La Regione Umbria lancia uno spot televisivo in cui si chiede ai genitori di ‘vegliare’ sull’uso che i figli fanno dei mass media. Abbiamo sentito il parere della professoressa Floriana Falcinelli, docente ordinaria di Didattica generale e Tecnologie dell’istruzione e apprendimento presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli studi di Perugia, nonché membro del Senato accademico e grande esperta del settore. Secondo lei basta uno spot per tutelare gli adolescenti? ‘Certamente lo spot è uno strumento, ma da solo non risolve il problema. È necessario predisporre adeguati interventi educativi nei riguardi dei minori, chiamati ‘nativi digitali’. Al giorno d’oggi assistiamo a questo gap molto forte tra i ragazzi, nati tra le tecnologie, e gli adulti che invece le vedono come qualcosa di molto negativo, demonizzandole anche perché non comprendono l’utilità di questa risorsa. A tal proposito credo che sia necessario procedere in percorsi seri di formazione rivolti agli insegnanti e ai genitori su quella materia che noi chiamiamo media education. Io mi occupo da molto di questo settore perché ritengo che aiutare gli educatori a conoscere i media, comprendere i linguaggi, i messaggi, le modalità di trasmissione e ricezione dell’informazione sia una strategia importante per poi sostenere gli adolescenti. È importante che imparino a utilizzarli in modo attivo, consapevole, capendo che sono anche strumenti che permettono l’espressione creativa. Non esiste solo l’aspetto negativo, perché la Rete offre strumenti che permettono la costruzione di modalità comunicative molto nuove, ricche, i cosiddetti social software che attivano relazioni, permettono ai ragazzi di condividere emozioni, esperienze e pensieri’. Si potrebbe però cadere nella trappola di un utilizzo incontrollato dei mezzi di comunicazione”Bisogna sicuramente fare attenzione all”ecologia mediale’, cioè abituare i ragazzi alla regolazione nell’uso non solo dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo. È importante considerare tutti i media: usare internet non pregiudica la lettura di un buon libro. Si può far un uso corretto di tutti i media, regolandone la fruizione in modo consapevole. Un genitore o un educatore ha il compito attualissimo, per esempio, di far capire ad un ragazzo che si possono incontrare amici su Facebook, ma che si può anche uscire e incontrarli faccia a faccia. È fondamentale trovare un equilibrio tra mondo reale e mondo virtuale’. Quando è necessario intervenire? ‘Il campanello d’allarme vero è rappresentato dal fatto che sempre più spesso l’esperienza con i media è per i ragazzi una sostituzione della povertà di tutte le altre esperienze di natura sociale, affettiva e relazionale. I ragazzi trovano nei media un rifugio alle loro solitudini. Non dobbiamo imputare ai media problemi legati all’assenza delle dimensioni educative. Se i media diventano l’esperienza fondamentale dei ragazzi, è perché non hanno la possibilità di vivere altre esperienze, non hanno un gruppo sul quale contare. Gli oratori sono importanti ma sono limitati ad una frequentazione fugace, non costante, e anche sul territorio spesso latitano. L’aspetto più preoccupante è che di questo passo i media finiscono per sostituire le esperienze sociali in tutto e per tutto. Basti pensare a come la televisione riempie i nostri pranzi perché, se la spegnessimo, ci sarebbe un silenzio terrificante’. Quindi il problema come andrebbe affrontato? ‘Noi dovremmo protestare di più sui contenuti dei media, perché ci sia una maggior qualità dei programmi insieme ad un maggior controllo. Rimane comunque il fatto che tutti i nostri ragazzi hanno bisogno di avere vicino adulti che li accompagnino nella scoperta del mondo. E questa figura del genitore o educatore accompagnatore manca’. Perché manca questa figura? ‘È un tema complesso; non a caso, però, il Santo Padre ha parlato di emergenza educativa. Abbiamo bisogno di lavorare di più: oggi per esempio si diventa genitori in modo forse meno consapevole e gli insegnanti sono stati svuotati da ogni responsabilità educativa. La società adulta in generale è una società poco educativa. Anche nell’ambito dello sport o delle attività ricreative il problema dell’educazione non è mai prioritario. I media dal canto loro riempiono dei vuoti’. Esistono delle attività propedeutiche per le famiglie? ‘Noi come università abbiamo un laboratorio di media education per i futuri insegnanti di scuola materna e elementare. Come facoltà di Scienze della formazione stiamo riflettendo su questi temi per poter dare il nostro contributo, come già abbiamo fatto in passato attraverso una collaborazione con la Provincia di Perugia nell’ambito di progetti riguardanti l’educazione, coinvolgendo le scuole. Speriamo di ripeterla’. LA CAMPAGNA televisiva Genitori e figli ‘Insieme per un mondo a colori’Il Corecom Umbria ha fatto proprio lo spot di trenta secondi prodotto dal Corecom Marche ed ha deciso, sulla base di un accordo sottoscritto con l’omologo marchigiano, di diffondere tale prodotto anche sul suo territorio. La nuova campagna televisiva, presentata presso la Provincia di Perugia, è, come detto, dedicata al rapporto fra minori e mass media ed ha come slogan ‘Insieme per un mondo a colori’. La campagna è rivolta ai genitori, alle famiglie e agli educatori, con l’obiettivo di sensibilizzare gli adulti ad accompagnare i minori nella visione dei contenuti televisivi e multimediali, guidandoli ad una corretta comprensione. L’iniziativa, spiegano dal Corecom, ha l’obiettivo di sensibilizzare le emittenti locali, coinvolgendole in un processo di crescita comune e di miglioramento della qualità dei prodotti audiovisivi.
Diamo calore umano ai piccoli cybernauti
Mass media. Campagna televisiva su minori e internet
AUTORE:
Elena Pescucci