Cinque gennaio 2001, chiusura in diocesi del Giubileo. È una data che resterà nei fasti della nostra Chiesa: solenne concelebrazione eucaristica presieduta in Cattedrale da mons. Riccardo Fontana, arcivescovo di Spoleto-Norcia, con il Presbiterio diocesano al completo, nonché i diaconi, gli accoliti ed i ministri straordinari della Comunione.
Ottimale il servizio musicale della Cappella del Duomo, che ha eseguito la “Missa Jubilaris” a quattro voci dispari, per organo e orchestra. Un bravo di cuore al maestro mons. Elio Simonelli.
Uno spettacolo unico, gli otto pellegrinaggi dagli otto vicariati del territorio diocesano, da Gualdo Cattaneo a Castelluccio, da Verchiano a Ruscio di Monteleone, da Roccaporena a Norcia, dalla cerchia dei cinque comuni del IV Vicariato alla Valserra: convergenti come un’anima sola su Spoleto e la sua Cattedrale.
Mons. Arcivescovo ha ricordato come, all’inizio del Giubileo, ai primo vespri di S. Ponziano (13 gennaio 2000), il Duomo restaurato e risorto si illuminò della parola del Papa, portata dal suo segretario di Stato, card. Sodano: “Una Cattedrale, una Città cui han posto mano cielo e terra”.
Ampio giro di orizzonti nello spazio e nel tempo, via via attraverso i mesi di questo meraviglioso 2000: le abbadesse convenute a Norcia dagli oltre cento monasteri benedettini d’Italia, l’omaggio a Benedetto dei Metropoliti di Macedonia, la grande assise degli abati dei monasteri anche d’oltralpe, i tremila giovani da ogni parte del mondo per la Gmg, il ritorno dei Benedettini a Norcia, il pellegrinaggio dei ministri straordinari della Comunione d’Italia, la giornata indimenticabile di Rita, la piccola Santa che a Roma raccolse intorno a sé centinaia di migliaia di fedeli, la Beatificazione di Pio IX e la Canonizzazione del beato Antonino Fantosati; l’accorrere delle vicarie nella Cattedrale, specie in Quaresima, ugualmente i pellegrinaggi nelle chiese giubilari, a Norcia come sul Monteluco, a Cascia e a Roccaporena come al Santuario del beato Pietro Bonilli in Cannaiola: un popolo immenso che si è mosso davvero, nell’obbedienza allo Spirito, in umiltà e carità.
Mons. Arcivescovo, nella fervida omelia, ha richiamato il cap. 19 dell’Esodo, l’affluire del popolo liberato ai piedi del Sinai, e qui oggi a Spoleto, salendo al Colle di S. Elia, dove i nostri padri vollero la Cattedrale, nel segno del Sangue di Cristo e degli innumeri martiri, da Ponziano a Sabino, da Gregorio a Brizio.
“Questo popolo – ha detto l’Arcivescovo – che gremisce le strade e la Cattedrale, questa Terra di Santa Maria, che si stringe all’altare del Vescovo, questa sensibilità nuova risvegliata dal Giubileo verso i poveri, i malati, i disoccupati, i carcerati, queste folle sono alla ricerca di una risposta ed hanno ben diritto ad ottenerla anzitutto dal Vescovo, 115° successore di San Brizio, e da tutti gli operatori uniti con lui”.
Sarà la strada che percorreremo, programmaticamente insieme, lungo il cammino ritmato dagli incontri sinodali, circoli minori e congregazioni generali. Ognuno ci trovi pronti, lucidi, uniti, per quella storia che Dio vuole scrivere con noi. Grazie, Eccellenza. Nella Visita pastorale lei ha visitato 1.500 infermi. Ma infermi, almeno nello spirito, siamo un po’ tutti: discontinui, incoerenti, statici, allergici alla novità. Ci dia una gran benedizione per quel supplemento di forza e di luce che ci è necessario. Ci impegniamo nel cammino sinodale nella triplice osmosi di annunzio, celebrazione, carità, per una Chiesa missionaria che esca all’aperto, specie nel mondo del lavoro, delle famiglie e dei giovani, poiché di essi è il futuro.