Un maggiore e più convinto coinvolgimento degli adulti nella catechesi, richiami alle comunità parrocchiali per una più puntuale adesione alle indicazioni che arrivano dal Vescovo, riflessioni amare sulla politica locale: queste le tre direttrici fondamentali della lettera pastorale 2013-2014 La gioia di educare alla fede di mons. Mario Ceccobelli, la nona dal suo arrivo sulla Cattedra di sant’Ubaldo a oggi, diffusa al termine della recente Assemblea ecclesiale.
Da un lato il testo indica al mondo ecclesiastico linee operative per una evangelizzazione in linea con i più avanzati orientamenti attuale; dall’altro rileva con preoccupazione “le divisioni e le rivalse faziose” che attraversano il mondo della politica eugubina.
Un documento interessante che coinvolge la diocesi nella sua globalità, e come tale merita di essere studiato e approfondito. Ricordando che la lettera pastorale, oltretutto espressione e sintesi di un lavoro di costante confronto all’interno della diocesi e delle sue strutture, “è uno dei modi con cui il Vescovo esercita il suo servizio di guida”.
Nella lettera vi è il richiamo al ruolo essenziale dei parroci nel farla conoscere “per recepirne le indicazioni e cercare di individuare le modalità per raggiungere gli obiettivi puntualizzati” nonché l’insistito invito alle parrocchie a “superare le tentazioni di chiudersi nei loro confini come se fossero delle isole, ignorando le indicazioni del presule, le attività della medesima zona pastorale e dell’intera diocesi. Purtroppo in questi nove anni – è la considerazione amara di Ceccobelli – a me parrebbe che alle lettere del Vescovo non sia stata riservata molta attenzione”: sia per ripetere “quanto fatto nel passato”, come se “il mondo si fosse fermato”, sia per il timore di “lasciare il vecchio”.
Le indicazioni per il nuovo anno riguardano ancora la catechesi, da condurre secondo le modalità indicate dall’Ufficio catechistico, per passare da una dimensione “puerocentrica” a una “adultocentrica”, affiancando “i soggetti interessati, cioè i catechisti, nella ri-scoperta di un cammino di fede perché si riapproprino del loro ruolo di accompagnatori. Cambiare impostazione – si legge – è l’obiettivo pastorale dei prossimi anni”. Un cambiamento di rotta per “un maggior coinvolgimento e valorizzazione dei laici, e in particolare della famiglia, che deve crescere appropriandosi del suo valore specifico”.
Un richiamo accorato alla responsabilità di ciascuno: la presenza della Chiesa nel nostro territorio “dipenderà anche da noi”. “L’invito pressante per i parroci e le comunità è di studiare come attrezzarsi, aiutati dagli Uffici diocesani, per essere in grado di svolgere al meglio la loro missione”.
In conclusione, un pensiero preoccupato al mondo della politica locale. Riferendosi alla presenza di un Commissario prefettizio alla guida del Comune, “segno che gli uomini chiamati dal voto popolare a guidare la nostra città” non hanno “saputo o potuto svolgere al meglio i loro compiti”, annota: “Le divisioni e le rivalse faziose hanno creato questa condizione che deve far riflettere. C’è una via di uscita a quanto successo? Sapranno gli uomini della politica mettere in secondo piano le loro appartenenze” per operare “scelte condivise, miranti al bene comune, capaci di valorizzare l’immenso patrimonio di cui la nostra città va orgogliosa e che molti ci invidiano? È proprio difficile fare un programma approvato dai più, se non da tutti, per far uscire la nostra città dall’ingovernabilità?”.
Il Vescovo analizza e pone interrogativi; di suo garantisce la preghiera “per il bene del nostro territorio, per la concordia tra i cittadini, per il lavoro e il futuro dei giovani”.