Cosmi difende il suo Perugia: siamo a un passo dall’Europa

Prova opaca dei Grifoni contro il Vicenza. E domenica arriva la Fiorentina

Proprio incontentabile il pubblico perugino. D’accordo, vietato generalizzare, ma sembrano davvero uno schiaffo a chi non ha colpe quei poco più di 6.000 spettatori di Perugia -Vicenza, partita di serie A con la possibilità poi verificatasi di vedere il vecchio Grifo addirittura al sesto posto della classifica a braccetto con il Milan, e quei “musi lunghi” – per dirla alla Cosmi – per una gara tutt’altro che spettacolare. Cose da pazzi, si potrebbe dire, soprattutto se si guarda la graduatoria e si realizza che se il campionato fosse finito domenica scorsa i grifoni avrebbero dovuto disputare uno spareggio per accedere alla Coppa Uefa proprio con i rossoneri. Ha ragione il Serse nazionale a lamentarsi: “Chi avrebbe mai scommesso su 29 punti in 21 partite e su un successo pieno su tutta la linea, gioco compreso? Specie con giocatori giovanissimi e quindi inesperti?”. Un messaggio chiaro che suona così: ” Cosa si vuole di più da questa squadra?”. Anche perché, aggiungiamo noi, è il minimo per un collettivo così che possano arrivare due giornate storte, di tanto in tanto, come quelle culminate con le sconfitte in casa col Bologna e a Parma (guarda caso entrambe dopo vicende extracalcistiche – leggasi caso doping – con conseguenti ricadute psicologiche); è il minimo che dopo quasi nove mesi di lavoro (la squadra si radunò per l’Intertoto il 18 giugno scorso) arrivi un calo fisico in alcuni elementi che forse hanno anche dato finora al di sopra delle proprie possibilità; è il minimo che quella sorpresa che ha travolto quasi tutte le avversarie non sia più tale ma piuttosto rappresenti ora una realtà studiata, oltre che rispettata, e quindi più prevedibile. Contro il Vicenza i tre punti che si volevano dopo due sconfitte brucianti, ognuna per un verso (non si dimentichi che già il pari con la Lazio sarebbe stato stretto), sono arrivati. E’ vero: il Perugia non ha brillato, poche sono state le occasioni da rete, l’attacco ha ancora mostrato di avere un po’ le polveri bagnate e il successo è arrivato solo su calcio di rigore (anche se Materazzi lo aveva sbagliato, ma poi ha saputo riparare sulla respinta del portiere avversario). Ma non si può sempre avere tutto; non si può essere, al cospetto di questo Perugia, pignoli e pretendere sempre il massimo. Con otto punti di vantaggio sul quart’ultimo posto e a pochi passi dall’Europa, c’è invece solo da dire grazie: all’allenatore, ai giocatori, alla società. Tutte componenti unite tra le quali però, stavolta, manca quella dei tifosi. Discorso non certo valido per gli appassionati ragazzi della Curva Nord, né tantomeno per quei seimila fedelissimi. Ma tutto per gli scettici, per gli altri otto-novemila che mediamente portavano la domenica il pubblico del ” Curi” ad attestarsi sulle 15.000 presenze. Dove sono finiti? Passi la contestazione di inizio stagione verso il presidente Gaucci, passi lo scetticismo sulla squadra nelle prime giornate, ma adesso che le cose vanno a gonfie vele cos’altro devono fare Cosmi e la sua band per riconquistare questi tifosi? Visto che non regge la scusa del timore della violenza e degli incidenti tra tifoserie perché quella perugina è decisamente tra le più corrette d’Italia, possibile che sia tutta colpa della pay-tv, capace oltre tutto di annullare quella genuina tradizione di rischiare di prendere anche acqua e freddo pur di sostenere la propria squadra? I prezzi dei biglietti sono troppo alti? Vero, in principio; ma è da gennaio che la società opera tagli sensibili per riportare la gente allo stadio. Non c’è più entusiasmo, è un dato di fatto. Probabilmente ci saranno cause precise o forse è tutto un insieme. Ma fa male vedere che in serie C alcune città fanno anche 20.000 spettatori, proprio come accadde a Perugia qualche anno fa. In molti dicono che i mille episodi discutibili avvenuti durante la gestione Gaucci hanno fatto disamorare il popolo del Grifo. Se così fosse, basterà ricordare che gli uomini passano, ma la squadra, il simbolo e l’orgoglio di una città e di una intera provincia, di queste maglie non si possono cancellare o peggio essere lasciati a se stessi. Una riflessione, per chiudere, alla vigilia di una gara importantissima come quella con la Fiorentina: si prenda l’esempio che arriva dai tifosi della Ferrari. Non importa chi sia al volante, conta solo che la macchina, bene o male, vinca.

AUTORE: Francesco Bircolotti