Il più lungo (finora, perlomeno) dei viaggi apostolici di Papa Francesco ha ottenuto un “miracolo” prima ancora di cominciare: la ripresa delle relazioni diplomatiche tra Cuba e Stati Uniti. A rivelarlo, a cose fatte, sono stati proprio i Presidenti dei due Paesi, fino a ieri “nemici storici”.
Nel corso del viaggio nel suo Continente di origine, il Papa argentino ha affrontato – e ancora affronterà – numerose tematiche. Particolarmente ricche le considerazioni di tipo sociale.
“So – ha detto il 21 settembre da Holguín – con quale sforzo e sacrificio la Chiesa a Cuba sta lavorando per portare a tutti, anche nei luoghi più remoti, la parola e la presenza di Cristo”.
E lo fa, concretamente, con le “case di missione”, “piccoli segni della presenza di Dio nei nostri quartieri e un aiuto quotidiano per rendere vive le parole dell’apostolo Paolo: ‘Vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto…’ (Ef 4,1-3)”.
Martedì 22 all’incontro con le famiglie ha ricordato, con numerosi esempi tratti dall’esperienza vissuta della gente latino-americana: “Le nozze sono momenti speciali nella vita di molti… Dà gioia all’anima vedere i figli crescere e poter formare la propria famiglia. È l’opportunità di vedere, per un istante, che tutto ciò per cui si è lottato, ne valeva la pena”.
Purtroppo però “in molte culture al giorno d’oggi vanno sparendo questi spazi, vanno scomparendo questi momenti familiari”. Una deriva che ha un scopo ben preciso, perché, private di questa rete sociale, “le persone si trasformano in individui isolati, facili da manipolare e governare”.
Commosso il saluto finale ai cubani prima della partenza per Washington: “L’accoglienza, il calore… I cubani sono davvero gentili, buoni, e ti fanno sentire a casa. Tante grazie! E voglio dire una parola di speranza, una parola di speranza che forse ci farà girare la testa indietro e in avanti. Guardando indietro: memoria. Memoria di quelli che ci hanno portato alla vita, e specialmente dei nonni. Un gran saluto ai nonni, non dimentichiamoci dei nonni! I nonni sono la nostra memoria vivente. E guardando in avanti: i bambini e i giovani, che sono la forza di un popolo. Un popolo che ha cura dei suoi nonni e che ha cura dei suoi bambini e dei suoi giovani, ha il trionfo assicurato! Dio vi benedica!”.
Di fronte poi al presidente Barack Obama, mercoledì, Bergoglio ha anticipato: “In questa mia visita avrò l’onore di rivolgermi al Congresso dove spero, quale fratello di questo Paese, di dire una parola di incoraggiamento a quanti sono chiamati a guidare il futuro politico della nazione nella fedeltà ai suoi principi fondativi”.
Poi, uno sguardo alla comunità cattolica statunitense, che appartiene in buona parte alla classe sociale emergente, gli hispanics (immigrati latino-americani): “Signor Presidente, assieme ai loro concittadini, i cattolici americani sono impegnati a costruire una società che sia veramente tollerante e inclusiva, a difendere i diritti degli individui e delle comunità, e a respingere qualsiasi forma di ingiusta discriminazione”.
Qui entra in gioco il grande valore “americano” della libertà, anche religiosa: “Questa libertà – ha detto il Papa – rimane come una delle conquiste più preziose dell’America. E come i miei fratelli vescovi degli Stati Uniti ci hanno ricordato, tutti sono chiamati alla vigilanza, proprio in quanto buoni cittadini, per preservare e difendere tale libertà da qualsiasi cosa che la possa mettere in pericolo o compromettere”.
E riguardo alla questione cubana, ma non solo: “Gli sforzi compiuti di recente per riconciliare relazioni che erano state spezzate e per l’apertura di nuove vie di cooperazione all’interno della famiglia umana rappresentano positivi passi avanti sulla via della riconciliazione, della giustizia e della libertà”. Che in futuro “i nostri fratelli e sorelle ovunque possano conoscere le benedizione della pace e della prosperità che Dio desidera per tutti i suoi figli”. Concludendo con la più statunitense delle esclamazioni: “Dio benedica l’America!”.
Il calendario della visita a Cuba e negli Stati Uniti
Nel momento in cui andiamo in stampa, il Papa è da poco partito da Cuba e ha iniziato il suo viaggio apostolico negli Stati Uniti. Molto atteso il suo discorso al Congresso (Parlamento unificato) Usa, del quale purtroppo – per motivi cronologici – non possiamo rendere conto in questa pagina, ma i lettori potranno averne notizia in diretta dai mass media . Qui sotto, uno specchietto con le principali tappe del viaggio.
Sabato 19 settembre l’arrivo all’aeroporto de L’Avana (La Habana). Domenica 20 settembre messa nella Plaza de la Revolución all’Avana. Quindi, visita di cortesia al presidente Raùl Castro (fratello di Fidel). Alla sera, celebrazione dei vespri con sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi in cattedrale, poi il saluto ai giovani del Centro culturale “Padre Félix Varela”. Lunedì 21, trasferimento nella città di Holguín, con celebrazione della messa nella Plaza de la Revolución. Nel primo pomeriggio, benedizione della città dalla Loma de la Cruz. Poi la partenza in aereo per Santiago, dove Francesco ha incontrato i vescovi al Seminario “San Basilio Magno”. La sera, preghiera alla Virgen de la Caridad. In questo stesso santuario, il 22 settembre, la celebrazione eucaristica, poi l’incontro con le famiglie in cattedrale.
Dopo mezzogiorno, la partenza per gli Stati Uniti. Mercoledì 23 settembre, al mattino, la cerimonia di benvenuto alla Casa Bianca; a seguire, l’incontro con i vescovi degli Stati Uniti nella cattedrale di San Matteo a Washington. Nel pomeriggio, la canonizzazione del beato Junipero Serra. Ieri, giovedì 24, il discorso al Congresso, poi la visita al Centro caritativo della parrocchia di St Patrick e l’incontro con i senzatetto.
Nel pomeriggio, trasferimento a New York. Lì, nella cattedrale cattolica, vespri con clero, religiosi e religiose. Oggi, venerdì, Papa Bergoglio è al “palazzo di vetro”, sede dell’Onu, e a Ground Zero per un incontro interreligioso. Nel pomeriggio, incontro con bambini e famiglie di immigrati; quindi messa al Madison Square Garden. Sabato 26, partenza per Philadelphia; eucaristia in cattedrale; incontro con la comunità ispanica e altri immigrati. Alla sera il Papa partecipa alla Festa delle famiglie. Domenica 27, visita ai detenuti e messa conclusiva dell’8° Incontro mondiale delle famiglie. Rientro a Roma.