L’intera regione è rappresentata ad Assisi, il 4 ottobre, con i suoi 92 comuni e le otto diocesi. L’ultima volta è stato vent’anni fa, nel 1993. L’arcivescovo di Perugia mons. Gualtiero Bassetti in quanto presidente della Conferenza episcopale umbra, guida il pellegrinaggio dei fedeli delle otto diocesi umbre.
Mons. Bassetti, Cosa significa per la nostra regione questo omaggio al patrono?
“Quest’anno saremo noi umbri, assieme al nostro Papa Francesco, a riaccendere la lampada che arde dinanzi alla tomba di San Francesco. La lampada alimentata dall’olio della nostra terra dirà la nostra ammirazione e la nostra devozione al Santo di Assisi. La nostra fiamma vuole riconoscere che Francesco era una luce non solo per quelli vicini a lui, ma è tale anche per noi. Dal 1226 dopo tanti secoli quella luce ancora rifulge, è punto di riferimento non solo per coloro che vivono nella Chiesa, da san Francesco così teneramente amata, rispettata, obbedita”.
San Francesco è conosciuto e amato in tutto il mondo…
“A lui guardano anche non cristiani e non credenti. Il suo messaggio acquista attualità e forza col passare del tempo tanto che trovo davvero attuale il racconto di Tommaso da Celano, biografo di san Francesco. ‘La presenza o anche la sola fama di Francesco – scrive – sembrava davvero una nuova luce mandata in quel tempo dal cielo a dissipare le caliginose tenebre che avevano invaso la terra, così che quasi più nessuno sapeva scorgere le vie della salvezza. Erano infatti precipitati quasi tutti in una così profonda dimenticanza del Signore e dei suoi comandamenti, che appena sopportavano di smuoversi un poco dai loro vizi incalliti e inveterati. San Francesco splendeva come fulgida stella nel buio della notte, così in breve l’aspetto dell’intera regione cambiò e, perdendo il suo orrore divenne più ridente’. E se l’intera nostra regione, per la nostra presenza ad Assisi il 4 ottobre, cambiasse aspetto e diventasse più ridente, rinnovando la propria vita secondo il Vangelo, instaurando rapporti di onestà e di amicizia, pensando di più al bene comune che al bene proprio e al bene dei propri gruppi di potere?”.
Credo che molti italiani condividono questo desiderio …
“Voglio davvero sperare che da questa visita si potranno aprire nuove strade, che noi cristiani chiamiamo conversione, come il perdono dei nemici, l’impegno per sciogliere situazioni di ingiustizia, per la difesa dei deboli, l’accoglienza degli immigrati, dei profughi e degli ultimi, la fede gioiosa che nasce dalla parola di Dio”.
Crede che potrà realizzarsi un tale cambiamento?
“Sì, cambierà anche la regione umbra, cambierà anche l’Italia, diventeranno più sereni i nostri giovani, più ridenti le nostre famiglie, più aperte al futuro le nostre comunità, se Francesco accenderà le nostre lampade e noi cammineremo nella sua luce!”.
Cosa chiederebbe a san Francesco?
“Lo pregherei così. Santo Francesco, povero ed umile dinanzi agli uomini, ma ricco e onorato dinanzi a Dio, accendi la lampada della nostra fede. Santo Francesco, accendi la lampada del nostro amore. Un amore che accoglie tutti, che diventa più tenero con i poveri e i piccoli, che si china sul servizio, che non emargina nessuno e che, per non trascurare il Cristo presente in ogni persona, comincia proprio dagli ultimi. Santo Francesco accendi per noi la lampada della pace! Dacci il coraggio della pace!”.
Pensando a san Francesco e agli uomini e donne del nostro tempo, di cosa abbiamo bisogno?
“Oggi abbiamo particolarmente bisogno di parole e gesti che ci ripetano che la pace è necessaria per non distruggere l’umanità, per non distruggere la terra, perché gli uomini e le donne camminino verso un futuro di speranza! Bisogna che tutti gli uomini e le donne, particolarmente i giovani, innalzino con Francesco lo stendardo della pace, magari scrivendovi sopra le parole di San Paolo: in spe contra spem! ‘Sperando contro ogni speranza’. Queste parole le possiamo far nostre ascoltando Francesco di Assisi che va incontro alla morte cantando. Le possiamo far nostre credendo insieme con lui che Cristo è risorto ed è vivente, e accompagnare il cammino della Chiesa e quello dell’umanità”.