Al ricordo del miracolo delle rondini, avvenuto ad Alviano 800 anni fa, ha dato il la alla celebrazione della 7a Giornata del creato nella suggestiva cornice del castello di Alviano. Sabato 22 pomeriggio il tema francescano ha dunque segnato l’apertura dei lavori inaugurati dal saluto del sindaco di Alviano Nazario Santi e di mons. Elio Bromuri. È seguito il contributo di padre Pietro Messa che ha commentato il Cantico di frate sole mettendo in rilievo la tentazione che spesso noi abbiamo di attribuire a san Francesco concetti di natura e di ecologia che gli erano estranei. L’esperienza di Francesco era un’esperienza mistica che si dirige a Dio, non alle creature, benché lodi Dio con le creature e per le creature. L’atteggiamento di Francesco verso il creato è dunque semplicemente quello della contemplazione: nelle creature vede le vestigia del Creatore, poiché filtra i valori naturali attraverso la fede. Un atteggiamento che ancora oggi dovrebbe animare il nostro sguardo contemplativo verso il creato.
Il contributo dello storico Emilio Lucci ha poi tracciato una sorta di itinerario francescano attraverso i siti e i toponimi legati al passaggio di Francesco lungo il tracciato della via Amerina, quale sarebbe avvenuto durante il viaggio di ritorno da Roma verso Assisi. Il pomeriggio si è concluso con il concerto per archi, del quartetto Sinfonie offerto dal Comune di Alviano. Una tradizione del Sacro Speco di Narni parla proprio di un angelo disceso dal cielo a rallegrare di celesti melodie la solitudine del serafico patriarca.
Il giorno successivo è stato dedicato ai temi che riguardano la giornata, indicati dal Messaggio della Cei. Percepire e vivere il territorio come bene comune è un’esigenza di vasta portata, che richiama le Chiese a una presenza vigilante e critica. La guarigione delle ferite della Terra esige una forte opera educativa e di formazione, cui le nostre comunità sono chiamate a contribuire con competenza e passione. Molti cristiani non hanno veramente compreso l’ importanza e la bellezza del creato come condizione essenziale della loro fede, nonostante confessino, in un articolo del Credo, “Dio creatore del cielo e della terra”. Da questo punto di partenza imprescindibile si sono confrontati, domenica 23, i rappresentanti di diverse Chiese: il pastore valdese Ermanno Genre, il laico ortodosso Keramidas e il teologo cattolico Giuseppe Falanga, sul tema della 7a Giornata del creato: “Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra”.
L’arcivescovo mons. Chiaretti in rappresentanza dei Vescovi umbri ha accolto i fratelli rappresentanti le altre confessioni cristiane. Ha voluto condividere con i presenti il sentimento di sofferenza provato mentre scendeva attraverso la stada della Somma, davanti allo scempio degli incendi dolosi; e ricordava come spesso san Francesco, ammirando la bella valle spoletana, era trasportato alla lode del Creatore. Occorre riconciliarsi e rifare l’alleanza con il creato. Quest’opera di riconciliazione parte dal cuore dell’uomo. A ricordarci poi la sacralità della materia è la preziosa eredità spirituale dei Padri della Chiesa, tenuta viva – come ha sottolineato Keramidas – dalla Chiesa ortodossa e dalla tradizione orientale, che ci mette davanti al creato in atteggiamento contemplativo, quasi una liturgia cosmica.
Mentre ci interroghiamo su questi temi, a pochi chilometri di distanza, contro la volontà dei cittadini, si decreta la costruzione di una centrale di biogas. Mentre a Terni si annuncia la riapertura dell’inceneritore Acea, e a Taranto paradossalmente bisogna scegliere tra due beni primari: la salute e il lavoro. Quale scelta etica: vivere o sopravvivere? Cosa c’è di più miserabile che insistere a sbagliare, quando gli sbagli hanno prodotto ferite già così evidenti? Noi cristiani siamo qui a ricordare che si può imboccare una strada diversa per scongiurare la distruzione del Giardino – paradiso terrestre. Non si può pensare che ci penserà qualcun altro… Nessuno può chiamarsi fuori.