Sarà ballottaggio, dunque. Con due mezze sorprese: l’affermazione della candidata Ds Fernanda Cecchini, che supera ogni attesa della vigilia toccando il 45% dei consensi, e lo scatto nella fase finale della campagna elettorale di Franco Campagni che si lascia alle spalle il favorito Mario Capanna, attestato comunque su un lusinghiero 25% di voti. La partita, se teoricamente è ancora aperta, nei fatti sembra volgere di nuovo a favore del centrosinistra. Mario Capanna ha raccolto grosso modo lo stesso dissenso che fu di Verini cinque anni fa. Apparentemente, dunque, nulla cambia nell’Amministrazione di Castello. Sotto la superficie della stabilità, tuttavia, molto si muove. C’è molto voto “in libertà” nel comune. In parte il fenomeno si spiega con le centinaia di candidati, ma in parte è frutto di una minore presa dei partiti tradizionali sull’elettorato e di una personalizzazione del voto. Ecco allora il fenomeno della “Margherita”, il più eclatante: 12,6% alle politiche, che però si restringe a meno della metà (5,7%) alle comunali. Solo l’ex vice sindaco, Massimo Belardinelli, appare in grado di trascinare la lista, portando più del 25% delle preferenze. Un riconoscimento magari per il lavoro svolto, ma anche un segnale di debolezza dell’effettivo radicamento della compagine. Discorso simile, ma inverso, per i socialisti democratici, che hanno trovato nell’assessore uscente Luciano Bacchetta un “cavallo” di razza che si è tirato dietro oltre 300 preferenze ed ha portato il partito a superare la soglia del 6%. Risultato opposto alle politiche: qui lo stesso partito è andato attorno al 2% appena. Sull’importanza dei candidati locali e conosciuti potrebbero parlare anche i dati del Ccd/Cdu, che alle comunali recupera oltre il 40% del proprio elettorato che alle politiche se ne va in altri lidi. Tra i partiti maggiori è Forza Italia a subire il gap più grande tra elezioni politiche, dove va oltre il 20%, e comunali, dove ottiene poco più del 10% facendo traballare il proprio candidato. Inoltre la lista si segnala per la minima quantità di preferenze distribuite: l’elettore tifernate di Forza Italia è ancora poco conosciuto a chi si impegna nel partito. Alleanza nazionale paga come Forza Italia uno scarso radicamento a livello comunale: tra politiche ed amministrative corre una differenza del 5%. Un terzo degli elettori di Fini non ha avuto grande fiducia nei candidati a livello locale. Forse, anche qui, ripresentare gli stessi volti in tutte le occasioni, al di là dei meriti personali, non è opportuno. I Ds di Fernanda Cecchini sono stabili al 16,6% sia alla Camera dei deputati che alle comunali. Un dato che non può certo lusingare, visto che si tratta di una perdita del 5,5% rispetto alle regionali dello scorso anno. La crisi dei Ds, malgrado la ritrovata unità interna, viene da lontano, ma il faticoso ricambio della classe dirigente a livello cittadino è senza dubbio uno degli argomenti sul quale riflettere se si vorrà tentare un recupero. Un ultimo accenno, in questo tentativo di lettura ragionata del dato elettorale, riguarda i neo comunisti di Rifondazione: più della metà dei voti presi sulla scheda grigia non si sono ripresentati alle comunali. Mario Capanna ringrazia.
Domenica 27 si torna alle urne per eleggere il Sindaco
Al ballottaggio Fernanda Cecchini e Franco Campagni
AUTORE:
Maurizio Maio