Diceva il capo ufficio stampa dell’allora presidente americano Barack Obama che “non bisognerebbe mai sprecare una crisi”. All’alba della cosiddetta Fase 2, non sembra che la classe politica italiana stia sfruttando la pandemia per migliorarsi e rendere più produttivo ed efficace il proprio operato.
Se ne deve essere accorto anche Papa Francesco, se in una delle sue ultime omelie durante la messa mattutina a Santa Marta ha volutopregare “per i governanti che hanno la responsabilità di prendersi cura dei loro popoli in questo momento di crisi”. Bergoglio li ha sollecitati a capire che, “nei momenti di crisi, devono essere molto uniti per il bene del popolo”.
A cosa pensano i politici?
Non pare che le cose della politica italiana stiano andando in questa direzione. La maggioranza di governo ribolle come ai ‘bei tempi’ in cui l’unica preoccupazione era tramare contro l’alleato di turno, o il nemico interno. I partiti dell’opposizione perseguono ognuno obiettivi differenti. In quella che sembra un’eterna, irredimibile ‘fase zero’ dalla quale non si ha né alcun mezzo ma, soprattutto, alcuna volontà di uscire. Imprigionati – i partiti tutti – in schematismi tattici e in infantilismi strategici che, di fronte all’inaspettata realtà della pandemia, sembrano strangolare sul nascere qualsiasi aspettativa di cambiamento.
Ma trascinare – come sta succedendo – le logiche di uno ieri che non potrà più tornare nell’oggi del contagio getta un presagio nefasto su qualunque velleità di progettare il domani.
Allarme “bomba sociale”
Fuori da ogni sociologismo: si sono accorti, i leader dei nostri principali partiti, delle file – che si stanno ingrossando giorno dopo giorno – di coloro che, in città grandi e piccole, vanno a chiedere un pasto e aiuti economici alla Caritas?
Stride, questa immagine, con le vacue baruffe nelle aule del Parlamento, le manovre più o meno occulte per far cadere Conte, i voli pindarici su nuovi assetti di governo e nuove maggioranze.
Pare abbia capito qualcosa di più di quello che sta realmente capitando in Italia il presidente designato di Confindustria, Carlo Bonomi, quando, con toni di una durezza che da tempo un capo degli industriali non utilizzava, prevede per l’autunno prossimo “l’esplosione della bomba sociale, considerato che i soldi a pioggia finiranno e il sistema produttivo, causa carenza di investimenti, non sarà ripartito”.
Bonomi contesta il criterio dei soldi a pioggia perché lo considera un modo della politica di ricavarne “un dividendo elettorale”.
In effetti, distribuire soldi liquidi in tasca alle persone può avere un senso nella immediatezza del blocco delle attività, anche allo scopo di sostenere i consumi dal lato della domanda. Ma non si può trasformare l’Italia intera in un Paese assistito. Alimentando passività e assistenzialismo.
Responsabilità sì, ma dei politici anzitutto
In questo snodo entra in ballo l’analisi sulla composizione della compagine governativa, dove il peso politico dei cinquestelle (coloro che il Reddito di cittadinanza hanno voluto e difeso, anche in queste ultime settimane, con immutato vigore) pare essere molto più rilevante di quello del Partito democratico. “Il convitato di pietra” – così lo definisce il politologo Piero Ignazi – della maggioranza: perché, se è vero che i cinquestelle hanno ancora la maggioranza in Parlamento, il Pd ha su di sé le stigmate del partito che, qualunque cosa succeda nei prossimi mesi, sarà ritenuto responsabile delle scelte fatte dall’attuale Governo.
Ma dal Pd, dal punto di vista progettuale, non sta arrivando granché. E sotto il profilo politico, il partito di Zingaretti non sembra andare molto più in là della difesa dell’attuale Presidente del Consiglio.
È logico – come ha ricordato lo stesso Pontefice – che, “se si sta in mezzo al guado di un fiume, non si deve cambiare cavallo”; ma una volta sulla sponda opposta, il cavallo deve sapere quale strada prendere. Tracciare quella strada è compito della politica. Che, se all’inizio della Fase 2 chiede ancora ai cittadini di mostrare senso di responsabilità, altrettanto dovrebbe fare guardandosi allo specchio.
Daris Giancarlini