Coronavirus. Niente messe, ma almeno la comunione si può fare?

Ad oggi ancora non è possibile partecipare alla Messa. È possibile ricevere almeno la comunione, sempre chiaramente rispettando tutte le norme igienico-sanitarie? In molti se lo chiedono. Cercherò di rispondere tenendo conto dell’attuale situazione che le nostre comunità cristiane stanno vivendo. Non mi permettono di dare una soluzione assoluta ma piuttosto una risposta aperta. Cercando di suscitare una riflessione, anche provocatoria, sia sua sia degli altri lettori, preti o laici che siano.

Comunione fuori dalla messa

Partiamo anzitutto da un dato storico che ci permette di collocare la comunione fuori dalla messa nel suo contesto originario. Giustino, martire e apologeta cristiano del II secolo, nella sua Prima Apologia, descrivendo l’assemblea eucaristica domenicale testimonia che “a ciascuno dei presenti si distribuiscono e si partecipano gli elementi  (il pane e il vino, ndr) sui quali furono rese grazie, mentre i medesimi sono mandati agli assenti per mano dei diaconi” (cfr. Prima Apologia, c.67) (Il brano è proposto nell’Ufficio delle letture della III domenica di Pasqua, quest’anno il 26 aprile). Da questo possiamo dedurre come conseguenza che la Chiesa, almeno in alcune regioni geografiche, sin dalle origini abbia assunto come prassi quella di comunicare anche le persone assenti alla celebrazione. Giustino non specifica il motivo dell’assenza, ma possiamo supporre che gli assenti fossero coloro impossibilitati a prendere parte alla celebrazione, come gli ammalati.

Questo in qualche maniera giustificherebbe la prassi sempre più diffusa nella Chiesa di conservare l’eucarestia anzitutto per la comunione ai malati o ai morenti. Il resto dei fedeli partecipavano e partecipano oggi come allora alla comunione sacramentale nella celebrazione della messa – o della celebrazione della Parola nel caso in cui sia un diacono a presiederla – e non al di fuori di essa.

Ci sono però alcuni documenti magisteriali, come anche il Rito della comunione fuori dalla messa e culto eucaristico, che aprono alla possibilità di dare la comunione “anche fuori dalla Messa ai fedeli che ne fanno richiesta” (n.14).

Possiamo quindi rispondere alla domanda in maniera affermativa. La possibilità di ricevere la comunione fuori dalla messa oggi è legittimata dall’indicazione del rituale, poiché attualmente i fedeli non possono prendere parte alla celebrazione.

Ciò che è legittimo è anche opportuno?

Detto questo, pongo una domanda: cosa ci manca in questo momento emergenziale? Cioè perché chiediamo come laici, o pratichiamo come preti, la comunione fuori dalla messa?

Mi permetto di chiederlo perché – senza giudizio alcuno – se la risposta fosse limitata al solo desiderio, più che comprensibile, di fare la comunione allora ci si potrebbe chiedere se abbiamo consapevolezza di cosa sia l’eucarestia. L’eucarestia è una celebrazione ricca di riti e parole che concorrono tutti all’edificazione del corpo di Cristo che è la Chiesa? Oppure l’eucarestia sono solo le specie eucaristiche quasi fossero uno dei tanti oggetti che rispondono a qualche nostro bisogno?

Infine: tutto ciò che è legittimo è anche opportuno?

Nella situazione che stiamo vivendo è opportuno fare la comunione fuori dalla messa, ingenerando il rischio di sganciare l’eucarestia dal suo contesto celebrativo, che non è riducibile alle sole specie eucaristiche, e magari di avallare con questa prassi una fede poco matura che cade nel devozionismo?

Buona riflessione.

Francesco Verzini

3 COMMENTS

  1. Alla domanda con cui viene chiuso l’articolo ha risposto chiaramente il Cardinal Sarah in questo articolo che si può leggere per intero su “La nuova bussola quotidiana” e, nello specifico, nel trafiletto che incollo qui sotto.

    «E la seconda?
    Nessuno può impedire a un sacerdote di confessare e dare la comunione, nessuno può impedirlo. Il sacramento deve essere rispettato. Quindi anche se alle Messe non è possibile presenziare, i fedeli possono chiedere di essere confessati e di ricevere la Comunione.»

  2. Trovo stucchevole l’invito a far tornare a celebrare la S.Messa senza che sia stata debellata la pandemia. Può esistere infatti far celebrare la S.Messa e non permettere ai fedeli di avvicinarsi alla eucarestia? Secondo me no. sarebbe un controsenso. Infatti superato il luogo di celebrazione non nel chiuso ma in spazi aperti e con fedeli ben distanziati resterebbe il problema del come il celebrante potrebbe dare l’ostia. Pur restando i fedeli al loro posto ed avvicinandosi il sacerdote a ciascuno come potrebbe avvenire il passaggio dell’ostia? Scartato la lingua ci sarebbe la mano dopo aver tolto il guanto ma per poi portarla alla bocca occorrerebbe sollevare la mascherina con l’altra mano che provvista di guanto contaminerebbe la stessa mascherina. Ammesso e non concesso che il fedele togliesse pochi attimi prima entrambi i guanti resterebbe il problema delle mani del celebrante e la sua mancata distanza dal fedele. Ergo per cui secondo me tutti coloro, ecclesiastici compresi, che invitano a tornare a celebrare quanto prima dicono una enorme sciocchezza.

  3. Riflessione sicuramente valida. Quello che mi lascia un attimo perplesso è : ricevere il corpo di Cristo può in taluni fedeli servire a rinforzare la propria devozione insieme con la preghiera ?

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