La notizia delle dimissioni di Papa Benedetto XVI non riguarda solamente il mondo cristiano, è una scelta epocale che fa discutere e riflettere. Una decisione, in ogni caso, presa con grande senso di responsabilità e coraggio. Affidiamo, attraverso questa pagina, il nostro saluto e ricordo alle parole di alcune persone della nostra diocesi.
“Lo ammiro – dice don Alceste Corboli, parroco di Vasciano, Montenero, Pesciano – per la sua umiltà, il coraggio e la responsabilità che ha dimostrato nei confronti della Chiesa. È stata una decisione di umiltà e coraggio, e non credo alle chiacchiere che si sono sentite in questi giorni”. Don Alceste ha un’idea molto chiara su Benedetto XVI: “Nonostante, appena eletto, non sia riuscito a farsi conoscere immediatamente per quello che era e per le sue qualità, in questi otto anni il suo apostolato e la sua persona hanno dimostrato profondità, spirito di servizio ed una semplicità che rivelava anche il desiderio di riformare gli atteggiamenti delle persone di Chiesa, di riportare alla sostanza vera, spogliata di ogni orpello. È riuscito – conclude don Alceste – a presentare Gesù Cristo nella sua essenzialità, a darci un grande esempio”.
Le Clarisse di Montecastrilli hanno avuto il privilegio di incontrare Ratzinger quando, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, andò a far loro visita. L’abbadessa madre Rita conserva un “ricordo bellissimo di quel giorno. Notammo subito la sua gentilezza, la cortesia e l’umiltà. Si trattenne amabilmente con noi parlando della Chiesa e diede la benedizione ad ognuna di noi. Conserviamo con cura una foto scattata in quell’occasione”. Le suore gli sono oggi “molto grate per il suo insegnamento sulla fede, grande proprio perché arriva al profondo dell’anima, segno di una vita spirituale forte e bella”.
Molti giovani della diocesi l’hanno incontrato in varie occasioni. “È una persona di grande semplicità, che riesce a trasmettere un grande calore”, dice Fulvio Boschi dell’Azione cattolica di Todi, che ripercorre con particolare coinvolgimento il momento del suo abbraccio con il Santo Padre, nella giornata unitaria dei giovani umbri. “È stata una bellissima esperienza, ricordo il suo sguardo che accoglie”. Alla Giornata mondiale della gioventù “si è creato un clima gioioso cui il Papa ha preso parte”, tutto questo “nonostante la veglia sia stata un po’ travagliata, a causa del nubifragio”. “Sono un grande fan di Benedetto – dice Sajmir, anche lui membro dell’Ac di Todi. – Dalla sua elezione fino ad oggi ho visto un Papa molto preciso ed umile. Un Papa che ama l’ordine e soprattutto lo crea. Questo suo modo di fare crea in me un enorme senso di sicurezza. I ricordi con lui sono tanti: dall’Agorà dei giovani alla sua visita ad Assisi, all’incontro con i giovani alla Gmg di Madrid. Il suo desiderio di condividere quel momento di preghiera con un milione di giovani era più forte del temporale avvenuto in quel momento o della stessa richiesta fatta dai cardinali o vescovi di lasciare il luogo. E la domanda spontanea è: come si fa a non amare una persona del genere? Come si fa a non percepire l’umiltà che questo Papa trasmette? Io credo che Dio ci ama tanto, per averci dato una guida come Benedetto XVI”.
Papa Benedetto visto da mons. Benedetto
Prima di essere nominato vescovo di Orvieto-Todi, mons. Benedetto Tuzia era vescovo ausiliare del Papa a Roma, per questo ha avuto varie occasioni di incontrarlo. Mons. Tuzia ha ricordato il momento della “fumata bianca”, vista insieme ai ragazzi della sua parrocchia romana. “Spontaneamente ho detto: ‘Si chiamerà Papa Benedetto’, ripensando alla sua ultima relazione, in cui aveva parlato dell’Europa e dell’importanza di san Benedetto”, spiega. Il Vescovo racconta alcuni incontri con Ratzinger, come, ad esempio, quello avuto in occasione della festa del seminario romano: “Appena mi si è avvicinato, l’ho abbracciato”. Inoltre, continua mons. Tuzia, “per me era una fortunata e molto gradita coincidenza il fatto che, durante la preghiera liturgica dell’eucarestia, si pregasse ‘per il nostro Papa Benedetto e per il nostro vescovo Benedetto’, come se fossimo appaiati per il nome”. La scelta del Papa è vista da mons. Tuzia come segno di grande modernità: “Proprio lui, che era considerato soprattutto un conservatore, ha fatto fare alla Chiesa un balzo di centinaia di anni. È stata una scelta forte ma meditata, egli si è messo davanti al Signore con grande umiltà. Quello che doveva sembrare un atto passivo è stato invece un atto di governo, proprio per il servizio che ha reso alla Chiesa”.