Un giornale come il nostro, che si chiama La Voce, non può negare “voce alla pace”. Con lo slogan “Diamo voce alla pace”, infatti, è stata promossa un’iniziativa a carattere nazionale dalla Tavola della Pace che ha sede nella nostra terra umbra. L’iniziativa consiste nel dedicare le 24 ore del 10 marzo all’informazione e comunicazione di pace. L’intenzione potrebbe essere ambigua nel senso che da una parte induce a pensare che si debba parlare della pace con conferenze e tavole rotonde, dall’altra parte invece che i mass media, almeno per un giorno, riescano a stare in pace e a determinare attraverso i loro programmi, sentimenti di fraternità tra uomini e popoli ed evitare pertanto la rappresentazione della violenza e l’esaltazione della guerra e delle stragi.
L’iniziativa si annuncia ben riuscita. Il tema è suggestivo, induce a riflettere sulle grandi problematiche della storia, delle civiltà, delle istituzioni politiche e religiose ed è ricco di aspetti filosofici e letterari, si accompagna con coreografiche manifestazioni, va di moda. Sono in calendario oltre 150 iniziative in molte città d’Italia ed hanno dichiarato la loro partecipazione 610 organizzazioni dell’associazionismo, del volontariato, di scuole, e di comuni, province e regioni.
Si può dire che il mondo è pieno di conflitti, ma la maggioranza degli uomini sono pacifici e la pace, a parole, gode di grande stima. Invitare i media a mettersi al servizio della pace con consapevolezza e responsabilità è un ottimo proposito. Flavio Lotti, il coordinatore della Tavola della pace ha indicato agli operatori delle comunicazioni sociali alcuni impegni, tra cui la denuncia della falsa idea della pace. Mi pare l’obiettivo più importante di tutta l’operazione, perché spesso, in modo esplicito o subdolo, l’idea di pace viene abbinata ad ignavia, viltà, debolezza, paura, mancanza di ideali e di amore alla propria patria e ai valori della propria identità.
Il pacifista sarebbe un codardo, un uomo che lascia fare, si lascia ingannare, non prende la difesa della sua terra o della sua gente. Così accade pure per il non violento. Un ministro in visita a militari dislocati all’estero ha detto che i pacifisti sono delle caricature. Ora per evitare che coloro che operano in pace a favore della pace siano considerati delle marionette o delle caricature, è necessario dare dignità, valore e corpo all’azione di promozione della pace a livello mondiale, organizzando una strategia di convinzione, educazione, formazione, consenso favorendo la giustizia e il rispetto dei diritti e contribuendo allo sviluppo ordinato della nazione verso il benessere e il progresso.
E su questo piano i mezzi di comunicazione sono di decisiva importanza. Ma per essere efficaci e credibili in questo obiettivo devono convertirsi in strutture in cui vi sia il culto della verità (Il messaggio del Papa del primo gennaio: “Nella verità la pace”) il rispetto della vita e della dignità di ogni essere umano e non si prestino a divenire strumenti di una parte pronti a fomentare il disprezzo e l’odio per la parte avversa.
Oggi i media non solo informano male, ma sono in continua guerra tra loro e all’interno delle loro strutture. Alcuni sono veri e propri strumenti di lotta, come esercito schierato in battaglia. Ben venga quindi l’iniziativa della Tavola della Pace che chiede “un cambio di mentalità e una più ampia assunzione di responsabilità”.