Ascolto spesso alla radio, di prima mattina, una rassegna stampa molto ben fatta, alla quale gli ascoltatori possono telefonare e parlare in diretta. Qualche giorno fa un ascoltatore, con toni piuttosto accesi, ha rivelato al popolo la “verità che è sotto gli occhi di tutti ma di cui nessuno parla (perché?)”: chi davvero comanda in Italia è il Vaticano. Tutto il potere, anche economico, è lì, e da lì vengono tutti i mali.
Sorprendentemente, la nota giornalista che conduceva la trasmissione si è detta d’accordo; ma forse pensava ad altro. Mi sono cascate le braccia.
L’Italia è prigioniera del Vaticano? Altri dicono che sia prigioniera delle banche; altri della massoneria (magari dei banchieri massoni). Altri ancora dicono che sia – o sia stata – nelle mani dei comunisti, oppure dei giudici (meglio ancora, dei giudici comunisti).
Qualche anno fa andava di moda dire che tutto il potere era delle grandi multinazionali, ma altri davano tutte le colpe ai sindacati; adesso si parla della Germania, oppure della Cina. Ipotesi tutte diverse fra loro, ma tutte basate sul principio che le cose andrebbero benissimo se non ci fosse un complotto, o meglio ancora un Grande Vecchio, che tiene gli italiani in suo potere come in un incantesimo, e basterebbe toglierlo di mezzo per risolvere ogni problema.
Ogni ipotesi è buona pur di non riconoscere che, invece, ahimé, il popolo italiano è prigioniero di se stesso, dei suoi vizi, della sua incultura, della convinzione atavica (non di tutti, certo, ma di tanti) che ciò che conta nella vita è essere furbi, fregare gli altri e pensare a se stessi (individualismo amorale, dicono i sociologi). Che è un atteggiamento suicida, perché nel mondo di oggi non si combina nulla se non si è capaci di fare progetti a vasto raggio e a lungo termine, e per fare questo bisogna essere leali, corretti, onesti gli uni verso gli altri, accettare le regole, agire insieme. Per di più ci sono le mafie, la corruzione e gli altri mali storici che tutti conosciamo. Altro che il Vaticano!