Una settimana bellissima, insieme, per raccontare al Papa e ai suoi collaboratori le gioie e le speranze dell’Umbria. Noi vescovi di questa Regione stiamo avviando la visita ad limina apostolorum. È dall’epoca più antica che i pastori delle Chiese particolari si incontrano periodicamente con il successore di Pietro, per rinnovare i vincoli di fraternità e condividere prospettive e problemi. La prassi attuale della Chiesa latina è che ogni cinque anni tutto l’episcopato vada a Roma. Il termine medievale di questo atto rammenta il pellegrinaggio, il gesto di varcare la porta delle basiliche romane, per andare a ‘venerare le tombe dei beati apostoli Pietro e Paolo’. È pia consuetudine andare in preghiera alle quattro basiliche maggiori dell’Urbe, quelle legate particolarmente al Papa e per ciò dette ‘patriarcali’: San Pietro in Vaticano, San Paolo fuori le Mura, Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano, che è la cattedrale del Papa. Tutti sanno che Giovanni Paolo II per ben dodici volte visitò l’Umbria; forse è meno noto il suo diretto coinvolgimento nelle questioni della Chiesa nella nostra Regione. A lui dobbiamo alcuni degli indirizzi fondamentali che hanno segnato la nostra vicinanza alla gente, gli obiettivi di carità, l’interesse per la famiglia, l’impegno per i giovani. La prossima settimana sarà l’occasione per una utile verifica del lavoro fatto. Benedetto XVI ha un così forte legame con la nostra realtà che, appena eletto Papa, ha scelto per sé il nome del più antico dei nostri grandi santi. Il 17 giugno prossimo verrà in Assisi, nel cuore della Regione, ad incontrare tutto il nostro popolo: presso il Sacro Convento si conservano le spoglie mortali del santo Poverello; presso la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli il progetto e la prima fraternità. Non vi è Chiesa particolare dell’Umbria dove san Francesco e i suoi frati non siano passati beneficando. In tutto il mondo è chiamato ‘serafico padre’; da noi è figlio di queste antiche Chiese, che vantano ascendenza apostolica. Andremo a Roma la settimana prossima noi vescovi e, uno ad uno, ci incontreremo col Papa. Non sarà soltanto una visita di cortesia. La voglia di delineare l’identità specifica di ciascuna nostra diocesi ci ha portato, in questi ultimi mesi, a raccogliere ogni aggiornata informazione che potesse essere utile: a far sintesi di quanto gli organi partecipativi delle diocesi ci hanno chiesto di rappresentare al Papa. Ai vari dicasteri della Curia romana, cioè ai collaboratori del Papa per ogni singola materia della vita ecclesiale, abbiamo già fornito la nostra visione sullo ‘stato della Chiesa in Umbria’, come con parola di gergo si dice. Il senso di quel che andiamo a fare è un dialogo costruttivo che assicura l’unità e la molteplicità delle esperienze ecclesiali: è quello che, con parola del linguaggio teologico, si definisce la comunione tra le Chiese. È un’esperienza molto significativa di interrelazione tra noi vescovi umbri e la Chiesa di Pietro e di Paolo, che la tradizione antica chiama a ‘presiedere nella carità’. Mercoledì 21 avvieremo la Quaresima insieme col Papa nei gesti dell’umiltà, significando, anche con la nostra assenza dalle rispettive diocesi, che è il Signore che guida la Chiesa, non noi. A noi tocca solo di far da vicari, cercando di farlo nel migliore dei modi che sappiamo. Martedì 20, alle 18, saremo nella basilica di Santa Maria Maggiore: gli umbri che stanno a Roma e quanti dalla nostra Regione vorranno venire nel più antico santuario mariano della terra, presenteranno a Dio e alla sua santissima Madre ‘le gioie e le speranze, le tristezze le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono’, facendo eco alla preghiera che da secoli gli umbri rivolgono a Maria, invocata con fiducia coi bei titoli della nostra tradizione.
Dialogo costruttivo per l’unità
I vescovi della nostra regione alla visita quinquennale in Vaticano
AUTORE:
' Riccardo Fontana