di Angelo M. Fanucci
Ho espresso un mio dubbio: che la passione per il rinnovamento della Chiesa, passione autentica, a volta bruciante in alcuni di noi che nella Chiesa ci siamo dentro fino ai capelli, possa rappresentare un alibi, un’occasione per dimenticare che per tutti noi rimane in vigore, anche in una Chiesa che fatica a rinnovarsi, l’obbligo di tentare l’impresa disperata: “Siate perfetti come è perfetto il Padre”.
Non ci riusciremo mai, ma dalla tenacia di questa divina utopia la nostra vita ne uscirà trasformata come Dio s’aspetta da noi. E m’è venuta in mente santa Teresa del Bambin Gesù. Qualcuno l’ha colpevolmente chiamata “santa Teresina”, un diminutivo assurdo per lei che aveva la mascella volitiva tale quale quel del “por Benito”, ma il suo temperamento volitivo l’aveva indirizzato in tutt’altra direzione.
Una volta che ebbe scelto di voler vivere sempre e soltanto sulla scia di Gesù, Teresa Martin decise di amare sempre e comunque, ma in modo assoluto la gente che la Provvidenza le avesse messo accanto.
E fu la Provvidenza quella che, alla più piccola delle sei figlie del notaio di Lisieux, san Louis Martin, e di sua moglie, santa Marie-Azelin Guerin, una volta entrata nel Carmelo di Lisieux sulla scia delle cinque sorelle maggiori che l’avevano preceduta in quella scelta, mise in cuore la decisiva ambizione: “Io nella Chiesa voglio essere il cuore, l’amore”.
Ma la stessa Provvidenza decise che quella presuntuosa, che aveva avuto un’educazione finissima a casa sua, in convento avrebbe dovuto vivere a stretto contatto di gomito con una suora di provenienza contadina che l’avrebbe messa a dura prova. E la cocciuta ventenne, che dalla vita voleva tutto, si disse: “Se Lui mi ha messo accanto questo tipo di donna, vuol dire che soprattutto nel rapporto con lei io devo essere il cuore della Chiesa, l’amore”.
Già, altrimenti sarebbero tutte chiacchiere. Però, quella benedetta suora! Venuta da una poverissima famiglia della campagna più povera, ne conservava i comportamenti meno signorili. Quando sternutiva, non si metteva mai la mano davanti alla bocca: l’esito era quello di un idrante della polizia. Scatarrava, e il mocio le rimaneva in gola a tempo indeterminato. Non si lavava mai i denti, e il fiato odorava di fogna.
Si soffiava il naso a mo’ di tromba dell’Apocalisse. Pare che utilizzasse anche altra parti del corpo per… rumoreggiare. Ma Teresa “La Roccia”, anche quando avvertiva conati di vomito, la riempiva di attenzioni, le sorrideva, la coccolava, prendeva come un ordine santo anche il più strampalato dei suoi consigli.
Al punto che, quando sentì vicina sorella morte, la vecchia suora di origine contadina ringraziò suor Teresa, ma le fece anche notare un suo grave difetto: quando si prendeva una “cotta” sentimentale per una consorella, com’era successo proprio nei suoi confronti, suor Teresa pareva dimenticare tutte le altre. Compris! Lettore mio, è proprio il caso di dire: prendi su, incarta e porta a casa!