Tutti, tranne i disperati, hanno in se stessi un po’ di coraggio e di speranza di vedere realizzarsi un mondo migliore, o almeno più vivibile e umano. Il coraggio è insito nella struttura psicologica della persona: consente di alzarsi ogni mattina e affrontare gli impegni e le difficoltà della vita. Ci vuole coraggio anche per salire dentro un ascensore, guidare la macchina, farsi curare una malattia; e ognuno spera che anche gli altri abbiano il coraggio di fare, e fare bene, ciò che fanno. Se andiamo a vedere nel nostro passato, individuale e collettivo, troviamo che queste due parole hanno caratterizzato la nostra storia. Un collega giornalista, Cesaroni di Ancona, ha scritto: “Con coraggio e speranza si attendeva la nascita di un figlio senza sapere se fosse maschio o femmina, con coraggio e speranza si seminava in attesa di un raccolto più o meno soddisfacente a seconda dell’andamento delle stagioni, con coraggio e speranza ci si sposava e si intraprendeva un viaggio, un lavoro, si accendevano amicizie, ci si metteva a tavola con degli sconosciuti”, poi nomina Schuman, Adenauer e De Gasperi che intrapresero la costruzione dell’Unione europea con coraggio e speranza, ed ebbero ragione. Oggi come stanno le cose? Pensiamoci un momento. Sembra un ragionamento semplicistico che non tiene conto della complessità delle situazioni né del cambiamento di prospettiva del mondo attuale, che ha perso confini e punti di riferimento. Il pessimismo e il sospetto oggi si annidano nella mente di molti per l’afflusso continuo di comunicazione negativa, apportatrice di notizie terribili a valanga. Peggio, vi è il sospetto che sotto la mole dell’informazione vi siano depositi di fatti e di misfatti che non vengono a galla. E allora, alla coppia coraggio e speranza penso che se ne debba aggiungerne un’altra: resistenza e resa. Non è di mia invenzione, mi viene dalla lettura delle lettere dal campo di sterminio di Flossemburg del teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer: resistenza al male di ogni tipo, con mezzi che si hanno, e che implica il coraggio di “agire contro”, anche contro la propria pigrizia e la propria tristezza; e la resa nel senso di affidarsi e confidarsi con Colui che sta all’origine e al vertice dell’universo, ricordandosi che la storia non dipende solo da noi ma anche dagli altri e dall’Altro, l’invisibile protagonista che vuole la salvezza per le Sue creature. Questa fiducia frena la tracotanza del male, contrasta le forze negative e dà fiato e vigore alla speranza, anche a quel filo di speranza rimasta nel fondo dell’anima dei disperati della terra. Si parla nella pagina delle lettere (pag. 12) di “spiritualità” della politica, per ridare senso e valore allo stare insieme nella città, nonché in Italia, in Europa e nel mondo intero. Questi sono gli orizzonti degli uomini saggi, e di coloro che si dicono cristiani. Non è facile. Soprattutto perché vi sono coloro che spandono a piene mani e a voce spiegata tutto il veleno, capace di corrodere ogni umana resistenza che non sia basata su quello “spirito di fortezza” di cui ha parlato Papa Francesco e di cui sono testimoni affidabili ed eroici i tanti martiri della verità e della libertà, cristiani e altri, che emergono dalle nebbie della rassegnazione dei popoli e della vigliaccheria di coloro che si ritengono potenti.
Coraggio e speranza, resistenza e resa
AUTORE:
Elio Bromuri