La narrazione sulle migrazioni e i richiedenti asilo nel nostro Paese viene spesso condotta con una marcata connotazione negativa. “Immigrazione: per una comunicazione positiva” è il titolo dell’incontro tenutosi nel pomeriggio del 13 aprile alla sala San Francesco, nell’ambito del festival internazionale del giornalismo 2018. Nel corso della tavola rotonda è emerso, dati alla mano, un grande sfasamento fra percezione e realtà dei fatti sul tema dell’immigrazione. Sono intervenuti sul tema la prof.ssa Paola Springhetti (Università pontificia salesiana), il dott. Paolo Brivio (Italia Caritas e sindaco di Osnago), il prof. Mario Morcellini (Agcom) e il vescovo ausiliare di Perugia mons. Paolo Giulietti. Per ulteriori approfondimenti vedi il prossimo numero de La Voce disponibile gratuitamente in edizione digitale dal 18 aprile.
L’immigrazione è un fenomeno complesso poiché ha molti volti e si compone di svariati aspetti, pertanto troverà ampio spazio anche all’interno del prossimo festival del giornalismo. Anche le Nazioni Unite sono intervenute sul tema e nello scorso mese di febbraio hanno avviato una serie di negoziazioni intergovernative con l’obiettivo di fondare una cooperazione fra stati e soggetti non governativi che si tradurrà nella definizione, entro il prossimo luglio, di due accordi: il Global compact for safe, orderly and regular migration (per migrazioni sicure, ordinate e regolarizzate) e il Global compact for refugees (per i rifugiati).
Anche la Chiesa, attraverso la sezione Migranti e rifugiati del Vaticano, ha già preso parte attivamente al processo di formazione dei due Compact elaborando “venti punti di azione” come risposta ai bisogni di migranti e rifugiati (leggi qui il testo integrale). Qual è invece la situazione umbra? È notizia di pochi giorni fa quella riportata dalle prefetture di Perugia e Terni secondo cui l’Umbria sarebbe seconda dopo la Puglia per tempo di permanenza dei migranti nelle strutture temporanee d’accoglienza (media di 251 giorni). Un dato questo non dovuto al benessere che si respira in Umbria, bensì ai lunghi tempi delle commissioni territoriali chiamate a decidere sullo status di rifugiati. Un altro dato, stavolta di provenienza Istat, rivela invece che il numero degli stranieri in Umbria sarebbe calato dal 2015 ad oggi: se tre anni fa il numero ammontava a 98.618, al 1° gennaio 2017 la cifra è di 95.935. Un calo che dipende in buona parte da un fattore positivo: le acquisizioni di cittadinanza. Nel 2017 sono stati, infatti, 3.888 i nuovi cittadini italiani che risiedono sul territorio e questo dato rileva che, nella regione, l’immigrazione è un fenomeno che sta assumendo una certa stabilità. C’è inoltre un altro aspetto che di recente, complice un clima di diffidenza, è facilmente trascurato: la provenienza dei migranti.
In Umbria la maggior parte degli stranieri non viene dall’Africa, come si potrebbe facilmente pensare, ma dall’Europa. Secondo il Dossier immigrazione 2017, in Umbria al primo posto tra i paesi di provenienza troviamo la Romania, da cui provengono 26.216 residenti. Al secondo e terzo posto, invece, Albania (13.924 residenti) e Marocco (9.515 residenti). La restante parte della popolazione straniera viene da Ucraina, Macedonia, Ecuador, Moldavia, Cina, Polonia e Filippine.
Questo significa anche che la maggioranza di stranieri che vivono in Umbria sono di religione cristiana.