Il Documento sulla fraternità umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato congiuntamente ad Abu Dhabi il 4 febbraio da Papa Francesco e Ahmad Al-Tayyeb, Grande imam di Al-Azhar, è senza dubbio una pietra miliare nelle relazioni tra cattolici e musulmani (vedi anche Documento di Assisi).
Ma forse, detta così, non dice della portata storica, della profondità teologica e umana e del radicale cambiamento che esso tende a promuovere. È necessario definirne il contesto storico e geografico nel quale il Documento nasce e matura. Nasce nel tempo in cui sembra prevalere lo “scontro di civiltà”, su cui sono in tanti a gettare benzina per alimentare parole e pensieri di odio e di distorsione della verità con la presentazione mostruosa dell’altro.
Avviene così che la pluralità dei mondi islamici vengano assimilati all’estremismo fondamentalista, e la storia millenaria del cristianesimo venga presentata esclusivamente come eco di crociate antiche e moderne!
Per questo lo stesso Documento ammonisce: “La storia afferma che l’estremismo religioso e nazionale e l’intolleranza hanno prodotto nel mondo, sia in Occidente sia in Oriente, ciò che potrebbe essere chiamato i segnali di una ‘terza guerra mondiale a pezzi’, segnali che, in varie parti del mondo e in diverse condizioni tragiche, hanno iniziato a mostrare il loro volto crudele; situazioni di cui non si conosce con precisione quante vittime, vedove e orfani abbiano prodotto”.
Il contesto immediato è dato dalla prima visita di un Papa nella Penisola arabica, in un Paese difficilmente decifrabile per le nostre mentalità moderne e occidentali. Si tratta di una federazione con quasi 10 milioni di abitanti di oltre cento nazionalità diverse, tra cui moltissimi lavoratori filippini, indiani ma anche europei, e con una presenza di circa il 14% di cristiani. Un Paese in cui pochi sanno che gli “emiratini Doc” costituiscono una minoranza.
Ma l’attenzione del Pontefice alle relazioni con l’islam è tale che dall’inizio del suo pontificato abbiamo registrato le visite in Myanmar e Bangladesh, in Egitto, Azerbaigian, Repubblica Centrafricana. Inoltre l’amicizia, la frequentazione e la stima tra i due firmatari hanno contribuito a creare un clima di fiducia determinante per giungere ad assumere impegni tanto vincolanti (continua a leggere sull’edizione digitale de La Voce).
Tonio Dell’Olio