Mentre nelle piazze d’Italia continuano manifestazioni di protesta prevalentemente giovanili, i cittadini tranquilli cercano di capire, mentre quelli passionali continuano a dividersi in chi dice che la polizia è stata fin troppo buona e quelli che invece dicono che ha aggredito brutalmente i manifestanti e ha colpito nel mucchio senza distinguere buoni e cattivi. Una cosa sembra certa però, e cioè che il vertice si è tenuto senza interruzione, la cittadella blindata non è stata violata. E, tuttavia, nessuno può contare tale risultato con soddisfazione. Dopo quanto è accaduto, con un giovane morto, tanti feriti da parte dei dimostranti e da parte delle forze dell’ordine, non si può partire da Genova a testa alta. Gli otto hanno dimostrato buona volontà, hanno cercato di venire incontro alle richieste dei Paesi poveri promettendo aiuti. Ma, al dire di chi sa fare i conti, si è trattato di briciole (qualcuno le ha paragonate alle briciole cadute dalla mensa del ricco epulone). I più realisti, anch’essi esperti di conti, pensano che il poco possibile è meglio del niente assoluto e può crescere: importante è il cambiamento di tendenza. Ma è pur vero che chi sta a contatto con situazioni di miseria e chi ne ha acquisito viva consapevolezza, come i missionari, non si accontenta di generiche promesse, non è in grado di attendere aleatori tempi migliori. La voglia di gridare e di protestare diventa un dovere e un bisogno dell’anima. Ma tale protesta, per essere efficace e non produrre mali ancora maggiori, deve essere civile, democratica, non violenta. Questo non è stato e non per colpa soltanto dei famigerati black bloc, ma di chi non li ha saputi fermare in tempo, ed era compito della polizia, di chi non li ha isolati, di chi ha permesso di continuare la manifestazione dopo i primi scontri, in una parola di quel Genoa social forum che non è stato in grado di gestire la manifestazione pur assumendo l’ambizione di convocare, radunare, rappresentare, coordinare una massa di persone eterogenee genericamente unificate in un ideologico “antiglobalismo” che non ha riscontro nelle vere motivazioni di chi si trovava a Genova. Molti di essi infatti, in modo particolare molti cattolici non sono per nulla antiglobali, quanto assertori di valori e di concreti programmi di distribuzione delle ricchezze e di programmi di sviluppo come sono stati enucleati nel “Manifesto” concertato e firmato dalle organizzazioni cattoliche e presentato a Genova. Questo aspetto propositivo doveva prevalere su quello distruttivo che ha presentato il fianco alla dura reazione poliziesca.Questa è stata da una parte insufficiente e dall’altra eccessiva; così sembra da quanto visto in tv e da quanto raccontato dai giornalisti e cineoperatori presenti ai fatti. Non sappiamo per colpa di chi e non vogliamo assecondare ipotesi estreme. Il Governo ha assunto l’unica posizione che qualunque governo poteva prendere, sostenendo la legittimità dell’operato delle Forze dell’ordine. L’opposizione, ugualmente, chiedendo le dimissione del Ministro degli interni. L’imbarazzo dell’una e dell’altro è evidente. Tutto questo, d’altra parte, sarebbe potuto accadere anche se al Governo ci fosse stata la precedente maggioranza. Ha confessato onestamente Rutelli: al posto di Berlusconi, se avessi vinto le elezioni, avrei potuto esserci io. Per questo l’opposizione si trova incerta e divisa. In modo particolare la sinistra che è stata da sempre amante e protagonista della piazza, che ora sfugge alla sua guida, a meno che non pensi di poterla cavalcare andando a confluire tutta su Rifondazione comunista.L’unica speranza che ci rimane è che non debbano abbassare ancora di più la testa coloro che già sono umiliati ed emarginati per le condizioni di vita cui sono sottoposti, i popoli del terzo e del quarto mondo, che contano miliardi di persone umane. A questi vanno date risposte concrete, con scelte politiche adeguate, e non solo briciole o buone parole. Bisogna ripensare gli incontri di vertice così come le forme di pressione democratica, scegliendo i canali propri della politica e sostenendo gli organismi già esistenti a partire dall’organizzazione delle nazioni unite e dalle sue strutture internazionali.
Da Genova a testa bassa
AUTORE:
Elio Bromuri