Il 26 aprile 1986 in seguito ad un errato esperimento nucleare da parte dell’Urss, un reattore all’interno della centrale di Chernobyl esplode, causando la dispersione nell’atmosfera di materiale altamente tossico. Ad essere devastata dalle radiazioni, non solo la città ucraina di Chernobyl, ma anche i paesi e le nazioni limitrofe. Tra queste, la regione più colpita, è quella bielorussa di Gomel, considerata tuttora “zona rossa”. È proprio da qui che provengono i bambini che l’Associazione di accoglienza e di solidarietà internazionale Orizzonti Onlus ha deciso di ospitare.
A questi ragazzi, di età compresa tra i 7 e i 17 anni, viene offerta, ogni anno, l’opportunità di trascorrere due mesi in Italia, in estate e a dicembre. Una sorta di vacanza che, per questi giovani, ha un valore benefico e anche terapeutico. “I ragazzi che giungono in Italia – spiega il presidente dell’Associazione Luca Felici – hanno l’opportunità di ridurre notevolmente la quantità di radioattività assorbita nell’organismo. Nonostante il disastro di Chernobyl sia avvenuto nel 1986 e per noi, ormai, un lontano ricordo, non è così per le popolazioni del luogo, che risentono ancora delle conseguenze del tragico incidente”. Secondo gli esperti, infatti, i tempi di decadimento radioattivo sono molto lunghi (minimo 60 anni) e, pertanto, gli abitanti delle zone colpite vanno aiutati ancora.
Il periodo di accoglienza di quest’anno è iniziato il 27 giugno e si è concluso il 28 luglio. 18 giovani sono stati accolti da alcune famiglie locali che hanno fatto opportuna richiesta e che, soprattutto, lo hanno desiderato veramente. “Non facciamo alcuna distinzione – dichiara il Presidente. Tuttavia, noi, in prima persona, oltre a recarci in Bielorussia per verificare sul posto le reali necessità dei nostri futuri ospiti, ci accertiamo, attraverso alcuni incontri preliminari, che le famiglie alle quali saranno affidati i bambini, siano davvero convinte. Ospitare questi ragazzi è un impegno, che ha anche delle regole da rispettare”.
Per quanto riguarda il viaggio, le spese del biglietto aereo sono a carico della famiglia ospitante, mentre gli altri trasporti, come ad esempio gli autobus da e per gli aeroporti, sono pagati dall’Associazione. “I principali ostacoli organizzativi – prosegue Felici – sono dovuti al lungo iter burocratico, ancor più complesso, considerato che si tratta di minori. C’è bisogno dei visti delle ambasciate e anche una liberatoria firmata dai genitori dei bambini. Tutte le famiglie italiane, inoltre, devono ricevere da parte della Questura un nullaosta prima di iniziare il periodo di accoglienza”.
Madre Teresa di Calcutta diceva “aiutare un bambino è salvare il mondo”. E questa frase è proprio il motto dell’Associazione di accoglienza e di solidarietà internazionale Orizzonti Onlus.