Cosa fu per l’Umbria il terremoto del ’97

A distanza di dodici anni è possibile valutare con esattezza, e in positivo, gli sforzi di ricostruzione

Quando un terremoto viene analizzato a 12 anni di distanza dall’evento, c’è un’altra capacità di analisi e di riflessione. Si riesce a vedere con più lucidità se il processo di ricostruzione abbia funzionato o meno e se sia cambiata la geografia urbana dei paesi colpiti dal sisma. Il terremoto di Umbria e Marche, iniziato il 26 settembre ’97 per concludersi nell’aprile del ’98, compie proprio sabato il suo 12° “compleanno”. Non è possibile fare un paragone con quello più recente dell’Abruzzo perché sono completamene diverse le conseguenze e le difficoltà. In Umbria il processo di ricostruzione è pressoché ultimato, tranne le difficoltà di Nocera Umbra. Ma occorre ricordare per un attimo il punto da cui si era partiti. Sinteticamente sono stati colpiti 76 Comuni umbri, con l’evacuazione di 22.604 persone. Compiuti 70.000 sopralluoghi su edifici privati, emanati oltre 20.000 provvedimenti amministrativi di inagibilità e, nella prima fase, sistemata la popolazione in circa 5.500 tende e roulotte. Inoltre è stato adottato il provvedimento che ha portato molte persone ad usufruire di un contributo per l’autonoma sistemazione in altre case. Sono stati inoltre realizzati alloggi di edilizia pubblica e, ove necessario, abitazioni prefabbricate in legno o cemento. Ora si può affermare che la ricostruzione privata, di edifici pubblici e di chiese è stata condotta in modo rigoroso seguendo nuovi modelli che non erano stati mai adottati in passato. Per l’edilizia privata sono stati attuati Programmi integrati di recupero che hanno consentito, contemporaneamente ed in maniera unitaria e coordinata, interventi nei centri storici, urbani e rurali. Questa metodologia ha avuto come obiettivo la ricostruzione ed il recupero di comparti edilizi e delle connesse opere di urbanizzazione finalizzandole prioritariamente alla salvaguardia degli insediamenti abitativi. Gli edifici da riparare, ricompresi in un’area definita, sono stati organizzati sotto il profilo strutturale, tecnico, economico ed urbanistico. È possibile indicare un altro elemento vincente: il tessuto economico ha retto alle difficoltà del dopo-sisma. Non si è registrata una migrazione verso altri luoghi, con conseguente abbandono di imprese e centri. Per una regione come l’Umbria, dal difficile equilibrio socio-economico, è un punto di forza. Dall’esperienza del sisma è nata, poi, un’efficace attività di prevenzione che sta portando alla realizzazione di 51 aree attrezzate di protezione civile, ubicate in 25 Comuni; e a Foligno è in corso di realizzazione il Centro interregionale di protezione civile.

AUTORE: E. Q.