Lunedì scorso presso il Centro studi “Beato Carlo Liviero” si è tenuto il primo incontro del corso “Da immigrati a nativi digitali a scuola” organizzato dall’ufficio Scuola della diocesi. L’iniziativa è rivolta a tutti coloro che operano nel settore dell’educazione e della scuola, quotidianamente a contatto con i giovani e con una pluralità di strumenti mediali con cui è difficile prendere una corretta confidenza.
Il prof. Pier Cesare Rivoltella, ordinario di Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento presso l’Università Cattolica di Milano, relatore di questo primo incontro, ha spiegato che la concezione moderna della media education si sviluppa intorno agli anni ’70 dalla necessità di educare i giovani a capire i fatti che il cinema trasmetteva loro. Solo dopo gli anni Novanta, con l’ampia diffusione dei telefoni cellulari ed in tempi recenti dei social network, il problema, amplificato per dimensione ed effetti, si sposta verso la questione della cittadinanza. Si parla oggi infatti della valenza civica della new media education, che non si ferma all’utilizzo degli strumenti mediali ma approfondisce il tema della corretta interpretazione dei messaggi.
Il prof. Rivoltella ha analizzato i motivi dello spostamento della questione verso il territorio della cittadinanza, individuandone tre principali.
Il primo è rappresentato dalla mediatizzazione crescente della scena politica, che ha reso i personaggi pubblici più reali e vicini alla gente, li ha smitizzati portandone spesso in evidenza gli umani difetti, e generando un progressivo ed attualissimo disinteresse verso la politica.
Il secondo motivo è individuato nella concentrazione del “mondiale” nel “locale”, perché grazie al Web è possibile accedere a luoghi e persone lontanissime, sviluppando una visibilità globalizzata sensibile a problemi che non ci appartengono, con un coinvolgimento emotivo forte ma limitato allo spazio web, a scapito del concreto attivismo pratico.
Terzo motivo dello spostamento verso l’aspetto della cittadinanza è la “protesizzazione” dei media, oggi sempre più presenti nella vita dei giovani, fino a diventare un vero e proprio prolungamento dei sensi – una sorta di protesi di competenza sociale.
“La progressiva migrazione dei media dentro la vita degli adulti – spiega Rivoltella – erode il senso civico che ne consentirebbe un uso corretto. Nel caso dei giovani non parliamo di migrazione, perché questi sono nati già dentro un sistema dominato dai media e con una notevole facilità di utilizzo del canale multimediale. Questo evidenzia l’urgenza di un’educazione che insista su alcuni tasti fondamentali per ridare lustro alla dimensione civica delle coscienze dei futuri aduli”
L’invito che il relatore rivolge agli insegnanti è quello a non temere di sporcarsi le mani nell’educare gli allievi come cittadini. “L’alfabetizzazione tecnica – ha detto – non è di per sé sufficiente allo sviluppo personale di un giovane, se non si affianca un lavoro educativo trasversale incentrato su valori di ospitalità, giustizia e sincerità. È necessario aiutare i giovani a ridefinire il confine tra lo spazio pubblico e quel privato ampliamente eroso dai social network, sviluppare un senso critico nei confronti dei numerosi messaggi che la Rete offre, ed un coerente senso di responsabilità riguardo a quanto detto e scritto, gestendo in maniera consapevole quel caos di informazioni e quel pluralismo di pensieri che da vessillo di libertà sta degenerando in anarchia”.
Prossimi incontri
Il secondo appuntamento del ciclo di incontri organizzati nell’ambito dell’iniziativa “Da immigrati a nativi digitali a scuola” è previsto per l’11 febbraio alle ore 21 presso il Centro studi Beato Carlo Liviero, ed affronterà il tema “I ragazzi del Web”. Il terzo ed ultimo appuntamento della serie è invece previsto, sempre presso la stessa sede, per il giorno 11 marzo alle ore 17, su “Nuovi media e Web 2.0 a scuola e nei gruppi”. Tema su cui interverrà il prof. Luca Paolini, insegnante di Religione ed esperto di tecnologia mediale applicata all’insegnamento.