Dall’esperienza nell’ospedale di Bucarest la scelta di donarsi a Dio

Monastero di Santa Cecilia / Suor Rosalia, romena di 30 anni, vestirà l'abito il 25 maggio

La comunità di S.Cecilia è in festa per la professione solenne di suor Rosalia Baciu. La messa si celebrerà il giorno 25 maggio alle ore 16.00 nella Chiesa di S.Giuseppe. “Mi chiamo suor Rosalia Baciu, ho 30 anni, sono romena, vengo da una famiglia povera e numerosa, formata da ben quattordici fratelli. Educata alla fede cattolica, frequentavo ogni giorno la messa. Ma come tutti i miei coetanei, sentivo forte l’attrazione alle piccole cose, man mano mi rendevo conto, però, che non mi davano la vera gioia, ma solo l’ebbrezza del momento destinato a scomparire subito dopo. Un giorno mi capitò di leggere la vita di san Francesco e di santa Chiara, ciò che mi colpì maggiormente fu la loro vita povera e umile. Sembrava di rispecchiarmi in quelle figure così lontane nel tempo eppure così vicine e attuali con il loro stile di vita evangelica. E’ incominciato a nascere in me il desiderio di seguire il loro esempio “sprecando” la mia vita per Dio, mettendola a servizio dei fratelli bisognosi. Ma tutto ciò era impossibile a causa del regime in cui a quei tempi viveva la Romania. Feci mia la preghiera di Francesco: ‘Signore cosa vuoi che io faccia?’ E quando la Chiesa fu ormai libera e gli istituti religiosi uscirono dai loro silenzi, decisi di entrare a far parte di una Famiglia francescana. Per tre anni, come aspirante, lavorai nell’Ospedale di Bucarest, dove ho conosciuto la sofferenza e la miseria umana. Fu per me un’ esperienza forte e significativa. Ma fu proprio in questa esperienza bella e straziante, che è rinato in me il desiderio di una vita nella quale portare sull’altare davanti al Dio vivente il dolore, le sofferenze e le necessità del mondo, di quel mondo troppe volte sconvolto dall’indifferenza e dalla violenza. Venni ad Assisi con altre postulanti romene, per la formazione iniziale. Frequentavamo la basilica di S.Chiara, fu lì che il richiamo alla vita contemplativa in clausura fu forte e irresistibile. Le difficoltà e le incomprensioni non sono mancate, ma il desiderio di seguire la volontà di Dio mi ha aiutato a superare gli ostacoli. Giunsi qui nella comunità delle Clarisse urbaniste, a Città di Castello lasciando dietro alle spalle tutto, compreso la famiglia e la Patria lontana. Avrei più rivisto i miei genitori e i miei fratelli? Dopo il periodo di conformazione a Cristo casto, povero e obbediente, dono per sempre la mia vita a Dio Padre, con la Professione solenne. Affidando a Lui la mia realizzazione, la mia Patria e la mia famiglia sapendo che la mia vera felicità è nel fare la sua volontà. Ma Egli non si è lasciato vincere in generosità, infatti dopo molti anni il Signore mi fa dono di riabbracciare la mia mamma ed alcune sorelle che saranno presenti alla mia Professione solenne”.