È stata inaugurata domenica pomeriggio (26 aprile) la nuova chiesa di Foligno, voluta dalla Conferenza episcopale italiana e disegnata dall’architetto di fama internazionale Massimiliano Fuksas. La solenne liturgia è iniziata alle 17 in punto sotto una pioggia battente, che non ha scoraggiato le centinaia di fedeli presenti. Le maestranze che hanno costruito la nuova chiesa hanno simbolicamente consegnato le chiavi dell’edificio al vescovo di Foligno mons. Gualtiero Sigismondi, che ha così aperto alla comunità le porte della chiesa. Accanto a monsignor Sigismondi, l’arcivescovo di Firenze mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei quando nel 2001 è stato approvato il progetto. Mons. Betori ha definito la nuova chiesa un simbolo della rinascita di Foligno dopo il terremoto del 1997 e un innovativo modello arte sacra, che proietta la spiritualità oltre i canoni classici.
Al suggestivo rito di apertura e alla solenne cerimonia dedicazione della chiesa era presente anche l’architetto Fuksas. Il progettista, piuttosto emozionato, ha detto di aver costruito a Foligno l’opera più intensa ed importante della propria esistenza. Il nuovo edificio sacro – un cubo di cemento armato alto 25 metri, costruito su un gioco di luci naturali che proietta lo sguardo verso l’infinito – è stato intitolato a San Paolo, l’apostolo delle genti. Sarà a servizio dell’unità pastorale “Giovanni Paolo II”, costituita dalle parrocchie di Budino, Cave, Maceratola, Fiamenga e San Giacomo, guidata dal parroco don Giovanni Zampa. “Nella tua casa, Signore, la santità risplenda: questa formula di benedizione – ha iniziato l’omelia mons. Sigismondi – riassume e interpreta il senso profondo del rito solenne con cui oggi dedichiamo a Dio, per sempre, questa casa della Chiesa. Quello che più colpisce – ha poi aggiunto – è il fatto che, nelle sue linee architettoniche, manifesta simbolicamente il mistero della Chiesa: casa del Dio vivente, fondata sulla roccia della fede di Pietro (cfr. Mt 16,18); colonna e sostegno della verità (cfr. 1Tm 3,15), edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti in Cristo Gesù, pietra angolare (cfr. Ef 2,20).Si tratta di un complesso edilizio che, essendo slanciato e proiettato verso l’alto, disegna un dialogo tra cielo e terra. Consente di intuire che la Chiesa pellegrina sulla terra si configura come vera e propria cripta della basilica della nuova Gerusalemme, la città santa che, come dice l’Apocalisse, ‘è a forma di quadrato: la sua lunghezza è uguale alla larghezza’ (21,16). Immediatamente dopo l’autore sacro precisa che ‘la lunghezza, la larghezza e l’altezza sono uguali’, lasciando intendere che è a forma di cubo! Si tratta di un edificio di culto che, essendo inondato dalla luce del sole, i cui raggi entrano trasversalmente e verticalmente, vuole sottolineare che la Chiesa non brilla di luce propria, ma della luce di Cristo, Sole di giustizia”. E più avanti: “Questa casa della Chiesa, nella solidità della sua struttura e nella semplicità della sua architettura, sorge in un luogo dissodato dalla sofferenza procurata dal sisma del 1997… Si candida a diventare, non solo idealmente, campo base che invita tutti a sollevare lo sguardo. Questo nuovo complesso parrocchiale diventa punto di convergenza di diverse comunità cristiane, a cui viene affidata la responsabilità di disegnare l’architettura pastorale di un vasto territorio, che abbraccia più parrocchie, a cui viene chiesto non di recidere le proprie radici antiche ma di estenderle in uno spazio più ampio rispetto a quello offerto dal campo visivo del proprio campanile”.