e la celebrazione eucaristica, ha avuto inizio la Settimana santa.
Il vescovo ha ricordato come in questa Pasqua, seppur vissuta nelle ristrettezze causate dalla pandemia, si possa scorgere una speranza per un prossimo ritorno alla normalità grazie ai vaccini ed anche con un necessario cambiamento degli stili di vita e rispetto del creato.
«Una speranza che inizia, oggi, dalla domenica delle palme – ha detto il vescovo – celebrata con la presenza dei fedeli, mentre lo scorso anno, in pieno lockdown, la chiesa era vuota e la messa officiata solo con qualche sacerdote e ministro».
L’omelia del vescovo Piemontese
«Ogni volta che ascoltiamo il racconto della Passione siamo presi da angoscia, da tristezza, dal dispiacere nel vedere come il Signore è stato trattato, non soltanto dai suoi concittadini, dagli ebrei, ma anche dai suoi amici. Ebbene in questa settimana santa siamo convocati a metterci di fronte al Signore Gesù, a contemplare, soprattutto, gli ultimi giorni della sua esistenza, ma anche a confrontarci, noi che siamo cristiani, sulla nostra fedeltà, sulla nostra amicizia nei confronti del Signore. Certo, ognuno di noi, ripercorrendo la sua storia può scoprire, scorgere tante somiglianze con tutti i personaggi che sono stati menzionati e che hanno avuto parte nella passione del Signore: le folle che prima lo hanno acclamato quando è entrato a Gerusalemme, che hanno sperimentato i benefici dei pani e dei pesci, della predilezione, della misericordia di Gesù, della sua opera di guarigione, poi convinti dai capi hanno gridato: “crocifiggilo, crocifiggilo!”.
Le nostre folle, i nostri concittadini, forse anche noi, oggi, rinnoviamo ancora questa gazzarra nel chiedere che Gesù sia nuovamente crocifisso. Forse oggi nemmeno questo. Oggi siamo presi da indifferenza nei confronti del Signore, nei confronti della sua proposta di amore e di salvezza.
E ripercorriamo un po’ la storia: gli apostoli, i suoi amici intimi, quelli che gli hanno giurato e spergiurato, Pietro, che gli sarebbero stati accanto sempre, sono quelli che lo hanno rinnegato, che hanno negato perfino di conoscere il Signore. Forse anche noi possiamo assomigliare a Pietro, in tante circostanze abbiamo avuto modo di comportarci come Pietro con indifferenza, forse non così apertamente, ma certamente abbiamo dimenticato di essere discepoli del Signore, scelti dal Signore ad un’amicizia grande ed inviati ad annunciare l’amore del Signore. Abbiamo dimenticato tutto questo, e durante questa settimana della Passione vogliamo ripensare a recuperare un po’ gli aneliti della nostra fedeltà, del nostro amore per il Signore. Pensiamo alle donne, quella che ha unto il capo di Gesù con il profumo preziosissimo, anticipando la sua sepoltura; le donne che da lontane seguivano Gesù e facevano pianti per lui, lo seguivano e lo servivano: due espressioni per dire che anch’esse erano discepole del Signore e che, a differenza degli uomini, non lo hanno tradito, gli sono state vicine.
Cari fratelli e sorelle, in questa settimana santa vogliamo ripensare la nostra adesione al Signore, la nostra fedeltà, prepararci alla veglia Pasquale quando rinnoveremo le promesse del nostro battesimo, riassaporare la bellezza di essere discepoli del Signore. Quest’anno la veglia pasquale viene anticipata, certo è fuori tempo ma sono contento lo stesso, a differenza dell’anno scorso, quando abbiamo celebrato la veglia Pasquale in solitudine con una decina di ministri e sacerdoti, ci siamo privati di questo abbraccio forte del Signore risorto, non abbiamo potuto stringere i suoi piedi, baciarlo, sentirci rinati, i risorti, inviati di nuovo.
Quest’anno vogliamo farlo insieme. Mi auguro che questa cattedrale possa essere piena di cristiani che, dopo aver ripensato la loro condizione di discepoli, dopo aver chiesto perdono al Signore per tutti i piccoli e grandi tradimenti manifestati al Signore, anche noi come il centurione – è questo uno degli aspetti più significativi del vangelo di Marco – questo centurione, colui che ha guidato tutte le operazioni di condanna, della passione, della crocifissione vedendo come Gesù si comporta, come è morto, viene ispirato: “veramente quest’uomo era figlio di Dio”.
Questo Centurione ci rappresenta tutti, noi che abbiamo contemplato il mistero della passione della morte di Gesù, possiamo veramente accrescere, aumentare, rinnovare la nostra fede e dire al Signore: “Sì, io credo veramente tu sei il figlio di Dio”».
a cura di Riccardo Liguori, Francesco Carlini, Elisabetta Lomoro