“La Chiesa, popolo che annuncia e testimonia Cristo – Vivere e agire da credenti in stile missionario” è il tema della assemblea diocesana convocata dall’arcivescovo cardinale Gualtiero Bassetti per l’11 e 12 settembre prossimi.
Il Cardinale l’ha preparata consultandosi con gli organismi pastorali, tra cui il Consiglio pastorale diocesano, e questo coinvolgimento “previo” lo ha esteso alle unità pastorali e agli uffici ai quali ha chiesto di dare il proprio contributo attraverso la compilazione di schede che servivano da traccia per la preparazione all’assemblea.
“I contributi raccolti – spiega il vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti – sono stati affidati a don Paolo Asolan, il pastoralista che terrà le relazione all’Assemblea diocesana. Le risposte sono state complessivamente circa due terzi, di qualità e mole diversa. Ne emergerà comunque un quadro interessante della situazione della Chiesa perusino-pievese in relazione all’attitudine all’annuncio del Vangelo”.
Ora sono in corso le iscrizioni dei delegati che ogni UP e ufficio è stato invitato a esprimere, “con la speranza che siano più numerosi del ‘minimo’ richiesto” perché il desiderio del cardinale è che vi sia la più ampia partecipazione.
“Quello che ci aspettiamo – dice il Cardinale a La Voce – anche per le modalità con cui l’assemblea è stata preparata, è un coinvolgimento da parte di tutti. Non si tratta di una manifestazione esteriore tanto meno di una parata ma di una Chiesa che intende continuare il proprio cammino non percorrendo i viottoli della malinconia ma la via grande della gioia cristiana come continua a insegnarci san Francesco”.
L’assemblea ha come documento di base la Lettera pastorale del cardinale Missione e conversione pastorale che riprende e ripropone alla chiesa diocesana la sollecitazione che Papa Francesco rivolge a tutta la Chiesa.
Ma nella nostra diocesi si sta concretizzando in qualche modo o siamo ancora in una fase di discernimento e di ricerca? Il Cardinale resta un attimo in silenzio, poi dice: “È la domanda che mi ha fatto il Papa l’ultima volta che mi ha visto: ‘ma nella Chiesa italiana sta entrando la conversione pastorale? Sta entrando l’Evangelii gaudium?’ Io – continua Bassetti – gli ho risposto ‘qualcosa stiamo facendo’ e il Papa ha sorriso e ha detto: ‘non si tratta di cambiare qualcosa o molto nella pastorale si tratta di un cambiamento della mente, della testa e del cuore’. Allora – aggiunge Bassetti – direi che siamo ancora nella fase del ‘qualcosa si fa’, ma questa conversione della mente e del cuore tarda ancora a venire”.
“Il problema della ‘conversione pastorale’” – aggiunge Bassetti – alla fine è il Concilio Vaticano II. Sta entrando il Concilio nella nostra Chiesa?”.
Di questo si parlerà all’Assemblea diocesana, ma non senza segnali positivi come quello che segnala il cardinale sul piano della carità. “Ma mi ha fatto molto piacere vedere l’entusiasmo sulla proposta di costituire nelle zone della diocesi gli empori della carità. Questo è significativo perché coinvolge parrocchie, unità pastorali, operatori, famiglie. Questo è nella logica del dare”.
La Parola annunciata, è quella che cambia i cuori e le menti, ma sulla formazione e sulla catechesi ci sono cambiamenti che vanno nel senso della “conversione pastorale”? Dal suo osservatorio di Pastore il Cardinale vede e conosce le diverse proposte ed esperienze, “però – dice -mi sembra che tutto questo sia ancora sul piano di una conversione personale, non è ancora qualche cosa che muove… insomma, se arrivano i profughi da noi gli mandiamo i cani o l’accogliamo? Parliamo di periferie, di accoglienza, ma la gente è molto chiusa, ha paura, difende quello che ha, più che dare quello che è”.
Nelle parole di Bassetti si avverte la stessa urgenza che anima Papa Francesco. Non è questo il tempo di rifugiarsi nell’esistente perché “siamo giunti ad una plenitudo temporum” dice il cardinale. “Credo che sia finito il tempo delle chiacchiere, dei programmi. O si ha il coraggio di cambiare oppure saremo sopraffatti da una tale serie di problemi … A cominciare, come dice il Papa, dall’ecologia perché qui è proprio la natura che si sta ribellando perché è stata forzata. Siamo di fronte a dei cambiamenti epocali quindi o noi diventiamo veramente sale della terra, luce del mondo, e sappiamo ridare vita, speranza, fiducia, con gesti concreti, alle nostre comunità oppure…”.
Nelle sue parole si coglie un’ansia di presenza e testimonianza sul piano pubblico, sociale, che è, però, la dimensione che in molti nella Chiesa indicano come mancante nella formazione e nelle attenzioni delle nostre comunità.
Il Cardinale avverte anche “un clima di troppa attesa di chi dice ‘qui fa caldo aspettiamo il temporale’”, un’attesa fatalistica delle cose, “mentre l’attesa evangelica è cogliere i segni dei tempi, è essere svegli, andare sempre incontro al mondo vivi, consapevoli. Dio ci ha affidato il destino dell’umanità, l’ha messo nelle nostre mani, ciascuno per la propria responsabilità”.